2 agosto 2020. Una giornata di lotta

2 agosto 2020. Una giornata di lotta

Mentre le massime autorità e le forze istituzionali celebravano un una Piazza Maggiore ingessata la solita liturgia autocelebrativa, la sinistra di classe, di lotta, quella che in tutti questi anni ha tenuto alta la bandiera dei diritti e dei bisogni popolari, si riappropriava di piazza Medaglie d’Oro e nel pomeriggio occupava la piazza in cui doveva tenersi la manifestazione fascista revisionista, quella della “pista palestinese”, impedendone lo svolgersi.

Apparentemente può essere sembrata una giornata trionfale ed effettivamente si è dimostrata una capacità di mobilitazione e un sentire critico sempre più diffuso nella cittadinanza verso e contro un sistema politico vergognoso, che dà spazio ai fascisti, che fa parlare personaggi di partiti che hanno avuto a che fare con la P2 di Gelli come la Casellati, con 40 anni di chiacchiere e insabbiamenti, la vera ingiuria alle vittime. In realtà già questi signori di Stato avevano cercato di impedire il corteo antifascista per il centro e avevano autorizzato la provocazione fascista del pomeriggio. Caricare il corteo e blindare la piazza fascista probabilmente sarebbe stato un po’ troppo, al netto delle loro bocche sporche di merda e della loro litigiosità di forze di regime di governo e di opposizione. Quindi molto meglio lasciar fare, tenere bassa la tensione e al tempo stesso occultare le manifestazioni e i presidi antifascisti, quelli veri, quelli che gridano la verità: fu strage di Stato per mano fascista. I media sono sempre di più le propaggini di regime per manipolare l’opinione pubblica.

Ma il risultato politico è comunque rilevante per la sinistra anticapitalista. Quella PD-ANPIna è stata solo capace in piazza Medaglie d’Oro di cercare di zittire il megafono e gli slogan del corteo che rappresentava nei fatti la piazza. Ma ormai anche la sinistra storica con la deriva reazionaria del PD non tiene più la piazza, non ha più forza di massa e solitamente delega il servizio d’ordine alla polizia in una sorta di esternalizzazione che è pratica diffusa di questi burocrati smantellatori dello Stato sociale.

Quindi, un dato di fondo è che l’unica sinistra degna di questo nome oggi, che sta crescendo come campo politico nelle crescenti contraddizioni sociali è quella che fa opposizione al neoliberismo imperante, che denuncia questa riscrittura oscena della storia smentita dalla magistratura stessa (Mattarella su questi fatti non ha mai menzionato la parola “fascismo”, lo stesso che avvalorava le menzogne sulle foibe). E’ la sinistra extraparlamentare, ora come allora. Chi è più vecchio, infatti, si ricorda bene i mal di pancia del PCI riguardo l’inchiesta della Cederna e quella del libro “Strage di stato” sulla  strage di Piazza Fontana. La narrazione che il PCI allora e il PD oggi ha cercato di imporre per divenire l’ala sinistra dello Stato borghese è quella delle “mele marce” in frutteto di Stato sano, i servizi deviati. Hanno cercato di imporre questa distorsione della realtà con i propri magistrati per avvalorare le scelte berlingueriane di riconoscimento del campo NATO e di abbandono del Socialismo approfittando della degenerazione sovietica.

La verità è ben diversa e lo dicono i fatti con i protagonisti dello stragismo: piduisti come Gelli che hanno finanziato la stage del 2 agosto, i fascisti sostenuti e coperti dai servizi segreti, l’esplosivo. Tutto riporta al Comando delle forze terrestri alleate per il Sud Europa (FTASE) della NATO di Verona, alla CIA: gli apparati dello Stato con i suoi servizi di intelligence e i suoi mandanti supremi che stanno oltre oceano. Il PCI di ieri e il PD di oggi hanno coperto la realtà che ha così tanto insanguinato il paese con il golpismo e lo stragismo: che l’Italia è dal dopoguerra un paese a sovranità limitata. Che se si prova a cambiare, se crescono movimenti e spinte sociali a un diverso sistema economico-sociale e a una diversa collocazione sullo scacchiere nazionale c’è chi dall’interno dello Stato e su mandato USA ricorre a qualsiasi crimine per impedirlo. L’Italia non è altro che come il Cile, la Bolivia, l’Indonesia, un batustan da controllare a piacimento. La nostra sovranità finisce dove inizia l’imperialismo maggiore e dominante, dove iniziano i poteri veri del blocco imperialista in cui siamo inseriti: l’Unione Europea che ha il preciso compito con trattati e organismi mai eletti da alcun cittadino europeo di imporre le politiche neoliberistiche bloccano ogni possibilità di cambiamento sociale. La Grecia ha vissuto tutti i passaggi di questo autoritarismo atlantista: dai colonnelli del 1969 al memorandum del 2015. E l’Italia non è diversa.

Non è un caso che questa sinistra di lotta, che nulla ha a che fare con quella delle storielle umanitariste buone per raccogliere voti, coniughi lotta di classe, internazionalismo e questione della sovranità nazionale, tutti temi fondamentali che la “sinistra” collusa con il regime neoliberista occulta e nega con un europeismo demagogico e imbecille. Non è un caso che a sostenere i lavoratori migranti nei campi di pomodori contro il caporalato c’è il sindacalismo di base, che a denunciare le stesse logiche discriminatorie contro i migranti da Minniti a Salvini ci siano le compagne e i compagni antagonisti, le forze che lottano contro il capitalismo e quindi per la rottura con la UE, l’Euro e la NATO.

Oggi questa composizione politica che è portatrice di una visione di società libera, sovrana, socialista, antifascista, antirazzista e anti-patriarcale, è l’unica vera sinistra nel paese. Pur con tutte le sue contraddizioni interne. Ieri a Bologna eravamo in tanti, così come in altri momenti di lotta nel paese. Non riusciranno a imporre le loro verità e a occultarci a lungo al resto della società. Siamo consapevoli che quando a loro sarà opportuno useranno la criminalizzazione. Ma per la piega che sta prendendo questa società in preda agli appetiti dei predoni, dei più forti, per le contraddizioni sociali sempre più stridenti, falliranno. La lotta sarà lunga e aspra, ma il futuro sarà nostro.