Potere al Popolo! è l’unica realtà politica della sinistra che dice le cose come stanno e quindi ciò che intende fare sul serio. E le cose stanno in questo modo: finché si seguiranno le regole imposte dai trattati dell’Unione Europea, ossia il pareggio di bilancio e il patto di stabilità, per le pubbliche amministrazioni non è possibile realizzare politiche di sviluppo dei servizi alla persona dalla sanità all’istruzione, di bonifica del dissesto idrogeologico, di aumenti dei salari minimi per chi lavora nel pubblico degli enti locali, di reinternalizzazione dei servizi bloccando le privatizzazioni e così via.
Oggi sinistra è sinonimo di privatizzazioni, di leggi che hanno imposto il precariato come il jobs act, di sostegno ai poteri forti locali e multinazionali, come le “grandi opere” che in piccol riproducono qua da noi il grande scempio che stanno cercando di fare con la TAV in Val di Susa. Ma il PD e i suoi cespugli hanno tradito i valori e le politiche che sarebbero proprie di una sinistra degna di questo nome.
Stamane vedevo su facebook un video in cui si vede la Digos schedare su un pullman dei manifestanti che andavano a un’iniziativa a favore del popolo curdo. Dove c’è il PD c’è uno stato di polizia. Dove c’è il PD c’è il calpestare la volontà popolare, come il referendum di qualche anno fa a Bologna sui fondi per le scuole private, che il sindaco Merola ha ignorato con strafottenza. Dove c’è il PD c’è la clientela sostenuta per avere il proprio serbatoio di voti, c’è arroganza e sopraffazione antidemocratica, come a Carpi, il cui sindaco piddino ha boicottato la raccolta di firme per la presentazione della lista di Potere al Popolo! costringendo a raccoglierle non per strada come fanno tutte le liste ma in comune. Sicché un cittadino che vuole sostenere Potere al Popolo! deve prendersi la briga di andare volontariamente in Comune.
Il PD ha paura di Potere al Popolo! questo è evidente da tanti segnali come questo di Carpi, perché Potere al Popolo! è irriducibilmente contrario al sistema di potere, coop manageriali, associazioni di categoria, industriali vari, fondazioni bancarie, su cui in regione (e non solo) si regge il consenso e il potere del PD. E lo è ancora di più oggi, in cui i sondaggi danno un esito incerto, con l’effetto Umbria e la vittoria delle destre molto probabile anche qui da noi. E stavolta gli imbecilli che ci parlano di “voto utile”, di “unità a sinistra” (ricordo ancora la campagna bolognese per Merola: un voto e un caffè) saranno ancora più feroci. Ma i loro inviti non vanno accolti: non esiste un voto utile. In Italia ci sono due destre: quella classica che è più legata a un capitalismo di piccolo cabotaggio, i ceti medi del nord-est e via dicendo, ossia Salvini, Berlusconi, Meloni… e la destra cosmopolita ed europeista, delle grandi banche, della finanza, degli euroburocrati stile Moscovici, dei Draghi, dei dem USA clintoniani, delle multinazionali, che è esattamente l’arco politico che va dal PD a Italia Viva.
Un voto a Potere al Popolo! è un voto contro queste due destre e per i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, per i bisogni sociali della cittadinanza, per lo stato sociale, per la crescita di un potere popolare nel paese in cui la Costituzione Repubblicana non viene applicata, anzi, si tenta di stravolgerla come nel referendum renziano del 2016. Potere al Popolo! va fatto crescere, le cose vanno viste in prospettiva. Potere al Popolo! non è solo forza elettorale che deve maturare nel paese, ma soprattutto è lotta di classe, è presenza ovunque ci siano lotte sociali, dal Movimento No Tav alle vertenze per il lavoro, per la casa, per l’istruzione e la sanità pubbliche, per il salario minimo per il ritorno a una pensione a 60 anni e col sistema retributivo.
Ecco perché un voto a Potere al Popolo! è comunque un voto dato bene, che pensa al nostro futuro di lavoratrici e lavoratori e all’apertura di una fase di rottura con i poteri continentali dell’UE e del grande capitale e di reale democrazia popolare nel nostro paese.