Cosa aspettiamo? I tempi per una nuova sinistra sono maturi…

Dopo decenni di inciuci italici tra i piccoli soggetti della sinistra radicale, dopo il fallimento del Noveau Front Populaire in Francia, nonostante la vittoria elettorale (Melenchon non aveva fatto i conti con massoni ben più potenti i golpismo permanente di Davos…) e nell’era di una sinistra liberale che da Blair in poi ha assunto il ruolo internazionale di massima espressione del suprematismo atlantista, finalmente una nuova sinistra dalla Germania: il BSW di Sahra Wagenknecht.

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Sul sentiment del popolo…

Un contributo da France Insoumise (Melenchon) con alcuni spunti interessanti.
In particolare pongo l’attenzione su questo passaggio:
“L’inno nazionale e la bandiera non assumono mai il significato di sciovinismo o nazionalismo ideologico. Si tratta di una proclamazione d’identità cittadina: “la nazione siamo noi, il popolo”. Questo popolo si omogeneizza nell’azione e attraverso l’azione. Acquisisce progressivamente un’autonomia decisionale e di presenza pubblica.”

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Appunti sullo Stato etico

Siamo entrati nell’era dello “stato etico”, uno stato che decide per te sul tuo corpo, sulle tue più intime scelte di vita, su cosa puoi e devi fare e cosa no. E lo fa mettendo in campo nella società un moralismo discriminatorio, da vera e propria crociata, utilizzando tutti i mezzi di comunicazione di massa di cui ha il controllo, ossia: tutti.

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“Natale sicuro, pronti a vaccinare casa per casa”

Non è la dichiarazione di un pazzoide, ma del responsabile delle vaccinazioni che ricordo essere un generale, un militare.
Penso proprio che si sia superato ogni limite e che chi non vede in questa situazione distopica l’alba di un totalitarismo, di un fascismo tecnologico e biopolitico del quale non ci sbarazzeremo più, non è da considerarsi un o una compagna, un o una comunista.

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Predazione nel ballo del mattone

Ormai da parecchi anni ho posto l’accento sulla caratteristica di predatore dell’attuale capitalismo, facendo riferimento alle enclosures inglesi, quelle che Marx definiva come accumulazione originaria. Pertanto se qualcuno pensasse che il capitale è semplicemente sfruttamento della forza-lavoro nella sua corsa ai profitti, vedrebbe solo una parte del modo in cui li ottiene.

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L’apoteosi del neoliberismo

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ieri è venuto a Bologna per inaugurare l’aula magna della Business School dell’Alma Mater intitolata a Beniamino Andreatta. Un gesto fortemente simbolico, sottolineato anche dalle parole di Draghi che riconosce in Andreatta il precursore delle politiche neoliberiste come l’essere stato l’ideatore della separazione tra Banca d’ Italia e Tesoro.

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Riflessioni sulla pandemia

Il capitalismo sarebbe l’unico sistema possibile? E le sue politiche sarebbero quelle che dovrebbero portarci fuori dalla crisi economica e sociale più vasta e profonda da cento anni a questa parte?
Non diciamo fesserie! Due esempi molto concreti. Il primo lo abbiamo visto in queste settimane: dove la logica e la scienza ci dicevano che occorreva fermare tutto per bloccare i contagi e darsi la possibilità di ripartire al più presto, l’egoismo insensato di classe impersonificato da Confindustria ha fatto sì che la produzione continuasse il più possibile. E infatti, se mettete insieme la mappa dei contagi e quela delle zone industriali coincidono perfettamente. Della serie: si sono dati la zappa sui piedi.

Visitors

“Mi sento come nel 1996, quando ho lanciato la Cairo Pubblicità…”. A sentirli parlare sembrano provenienti da un altro pianeta. Ma in realtà è il nerbo della nostra classe dirigente. Il video fatto da Urbano Cairo in questi giorni di pandemia, dove non si contano i morti e lui che si frega le mani per l’incremento dei suoi affari è meglio di qualsiasi trattato di politica anticapitalista.

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Riflessioni sulle due varianti sistemiche del capitalismo

Il coronavirus sembra essere figlio dei tempi in cui il mondo si ritorce su sé stesso, tra sovranismi e chiusure di frontiere, dazi, interruzioni di flussi di persone forza-lavoro, merci, risorse. In realtà la tendenza espansiva del capitalismo ha trovato nella caduta tendenziale del saggio di profitto, dunque nella crisi di valorizzazione, che è sovraproduzione di capitali e di merci (non ultima l’eccedenza produttiva per eccellenza: il lavoro vivo, la forza-lavoro), il suo limite, in una sommatoria di risposte soggettive che mettono in crisi anche la globalizzazione. Ossia, la necessità vitale per il capitale di riempire ogni angolo della terra mettendolo a profitto, in quella competizione selvaggia che contrassegna la crisi strutturale e sistemica del capitalismo, uscito da circa trent’anni dal bipolarismo con il sistema socialista.

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