I fronti popolari che servono alla guerra della NATO

Ci ho pensato molto a pubblicare questo mio contributo, perché so che quanto sta per accadere in Italia, in Francia, un po’ in tutta Europa, come conseguenza delle elezioni europee, vedrà coinvolti il fior fiore di compagni, antifascisti sinceri, che a causa di gruppi dirigenti miopi se non peggio, finiranno nella tonnara preparata ad arte da chi lavora ormai da decenni su “rivoluzioni colorate”, sussunzione di tematiche storicamente proprie di una sinistra dei diritti, con il tridente fondazioni, ong e servizi di intelligence. Non è dietrologia: certe operazioni politiche non nascono per caso. Ma procediamo con ordine.

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Questioni ideologiche

Riporto questo articolo di Xi Jinping uscito ieri sul L’Antiplomatico, che conferma quanto ho avuto modo di analizzare in un mio controbuto apparso si Carmilla e ripreso da Sinistrainrete poche settimane or sono.

Non starò a ripetermi in queste sede e in estrema sintesi, mi limito a ribadire che quello cinese non è socialismo, ma nell’ambito di un processo internazionale multipolare occorre sostenere tutte le forze e i paesi che vanno in quella direzione e che di fatto contribuiscono al declino storico e generale dell’imperialismo atlantista, USA e suoi vassalli, punto.

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Per la Resistenza

Sindaci del PD che proibiscono film prodotti in Russia, episodi di russofobia da parte di istituzioni di vario genere, Pina Picerno, PD, vicepresidente del Parlamento Europeo che chiede alla Commissione Europea e al Consiglio dell’Unione Europea di inserire il writer napoletano Jorit nella lista delle persone sottoposte a sanzioni, sono solo alcuni esempi del clima che il nostro, come altri paesi atlantisti, respira in un’escalation ossessiva e fanatica propria delle borghesie nazionaliste (in questo caso europeiste) che si preparano alla guerra.

La propaganda e la censura di guerra sono una realtà, in stretta relazione con l’andamento della guerra in Ucraina, nella realtà dei fatti condotta dalla NATO, ma dove gli apparati militari ucraini, pur riforniti di armi dall’Occidente atlantista e supportati da esperti, mercenari, tecnici e dispositivi altamente tecnologici NATO, non riescono tuttavia a reggere l’impari confronto militare con la Federazione Russa.

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Strangelove a Fort Alamo

In questi giorni mi viene in mente il ritornello del soundtrack finale di Strangelove di Stanley Kubrick, quando il capitano cowboy si lancia dal B52 a cavallo della bomba atomica.

Mai titolo fu più calzante di questo lp sui film di guerra americani: “Hollywood goes to war” e Kubrick lo sapeva bene. Lo sappiamo pure noi che su un film di fiction abbiamo subìto l’attacco dei war boys american and ucrainian per Il Testimone (1), un film di fiction. Solo il grande ufficio stampa del sogno americano che è la guerra dei “buoni” è depositario della narrazione unica: da “Patton”, “Il grande uno rosso” a “Salvate il soldato Ryan”, passnado per “Rambo” nei suoi molteplici sequel.

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Sempre in missione… sì, ma contro la guerra

Faccio una premessa doverosa, visto che a differenza di certa compagneria non mi nascondo dietro il pacifismo melenso e né-né-ista: comunisti leninisti con la birretta in una mano e i vari cencelli del dottrinarismo peggio del diamat nell’altra: IO NON SONO PACIFISTA, anche perché so bene che un mondo di uguaglianza sociale e privo di guerre e sfruttamento non sarà possibile che avvenga in modo indolore. Non lo ero 40 anni fa e non lo sono adesso.
Ma detto questo, ritengo che questa campagna dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, che ha visto la Giochi Preziosi (multibrand Officina Italiana, un nome che dice tutto…) tirare il culo indietro sulla vendita di zainetti militari, vada replicata per tanti altri prodotti e contesti, per quelle merci e servizi che abbiano a che vedere con la guerra. Oggi la guerra non è certo la guerra di classe, che sarebbe anche auspicabile, ma per antonomasia sono le guerre dei potenti, delle potenze imperialiste, degli aggressori del XXI secolo ossia USA-NATO.

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Crisi e guerra, un ragionamento sull’attuale situazione geopolitica mondiale

Interessante l’analisi di Fabrizio Casari: Niger, la Francia in un tunnel. Io allargherei però il ragionamento alla situazione internazionale, oltre il focus sul Sahel.
Alla fine i fronti di conflitto per i paesi imperialisti stanno diventando troppi per poterli gestire. A meno di una vasta guerra micidiale che porti sul terreno caschi occidentali (già di per sé in querelle nazionaliste tra le loro frazioni di capitale) in Niger. Ma a quel punto anche in Burkina e Mali, gran parte del Sahel è perso e le potenze punteranno alla diplomazia, proponendo concessioni per non lasciare spazio nell’area all’espansione della Federazione Russa, ma soprattutto della Repubblica Popolare Cinese.

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Riflessioni su una sinistra di classe che sbaglia

Quando leggo dei simili post, resto basito. In particolare questo passaggio:
“l’unica soluzione alla guerra tra Stati e alla degenerazione in senso autoritario della democrazia non è tifare per l’uno o l’altro dei blocchi di Capitale o degli oligarchi dominanti. Ma è l’ingresso in campo di un terzo attore: siamo noi, le classi popolari.”

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Danse macabre

A dire il vero della morte di Berlusconi non me ne frega nulla.
La cosa sconcertante però è che una miriade di invorniti sinistrati se ne viene fuori con esternazioni da veri ignoranti e seguendo il mainstream che da anni occulta chi siano i veri responsabili e decisori delle politiche più reazionarie, guerrafondaie e imperialiste. Una torma di imbecilli così mi ha stupito: con commenti demenziali persino da personaggi, amici che credevo che per la frequentazione con Valerio Evangelisti avessero imparato qualcosa e che ho dovuto bannare perché capacissimi nel loro non capire nulla delle miei posizioni politiche di associarmi a qualche connivente con le destre.

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Perché il 1° maggio a Pesaro è importante

Riporto il volantone delle lavoratrici e lavoratori autorganizzati di Ravenna, che rappresenta la linea di continuità delle lotte popolari di questi mesi contro le restrizioni pandemiche dei governi borghesi e imperialisti e che ci porta a contestare il trasferimento da altre zone come l’Ucraina o la costruzione in zone densamente popolate e spesso a rischio alluvionale o sismico di vere e proprie bombe biologiche come il laboratorio di Wuhan, gestito in Cina dagli USA con la longa manu di Fauci, dai francesi e dai cinesi. Una linea di continuità che “guerra e pandemia, stessa strategia”, mette in organica correlazione la svolta bio-autoritaria su masse che non sono più cittadini, ma soggetti atomizzati messi al serraglio, a vantaggio delle filiere delle multinazionali sul piano produttivo e commerciale con la guerra imperialista preparata in tutti questi anni da un imperialismo atlantista in palese difficoltà di egemonia e, per questo ancora più pericoloso.

Siamo dunque sull’orlo di una guerra nucleare, che sia generalizzata o con bombe nucleari tattiche sul suolo europeo. I nostri governanti, che siano di destra o di sinistra, fanno tutti il gioco dell’atlantismo angloamericano, sacrificando gli interessi più vitali, ossia a un’esistenza degna e sicura, al lavoro, alle relazioni di una normale convivenza civile, tutti i cittadini europei: in Italia da Conte a Draghi alla Meloni senza alcun cambiamento di governance.

Per questo c’è un’unica strategia tra guerra esterna e interna:

· esterna contro i paesi che emergono nel multipolarismo sulla scena mondiale

· e interna contro le masse popolari ridotte a sudditi in una guerra sociale dall’alto in cui il grande capitale imperialista e predatore neoliberista riprende in mano le redini del blocco eurotlantico, concependo il welfare solo per la finanza e l’industria di guerra (fundware e warfare) e per il resto privatizzando tutto e precarizzando selvaggiamente il lavoro, cercando di azzerare ogni diritto scomodo, e in generale la stessa lotta di classe, sclerotizzando i rapporti sociali, tra capitale e lavoro in un loop biopolitico dove sindacati, organizzazioni sociali e politiche sono solo un’utile protesi di regime se non disturbano il manovratore.

A tutto questo c’è chi non ci è stato nei mesi della reclusione da covid e della speculazione sierica e oggi continua la lotta come autentica sinistra rivoluzionaria:

Ecco il testo:

Eccoli tutti d’accordo che ci accerchiano.

Identità digitale/tessera sanitaria, direttive di gestione sanitaria dettate da un organismo privato (Organizzazione Mondiale Sanità) creato e gestito dai “filantropi” con le loro associazioni “benefiche”. Gli stessi che controllano multinazionali, dettano programmi ai governi. Gli stessi che possiedono industrie di armi, farmaceutiche, sementi e prodotti per l’agricoltura, decidono quali merci consumeremo, quale cibo mangeremo, come ci cureremo, ecc… Decidono come viviamo e come vivremo.

Ovvio che “lo fanno per il nostro bene”, d’altronde loro sono divenuti forti, potenti, straricchi (avvelenandoci, espropriandoci e sfruttandoci) e noi, invece, siamo poveri o mediocremente benestanti e anche un poco coglioni. Ma per nostra fortuna ci sono loro “buoni e sapienti” portatori della “scienza”, quella “vera” e dogmatica (quella nata dalla tecnologia per il consumo/profitto) ci indicano la strada, redigono nuovi comandamenti, nominano nuovi sacerdoti e missionari, ne riempono ogni spazio, ogni comunicazione… E se ci fanno un pò di profitto è naturale, quasi un effetto collaterale, ma è sempre per il nostro bene…

Più che un accerchiamento sembra un cappio che stringe fino a

soffocare ogni differenza, ogni libertà, ogni alternativa.

Il 4 maggio

per dire NO alla privatizzazione/smembramento della sanità:

al cinema Gulliver di Alfonsine, piazza della Resistenza, ore 21 proiezione dell’inchiesta sulla sanità pubblica “C’era una volta l’Italia”. Riteniamo importante partecipare per parlare di come contrastarne la privatizzazione e i disservizi e ricatti che ci vengono imposti a causa di essa.

Solo l’organizzazione dal basso delle persone su obiettivi comuni può tentare di fermare l’attacco alla sanità e più in generale al reddito e alla vita.

Il 6 maggio

Saremo presenti alla manifestazione nazionale contro il rigassificatore di Ravenna

Per dire no:

– all’imposizione con la scusa e la minaccia di rimanere privi del gas con le relative conseguenze sulla popolazione. Per il governo ed i politici l’Italia è e deve rimanere uno Stato sottoposto alle scelte del grande capitale occidentale. Distruggere lo stato sociale a partire dalla sanità. Non c’è separazione: l’attacco è totale. Colpisce la vita, il futuro, il consumo e gli spazi d’agibilità politica e personale.

– perché la scelta dei rigassificatori va collocata in un contesto più ampio che riguarda le attuali scelte politiche italiane ed internazionali, vale a dire:

– il partecipare e sostenere attivamente una guerra voluta dagli Stati Uniti/NATO contro la Russia.

– sostenere la speculazione e l’aumento prezzi del gas, petrolio e delle altre materie prime.

– si approfitta dell’ennesima emergenza per collocarli sui territori senza neppure un controllo serio

– perché ENI prova ad imporceli fin dai primi anni 2000

– anche volendo tenere in considerazione il problema della cosiddetta “transizione ecologica” sempre più necessaria per gli effetti di un inquinamento planetario selvaggio e diffuso, pensiamo che le scelte da fare siano quelle che implichino importanti modifiche ai consumi, alle merci e alla loro durata.

Ripensamento dei valori, dell’uso e dei comportamenti, iniziando a ragionare e diffondere una diversa cultura che non sia più basata su un modello capitalistico di sfruttamento (sempre di più) e consumo (sempre meno per molti).

Noi e l’ambiente che ci contiene non siamo merci da usare/consumare per ricavare profitti o scarti da gettare perché il nostro lavoro non serve più.

Il 1 maggio

NO ai BioLab, basi USA/NATO, nocività e produzioni di morte.

manifestazione a Pesaro contro biolaboratori partecipiamo convinti che gli stessi siano estremamente pericolosi non solo per eventuali incidenti, ma per le loro ricerche che si occupano anche di modificazioni genetiche dal cibo, alle bio armi, ai farmaci e “vaccini” derivati da combinazioni genetiche tra uomini e animali, tra piante e animali creando così di fatto nuove forme di vita (manipolate appunto) difficilmente controllabili. I BioLab rientrano nella categoria delle basi della morte come le basi militari, le produzioni nocive, l’inquinamento ecc…

A riprova di ciò portiamo l’esempio dei BioLab di Sigonella (Laboratorio militare USA-NATO) e quello di Trieste passato recentemente dalla precedente proprietà (università) ad una cordata mista di multinazionali della chimica/farmaceutica e della guerra (Pentagono), ecc. ricevendo lo status di extraterritorialità (per capirci neppure i vigili del fuoco potranno intervenire senza il permesso della proprietà). Nessuno potrà effettuare controlli. Inoltre è promosso a BLS4 (cioè può contenere armi biologiche). Saranno costruiti 12 BioLab BLS3 che come ai precedenti una volta costruiti diventeranno di livello 4.

Il 12 maggio

proiezione del Film PIIGS

sala Ragazzini (largo Firenze lato retro chiesa s. Francesco) ore 20,30

dagli autori diC’era una volta l’Italia” documentario del 2017 che ci mostra come è iniziata l’attuale fase, l’austerità e l’attacco selvaggio alle nostra vita. “…un viaggio nel grigiore dell’Austerity che spaventa, fa riflettere e che non puoi perderti, perché – ehi – te lo chiede l’Europa. O forse no.” Segue dibattito.

Per la manifestazione contro il rigassificatore proponiamo uno spezzone unitario che ponga no alla guerra, no all’invio di armi, no alla imposizione emergenziale che ci riempie di opere utili solo al profitto.

Per poi continuare la denuncia della devastazione dei nostri territori sempre più invasi da cementificazioni e centri commerciali per orientare il consumo verso le “cattedrali commerciali”, per “abbellire” e nascondere la miseria che invece è sempre più diffusa con luci e “oggetti del desiderio” ed indebitarsi per possederle.

Nascondere le file alle mense per i poveri, per aiuti alimentari; nascondere le persone che perdono redditto, lavoro casa. Nascondere per evitare solidarietà ed empatia verso chi spesso si vergogna della propria condizione tanto è forte la propaganda che scarica le colpe dei governi servi della ricchezza su chi questa ricchezza la crea fino a subirne l’estrema conseguenza di esserne privato.

Insomma l’uno è il tutto. E il tutto è contro di noi. Quel tutto che piace a tutti i governi.

Un tutto da rifiutare senza esitazione. Occorre immaginare alternativa, organizzare resistenza.

Invitiamo tutte e tutti a non fermarsi alle sfilate necessarie ma insufficienti

e ritagliarsi un po’ di tempo per ritrovarsi

e discutere come organizzarsi per continuare.

UNITI SI Può UNITI SI VINCE

Lavoratrici e lavoratori atuorganizzati (Ravenna)

 

La proposta cinese e una riflessione di ordine generale

Non si tratta di questionare se la Cina è socialista o meno: la lotta di classe va portata avanti ovunque ci siano classi dominanti capitaliste.
Quello che divide i comunisti dalle loro caricature è la comprensione dell’attuale situazione storica mondiale: o sei per la distruzione dell’unipolarismo liberal-democratico o metti sullo stesso piano i contendenti per una sorta di ragionamento idealistico che ciancia di scontro tra imperialismi equiparabili tra loro.

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