Cina, socialismo, multipolarismo e imperialismo

Riprendo a scrivere sul mio blog, postando un contributo dal mio fb, che poi ha preso in un paio di commenti un’altra direzione. E’ importante comprendere come oggi vada ricostruita un’opposizioe antisistemica e tornare a ragionare su quale alternativa politica, quali alleanze sociali in questo processo di centralizzazione del capitale, riorganizzazione delle filiere, ridefinizione di una governance biopolitica, in cui gli stessi dettami della democrazia liberale vengono stravolti oltrepassando quel campo di diritti acquisiti in duecento anni di storia dell’Occidente capitalistico.

La questione del socialismo, cosa oggi è o non è, così come il posizionamento nei conflitti sociali, sono gli aspetti trattati in questo scambio di idee. Buona lettura.

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Le magnifiche sorti progressive del socialismo cinese viste dal Partito Comunista delle Filippine,,,

Non poteva mancare all’inizio di quest’anno un commento appropriato al discorso di Xi Jinping tenutosi in occasione della Cerimonia che celebrava i 100 anni dalla nascita del Partito Comunista Cinese. Ci ha pensato il Partito Comunista delle Filippine, provocando di certo un rallentamento della velocità dei giri sostenuti da Mao Tse Tung, che si sta ancora rivoltando dentro la bara sin dai tempi di Deng Xiaoping.

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Espropriare, nazionalizzare, pianificare

Quello che una sinistra dovrebbe fare, e ancor prima inserire in un qualsiasi suo programma sociale ed elettorale, economico e politico d’alternativa, dovrebbe avere queste tre parole come elementi suoi centrali. Il governo Draghi è il peggior governo ultraliberista che abbiamo in Italia e il suo piano concordato con l’Unione Europea per ottenere le briciole (perché tali sono…) del PPNR, è fatto di disposizioni che beneficiano i privati nella sanità, nell’edilizia scolastica, nelle opere edili e infrastrutturali, nelle politiche del Mezzogiorno. Il capitalismo ultraliberista al comando in Italia cerca di costruire una buona uscita dalla pandemia sulla pelle di milioni di proletari e delle classi popolari.

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La madre di tutte le battaglie

Ciò che la pandemia da Covid-19 ha fatto emergere con tutte le sue implicazioni economiche e sociali, con tutti i limiti di un sistema sanitario devastato da tagli e privatizzazioni, è l’obsolescenza e l’inadeguatezza di un modello economico-sociale spacciato come il migliore in tutti questi decenni: il neoliberismo.

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Riflessioni sulle due varianti sistemiche del capitalismo

Il coronavirus sembra essere figlio dei tempi in cui il mondo si ritorce su sé stesso, tra sovranismi e chiusure di frontiere, dazi, interruzioni di flussi di persone forza-lavoro, merci, risorse. In realtà la tendenza espansiva del capitalismo ha trovato nella caduta tendenziale del saggio di profitto, dunque nella crisi di valorizzazione, che è sovraproduzione di capitali e di merci (non ultima l’eccedenza produttiva per eccellenza: il lavoro vivo, la forza-lavoro), il suo limite, in una sommatoria di risposte soggettive che mettono in crisi anche la globalizzazione. Ossia, la necessità vitale per il capitale di riempire ogni angolo della terra mettendolo a profitto, in quella competizione selvaggia che contrassegna la crisi strutturale e sistemica del capitalismo, uscito da circa trent’anni dal bipolarismo con il sistema socialista.

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