Che succederà dall’autunno in poi?

Che succederà dall’autunno in poi?

Che saranno veramente cazzi. C’è tutta una massa di piccoli imprenditori, lavoratori autonomi, padroncini alla canna del gas che non troveranno certo le risposte alle loro domande di sopravivenza nella solidarietà sociale, ma nell’ideologia dell’individualismo e del campanile, la base culturale di ogni nazionalismo populista e fascista. E questo, Salvini o no, è come un mostro dalle mille teste. Non serve tagliarne una, la più pericolosa del momento, se non ammazzi tutto il mostro.

Il governo giallo-rosa può andare avanti mettendo in campo tutto l’autoritarismo possibile: la lotta tra i due fascismi, sovranismo contro europeismo.
Su questa contraddizione inter-borghese dovremo aver la capacità di inserirci con un’alternativa di classe che sappia contrastare la lebbra reazionaria nazional-fascista e la deriva idiota di un “popolo di sinistra” in totale balia dei ceti borghesi oggi dominanti. Occorrerà strappare settori sociali a entrambi i campi con intelligenza politica e con proposte credibili.
Il nostro ruolo di comunisti è quello di mettere al centro la classe operaia come motore propulsore di un’alternativa politica e sociale che raccolga in alleanza più settori sociali, affermare la politica sull’economia, il pubblico sul privato, nazionalizzare i comparti economici vitali per il paese, rompere i vincoli neoliberisti europei, che impediscono un ruolo sovrano dello Stato nelle scelte economiche del paese. Dunque rompere con l’UE, l’Euro e la NATO.
Alla caduta di ogni mediazione sociale, che oggi è verticale, a un ascensore sociale del tutto bloccato, quindi alla proletarizzazione dei ceti medi, di piccola e media borghesia, dobbiamo rispondere con due risposte: una pragmatica e l’altra politica: Quella pragmatica è: gli elementi di socialismo nell’economia e nella soietà in generale convengono non solo ai salariati, ma ai tanti piccoli produttori e commercianti che dal cane mangia cane non trovano risposta. Quella politica è: occorre ricostruire un tessuto sociale di solidarietà individuando chi in tutti questi decenni ci ha imposto politiche predatorie, togliendoci diritti, reddito, servizi, il grande capitale monopolistico e finanziario. Solidarietà sociale per chi vive il paese e nel paese, senza distinzioni culturali, di etnia, di religione, di censo nell’ambito delle classi popolari.
Solidarietà che si basa sulla lotta a chi ha i propri interessi nei flussi finanziari internazionali, nella speculazione che non conosce confini ma li impone alle persone, il cui patriottismo di merda finisce dove iniziano le sue delocalizzazioni, i suoi investimenti nel capitale finanziario delle principali piazze borsistiche e nella finanza ombra.
Inizia una battglia politica trasversale che è anche battaglia culturale, di valori, oltre la devastazione pseudo-umanitaristica dei sinistrati al servizio diretto o indiretto di PD e UE.
Saranno cazzi, sì: ma non dovranno esserlo per chi subisce la precarietà e la miseria, per il parco buoi. Dovrà esserlo per loro. Rendiamogli ingovernabile il paese nelle mille forme di lotta che sapremo reintrodurre o inventare.