C’è un articolo che penso tutti debbano leggere: Epidemia coronavirus, due approcci strategici, di Roberto Buffagni apparso sul web “Italia e il mondo”. Gran parte delle persone dotate di buon senso e non necessariamente indottrinate da visioni naziliberiste che caldeggiano il darwinismo sociale dei più forti vanno avanti, saranno rimaste colpite dalle dichiarazioni del premier britannico Boris Johnson e dai relativi provvedimenti blandi, che non fermano l’economia nazionale del Regno Unito.
“Molte famiglie perderanno i loro cari”… è già calcolato nella sua strategia dell’immunità di gregge, basata sul sacrificio dei più deboli. Mi risparmio le considerazioni in merito e vi faccio leggere quella parte di articolo che analizza questa scelta strategica:
“Gli stili strategici di gestione sono essenzialmente due:
- Non si contrasta il contagio, si punta tutto sulla cura dei malati (modello tedesco, britannico, parzialmente francese)
- Si contrasta il contagio contenendolo il più possibile con provvedimenti emergenziali di isolamento della popolazione (modello cinese, italiano, sudcoreano).
Chi sceglie il modello 1 fa un calcolo costi/benefici, e sceglie consapevolmente di sacrificare una quota della propria popolazione. Questa quota è più o meno ampia a seconda delle capacità di risposta del servizio sanitario nazionale, in particolare del numero di posti disponibili in terapia intensiva. A quanto riesco a capire, infatti, il Coronavirus presenta le seguenti caratteristiche: alta contagiosità, percentuale limitata di esiti fatali (diretti o per complicanze), ma percentuale relativamente alta (intorno al 10%, mi pare) di malati che abbisognano di cure nei reparti di terapia intensiva. Se così stanno le cose, in caso di contagio massiccio della popolazione – in Germania, ad esempio, Angela Merkel prevede un 60-70% di contagiati – nessun servizio sanitario nazionale sarà in grado di prestare le cure necessarie a tutta la percentuale di malati da ricoverarsi in T.I., una quota dei quali viene così condannata a morte in anticipo. La quota di pre-condannati a morte sarà più o meno ampia a seconda delle capacità del sistema sanitario, della composizione demografica della popolazione (rischiano di più i vecchi), e di altri fattori imprevedibili quali eventuali mutazioni del virus.
La ratio di questa decisione sembra la seguente:
- L’adozione del modello 2 (contenimento dell’infezione) ha costi economici devastanti
- La quota di popolazione che viene pre-condannata a morte è in larga misura composta di persone anziane e/o già malate, e pertanto la sua scomparsa non soltanto non compromette la funzionalità del sistema economico ma semmai la favorisce, alleviando i costi del sistema pensionistico e dell’assistenza sanitaria e sociale nel medio periodo, per di più innescando un processo economicamente espansivo grazie alle eredità che, come già avvenuto nelle grandi epidemie del passato, accresceranno liquidità e patrimonio di giovani con più alta propensione al consumo e all’investimento rispetto ai loro maggiori.
- Soprattutto, la scelta del modello 1 accresce la potenza economico-politica relativa dei paesi che lo adottano rispetto ai loro concorrenti che adottano il modello 2, e devono scontare il danno economico devastante che comporta. Approfittando delle difficoltà dei loro concorrenti 2, le imprese dei paesi 1 potranno rapidamente sostituirsi ad essi, conquistando significative quote di mercato e imponendo loro, nel medio periodo, la propria egemonia economica e politica.
Naturalmente, per l’adozione del modello 1 sono indispensabili due requisiti: un centro direzionale politico statale coerentemente e tradizionalmente orientato su una accezione particolarmente radicale e spietata dell’interesse nazionale (tipici i casi britannico e tedesco); una forte disciplina sociale (ecco perché l’adozione del modello 1 da parte della Francia sarà problematica, e probabilmente si assisterà a una riconversione della scelta strategica verso il modello 2).
L’adozione del modello 1, insomma, corrisponde a uno stile strategico squisitamente bellico. La scelta di sacrificare consapevolmente una parte della popolazione economicamente e politicamente poco utile a vantaggio della potenza che può sviluppare il sistema economico-politico, in soldoni la scelta di liberarsi dalla zavorra per combattere più efficacemente, è infatti una tipica scelta necessitata in tempo di guerra, quando è normale perché indispensabile, ad esempio, privilegiare cure mediche e rifornimenti alimentari dei combattenti su cura e vitto di tutti gli altri, donne, vecchi e bambini compresi, nei soli limiti imposti dalla tenuta del morale della popolazione, che è altrettanto indispensabile sostenere.
Gli Stati che adottano il modello 1, dunque, non agiscono come se i loro concorrenti fossero avversari, ma come se fossero nemici, e come se la competizione economica fosse una vera e propria guerra, che si differenzia dalla guerra guerreggiata per il solo fatto che non scendono in campo gli eserciti. La condotta di questo tipo di guerra, proprio perché è una guerra coperta, sarà particolarmente dura e spietata, perché non vi ha luogo alcuno né il diritto bellico, né l’onore militare che ad esempio vieta il maltrattamento o peggio l’uccisione di prigionieri e civili, l’impiego di armi di distruzione di massa, etc. Per concludere, la scelta del modello 1 privilegia, nella valutazione strategica, la finestra di opportunità immediata (conquistare con un’azione rapida e violenta un vantaggio strategico sul nemico) sulla finestra di opportunità strategica di medio-lungo periodo (rinsaldare la coesione nazionale, diminuire la dipendenza e vulnerabilità della propria economia dalle altrui accrescendo investimenti statali e domanda interna)”
Compreso? Del resto sono anni che la sinistra anti-UE, inascoltata anche dagli euroriformisti, sellini, rifondaroli vari, mette al centro un nemico di classe e dei popoli dentro la gabbia UE, dato che non tutti i capitalisti e i centri di comando degli stati sono uguali. E questi nemici sono gli imperialismi nord-europei, Germania in primis, ma anche l’asse extra-UE USA-GB, che vedeva la Gran Bretagna come bastione e maggior alleato dell’imperialismo USA in Europa.
Boris Johnson ha il pregio, se così lo possiamo definire, di rivelarci la filosofia di fondo di quel mondo oligarchico anglo-sassone e tedesco che è sempre stato il motore delle principali guerre continentali e mondiali negli ultimi 150 anni, nonché il centro della finanza mondiale. Mondo che altri attori stavano mettendo in discussione come Cina e Russia. Continiuamo dunqu a pensare che non vi sia attinenza tra crisi finanziaria, trattati UE sbilanciati verso i capitali anglo-tedeschi, l’arrivo di oltre 20 mila soldati USA per l’esercitazione più grande degli ultimi decenni e il Covid-19? Forse non si tratta di una concatenazione sequenziale perfetta o consapevolmante voluta in ogni suo passaggio, ma in questa fase specifica di un’epoca che vede la crisi generale del capitalismo neoliberale nella globalizzazione, tutti questi aspetti sintagmatici di una narrazione imperialista neoliberista descrivono bene il frame: quello che è un vero e proprio attacco dei “più forti” contro quelli considerati “i più deboli”, classi popolari, capitalisti minori, ceti medi proletarizzati, popolazioni “periferiche”.
Pertanto prendere coscienza di questa situazione significa comprendere che l’avvento di questa epidemia è un po’ come un otto settembre. O si cede all’attacco o si va sui monti. Metaforicamente parlando ovviamente. Non ci sono possibilità mediane. O la politica, quella buona, ossia antimperialista e popolare è in grado di declinare questa fase in un’opera di sganciamento dai vincoli imposti dagli ordoliberali tedeschi e dai neoliberali anglosassoni, con azioni unilaterali forti, trasgressive e irreversibili, oppure siamo destinati a divenire un batustan devastato dalle barbarie che ci impongono questi signori.
O questa volta la rimessa al centro socialista del pubblico, del welfare pubblico, della democrazia e partecipazione popolare alla res publica, diviene elemento di contrattacco e di scontro sociale, partigiano, o non faremo che accettare la miseria e il degrado che ci imporranno questi signori, in un contesto in cui ci vorranno anni, nella migliore delle ipotesi per uscire da questa crisi. O la solidarietà di un paese, la centralità dei bisogni, dei diritti, del benessere per tutti si affermerà con le buone o le cattive, o continuerà un sistema che vede solo i profitti e non per tutti.