Coronavirus, sociologia dell’oscurantismo razzista

Coronavirus, sociologia dell’oscurantismo razzista

Coronavirus, scambiato per un cinese: un filippino picchiato sul bus a Cagliari“. E’ solo uno dei tanti episodi che a pioggia stanno avvenendo un po’ ovunque in Italia. Ora, non è mio scopo parlare del coronavirus. Rilevo solo che  a fronte di mezzo milione di morti all’anno per influenza e il fatto che questo virus sia mortale per i soggetti deboli: anziani, diabetici, in bpco cronica e cardiopatici esattamente come per tutti i virus e batteri in generale, ho la convinzione che quest storia sia stata montata ad arte per altri obiettivi. Detto questo, la psicosi del coronavirus sta facendo emergere quello che in questa società ormai bacata, fatta di “emergenze” di ogni tipo, la cui stabilità di potere viene alimentata essenzialmente con la paura: del diverso, del potenziale terrorista, del migrante, eccetera, è ben presente: l’ignoranza razzista.

Gente che individua nell’asiatico di turno il target da colpire, come se la questione fosse di genetica, di stile di vita, di colore della pelle, sta a significare che siamo giunti a toccare il fondo. La cancrena del pensiero prevenuto, dell’analfateismo funzionale, e della facilità con cui i mestatori, solitamente fascisti e leghisti alla caccia di consenso, mettano in giro fole d’ogni tipo, ci fa capire che abbiamo superato il punto di non ritorno. Il fascismo nelle sue nuove forme storiche e politiche è solo questione di tempo.

La campagna che i media fanno su questo argomento dovrebbe essere su questi atteggiamenti che sfociano nel crimine a sfondo razziale, non sull’allarme della malattia. Invece si limitano a registrare questi fatti come fosse il bollettino di una guerra riconosciuta e accettata. Se a pensar male si fa peccato, ma ci si coglie, il coronavirus sta servendo proprio ad accrescere un clima di chiusura sociale che fa comodo al regime: la totale desolidarizzazione nei confronti l’altro, il sospetto, l’individualismo, il mors tua vita mea che oggi più che mai incarna lo spirito neoliberale dominante.

Oggi, con le reazioni nazi-demenziali anche da parte di gente comune all’allarmismo di regime sul virus, ci stiamo rendendo conto che la società è già pronta per la sua nazificazione, per moderni lazzaretti, lager, periferie murate, ghetti che dir si voglia. E’ il nostro futuro prossimo. Come combattere se “il nemico è tra di noi”? Scopo raggiunto.