Covid 19: quello che si doveva fare in primavera ed estate e non si è fatto

Covid 19: quello che si doveva fare in primavera ed estate e non si è fatto

Un governo che crede nella virulenza del covid e nel possibile ritorno con una seconda ondata non se ne sta con le mani in mano. Tutti abbiamo assistito al tira e molla sulle aperture delle scuole, banchi ad hoc in ritardo, marasma nella selezione del perosnale docente e scolastico: tutto per spendere il meno possibile. E così anche nella sanità.

Cosa si poteva fare? Tanto. Intanto investire danari anche in un contesto europeo in cui l’Unione Europea con il Recovery Fund dà soldi in parte a strozzo e in parte a fondo perduto, ma dopo e solo a fronte delle “riforme” austeritarie fatte. Bene, anzi male, perché un governo degno di questo nome avrebbe dovuto fare quanto meno una patrimoniale sulle grandi rendite, pensare a forme di sostegno finanziario slegate dal meccanismo micidiale degli interessi e del mercato così caldeggiato e imposto da Bruxelles, rompere i vincoli contrari agli aiuti di Stato, in altre parole fotteresene bellamente degli euroburocrati e dei loro beneficiari: paesi che non pagano dazio sulle violazioni in eccesso dei loro bilanci e sul drenaggio di capitali “grazie” a condizioni fiscali di favore (vedi Germania e Olanda).

Il governo avrebbe dovuto iniziare una politica keynesiana di pianificazione dell’economia e non di capitolazione ai mercati e ai desiderata spesso criminogeni delle aziende (vedi Confindustria e le sue pressioni sul governo per non dichiarare rosse zone ad alto tasso di infezione), che nel periodo di lockdown hanno contribuito alla diffusione del virus nella totale assenza di controlli statali sulle condizioni di sicurezza nei posti di lavoro e sui sovraffollamenti nei trasporti con il fenomeno del pendolarismo di massa.

Dunque, se vogliamo stilare una lista delle cose da fare spicca l’organizzazione dei controlli nelle aziende per verificare se vi fossero le condizioni di sicurezza a tutela dei lavoratori. Ma poi si va avanti col resto. La sanità per esempio. Cito da un post di Agnoletto: “l’ Anaao un sindacato nazionale di medici lancia l’allarme e dichiara: “se i contagi continuano ad aumentare , la tenuta degli ospedali non andrà oltre i due mesi”; nelle stesse ore il direttore sanitario dell’ Ats di Milano spiega che non riescono più a tracciare tutti i contagi “Abbiamo potenziato al massimo il personale, ma stiamo già accumulando ritardo”, avverte.”

E ancora:“Perché non è stato potenziato il trasporto pubblico? Perché i medici di base sono ancora soli oggi come lo erano sei mesi fa? Perché si devono fare ore in coda auto per poter fare un tampone? Perché si deve aspettare più di una settimana perché l’ASL/ATS ti chiami per il controllo? Perché è diventato impossibile riuscire a prenotare una visita che non riguardi il Coronavirus? Perché non ci sono abbastanza dosi per il vaccino antinfluenzale? Come mai non sono stati assunti le migliaia di medici e di infermieri di cui tutti dichiaravano la necessità? Come mai le scuole di specialità sono ancora ferme? Questa volta non ci sono scuse. I tempi per prepararsi c’erano.”

E un mio amico e compagno medico osserva:“Si poteva togliere il test a medicina almeno per un quinquennio, si potevano impiegare risorse per potenziare il trasporto pubblico ovvero aumentare il numero di autobus e non gli stipendi dei vari manager delle aziende di trasporto, si potevano investire risorse per potenziare la sanità pubblica in funzione anti covid senza dare denaro alle strutture private… Si potevano fare un sacco di cose da maggio in poi… perché sapevamo che in autunno-inverno il problema si sarebbe ripresentato!

E torniamo quindi alla questione iniziale: i danari. Questi governi, destre o sinistre che siano, sono veri e propri uffici per gli affari delle varie frazioni borghesi capitaliste e quindi in una situazione di emergenza si muovono sempre con le stesse logiche di una situazione normale: non toglierebbero uno spillo agli introiti, alle commesse, ai processi produttivi dei gruppi capitalisti dominanti, magari sacrificando quelli subalterni (vedi i ristoratori, gli albergatori, i lavoratori autonomi le piccole imprese artigianali e del commercio al dettaglio…). Non cambierebbero passo alla governance del paese neppure di fronte a catastrofi conclamate. Laddove necessita una pianificazione economica e sociale, la soluzione è quella di mettere sotto il tappeto la merda della produzione e del grande commercio che non si fermano a scapito della salute pubblica, facendo polverone, fuffa sulle movide e sui cittadini che violano regole spesso al limite del demenziale se inserite in un contesto di due pesi e due misure. Una repressione burocratica e appunto demente che serve più alla propagnada che alla profilassi e alla prevenzione. Fuffa sul digitale e gli investimenti ecologici, che non sono vere riconversioni produttive, ma storielle che nascondono i veri diktat dell’UE che riguardano tagli alla spesa sociale dunque alla sanità, all’istruzione, taglio dei salari (chiedetevi perché subito dopo il referendum il governo Conte ha iniziato con l’eliminare quota 100 tornando alla legge Fornero integrale…). Fuffa infine sulle opere necessarie, proseguendo con lo spreco nelle grandi opere nocive e inutili come il TAV e dimostrando la mancanza di volontà di intervenire strutturalmente nel dissesto idrogeologico, nelle infrastrutture del Mezzogiorno a partire dalle isole. Fuffa anche nel dove si taglia, perché sui tagli alle spese militari si potrebbero recuperare miliardi fitti. Contano molto di più gli ospedali, o no?

Diciamolo con franchezza: servivano tanti soldi, ma tanti e qualcuno avrebbe dovuto tirarli fuori, ossia chi li aveva, dovevano cambiare regole e condizioni di accesso al credito e ai fondi comuni in Europa, invece di continuare a far fare agli euroburocrati di Bruxelles il loro ruolo di garanti del capitale finanziario più rapace. In questa partita è emerso ancora una volta l’egoismo cinico di élite e nazionale di chi vuole avvantaggiarsi proprio da questa situazione di tragica eccezionalità.

Per cui possiamo dire alla Metternich che l’Europa è un’espressione geografica? Che esprime lo spazio geografico, politico ed economico di azione di veri e propri pescecani, che sono poi i gruppi finanziari e industriali e le famiglie storiche ed oligarchiche del continente che con l’unione monetaria ed economica hanno ripreso in mano le redini di un potere assoluto e indiscutibile dopo decenni di diritti sociali acquisiti con le Resistenze popolari antifasciste nel secondo conflitto mondiale. L’Europa politica dei popoli non esiste, ma solo un’architettura che si ferma all’imposizione dei diktat e delle regole imposte da questi gruppi dominanti sul resto delle popolazioni continentali.

E’ per questa ragione che davanti a tutte queste vittime e alle prospettive di una recrudescenza del covid nulla è stato fatto di importante, decisivo, significativo e gattopardescamente si è fatto finta di cambiare qualcosa per non cambiare nulla. Solo il giorno in cui i popoli e le classi lavoratrici si ribelleranno e prenderanno loro in mano le redini della società in una forma di democrazia nuova perché realmente partecipata, sarà possibile avviae un vero cambiamento. Ma se la situazione resta così siamo solo destinati a un peggioramento inquietante.