Ho messo come immagine questa cartina qui sopra per farvi capire come le zone di maggior contagio in Italia corrispondano alle aree maggiormente industrializzate, del manifatturiero. Il governo non fa che colpevolizzare i cittadini per la passeggiata col cagnetto o la corsetta per mantenersi in forma. Attacca in altre parole la popolazione limitando le libertà civili più elementari per sviare dalle vere responsabilità. Dico questo facendo una premessa doverosa: si deve restare a casa. Ma a cosa serve multare i clochard beccati per strada, che è “la loro casa”, invece di ospitarli in strutture per metterli in sicurezza? E’ solo un’opera e una logica da nazisti. Da nazi-liberisti appunto.
Le vere responsabilità sono l’aver dato mano libera alle aziende, su pressione di Confindustria, nel far lavorare le maestranze, senza alcun controllo e sanzione. Ma ancor più a monte della questione è l’aver condiviso le esigenze particolari del padronato invece di sospendere tutta la produzione a eccezione di quella essenziale e che risponde a tre categorie: alimentare, energia, salute. Punto.
E infatti al “restate a casa”, le aziende hanno risposto con milioni di lavoratori nei luoghi di lavoro senza dispositivi di sicurezza o inadeguati, senza le distanze minime per lavorare in sicurezza: operai metalmeccanici ammassati nei capannoni e nelle linee di produzione, operatori socio-assistenziali ed educatori mandati allo sbaraglio nei domiciliari senza mascherine, così anche per i lavoratori della logistica, che hanno visto aumentae le richieste di movimentazione delle merci in relazione agli aumentati ordini online. Agghiaccianti le testimonianze dei lavoratori di Amazon a Piacenza, uno dei luoghi di maggior contagio, che muovono e spediscono mascherine a destra e a manca, ma il colosso multinazionale non gliele fornisce. Uno schifo all’insegna del profitto più bestiale.
Ci si stupisce della falcidia di morti per Covid-19 nelle province di Bergamo e Brescia: sono tra le zone più industriali del paese. Una massa di lavoratori in queste due ultime settimane si è contagiata e ha attaccato il virus in famiglia, mandando al creatore soprattutto i famigliari più anziani. Queste non sono forse responsabilità, direi criminali, che ricadono sulla classe imprenditoriale e la sua associazione di categoria principe: Confindustria? Ma le guardie rincorrono la signora col cagnetto al guinzaglio.
E’ da queste vicende tragiche che si capisce chi comanda nel paese: Confindustria chiama e il Governo risponde. Con la firma dei soliti schifosi sindacati concertativi CGIL, CISL e UIL, che firmerebbero anche per la riapertura di Mathausen se glielo chiedessero.
Le fermate spontanee nei luoghi di lavoro, gli scioperi, sono stati la risposta più logica di lavoratori terrorizzati dalla situazione. Ma devono diventare di più: il ritorno a un protagonismo operaio e popolare nella lotta contro il vero assassino in questa situazione: il capitale neoliberista. Non dobbiamo dimenticare, ma soprattutto dobbiamo prepararci al dopo. Perché nulla deve e può tornare come prima. Questa volta la parola rivoluzione deve tuonare bella forte nelle strade e nei luoghi di lavoro. Non una rivoluzione schematica ripresa dai manuali dei classici del marxismo, ma una rivoluzione sociale che rimetta al centro la collettività e ai margini i profitti, i trattati, le borse, le speculazioni.
Intanto però quello che tutti devono sapere, non solo i lavoratori, è che è possibile scioperare in caso di mancanza di sicurezza sul posto di lavoro, in base a quanto disposto dalla legge 146/90 art.2 comma 7, per pericolo di “gravi eventi lesivi dell’incolumità e della sicurezza dei lavoratori”. Una ragione in più per organizzarsi e difendersi da una logica di profitto che in questo momento ha superato la soglia della criminalità.