Crisi e guerra, un ragionamento sull’attuale situazione geopolitica mondiale

Crisi e guerra, un ragionamento sull’attuale situazione geopolitica mondiale

Interessante l’analisi di Fabrizio Casari: Niger, la Francia in un tunnel. Io allargherei però il ragionamento alla situazione internazionale, oltre il focus sul Sahel.
Alla fine i fronti di conflitto per i paesi imperialisti stanno diventando troppi per poterli gestire. A meno di una vasta guerra micidiale che porti sul terreno caschi occidentali (già di per sé in querelle nazionaliste tra le loro frazioni di capitale) in Niger. Ma a quel punto anche in Burkina e Mali, gran parte del Sahel è perso e le potenze punteranno alla diplomazia, proponendo concessioni per non lasciare spazio nell’area all’espansione della Federazione Russa, ma soprattutto della Repubblica Popolare Cinese.

Sono state spese troppe risorse e danari in Ucraina e anche la pressione militarista su Cina e Corea del Nord pesa ai bilanci atlantisti a partire dagli USA. Per non parlare dell’America Latina e del Centro America in sommovimento, con batoste elettorali che vanno affrontate con molti danari investendo in forze golpiste interne e intelligence.
Il problema non è solo francese o statunitense e la crisi economica del blocco atlantista aprirà a ultariori contraddizioni non solo nelle province dell’impero, ma anche nei centri imperialisti.
A questa si aggiunge la crisi di sovrapproduzioe più generale, nella quale (è notizia di queste ore) è entrata a piè pari anche la Cina con la sua debacle del settore immobiliare privato, destinato a dilagare nel piccolo credito e nel pubblico, nonché a creare frizioni sul terreno dell’export soprattutto edile verso i paesi asiatici e oltre. Una crisi che si aggiunge alla crisi di sistema più generale e che può far sorridere solo imbecilli come i neocom e i dem USA, più interessati alle elezioni imminenti che ad affrontare il grande contagio che dagli investimenti produttivi passerà alla finanza mondiale.
Nella tendenza alla guerra imperialista, che storicamente in queste condizioni si apre, c’è da chiedersi dove e come questa scoppierà se, come è possibile, diverrà una strada obbligata: non certo nel Sahel. Mi viene qualche brivido su per la schiena…