Dal Cile del 1973 alla Bolivia del 2019 la storia insegna

Dal Cile del 1973 alla Bolivia del 2019 la storia insegna

Non intendo individuare analogie su due contesti socio-economici così diversi nel tempo e per situazioni specifiche: il Cile di Allende e la Bolivia di Morales. Tuttavia una questione si può e si deve individuare al di là di tutte le analisi. E la questione è quella del potere politico.

Ciò non vale solo per i due paesi testè menzionati, ma per ogni paese di questo mondo. Un conto è andare al governo, un conto è prendere il potere. Il nemico di classe lo sa molto bene e lo applica. Lo fa con colpi di stato, con sanzioni, col terrorismo, con aggressioni militari, con la “guerra ibrida”: tutto quello che serve per riportare al comando di un paese (facendo coincidere governo e potere) i ceti dominanti della borghesia, nazionale e compradora, l’oligarchia messa ai margini da elezioni e governi popolari non graditi.

Basterebbe solo andare a ripredere Stato e rivoluzione di Lenin, per capire questa elementare differenza.

Una forza politica popolare di sinistra, marxista, che vince le elezioni, non fa “prendere il potere” al popolo, ma va al governo, con tutte le regole costituzionali condivise dalle forze politiche in campo. I cambiamenti profondi, le nazionalizzazioni, le misure economiche e sociali che consentono un miglioramento delle condizioni materiali di vita delle classi popolari possono essere sempre messe in discussione nelle successive tornate elettorali o può avvenire un rovesciamento violento da parte di quei settori prima governanti, di oligarchia, di classi egemoni che non ci stanno a veder perdere parte dei loro privilegi e profitti e in alleanza con l’imperialismo – con il quale condivide interessi comuni – manovrano per riprendere tutto il potere.

Sicché accade che ogni esperienza di governo popolare progressista che lede questi interessi, è costantemente minacciata e osteggiata sia dalle classi possidenti interne che dalle forze imperialiste esterne. Pertanto la cosa fondamentale da fare è quella di consolidare il governo, renderlo stabile  e permanente, con la presa del potere.

Cambiare le regole costituzionali non basta. Il potere va preso sul campo. E il punto focale della questione è l’aspetto militare: occorre sostituire le vecchie gerarchie di esercito e polizia e ristrutturare le forze militari nel loro complesso con un esercito di tipo popolare, armare i lavoratori, costituirli in milizia, affidare i punti nevralgici dell’apparato militare, i corpi d’élite, a quadri politici di provata lealtà ed esperienza.

Questo va fatto.

Occorre chiedersi il perché in Bolivia sia stato possibile un golpe, mentre in Venezuela no. Questo video lo spiega molto bene: