Alla fine, il risultato può sembrare deludente: ci fermiamo sotto il 3% e non entriamo in consiglio comunale. Ma in realtà Marta Collot è la terza candidata sindaca più votata a Bologna e Potere al Popolo raddoppia i voi in città rispetto alle scorse regionali. Da qui, una serie di considerazioni.
Da più parti ci è stato detto che due liste della sinistra di classe e comuniste hanno portato molti elettori a non scegliere nessuna delle due. Francamente penso invece che molti elettori sarebbero rimasti delusi nel vederci apparentati in una coalizione con personaggi screditati da anni, capaci solo di volta in volta o di andare con il PD oppure no, a seconda delle opportunità, gente che per il resto del tempo che va da un’elezione all’altra non fa nulla. Io penso invece che la differenza si sia vista e non poco, considerando lo scarto di voti che ci separa da costoro. Dora Palumbo ha fatto un grosso errore sin dall’inizio: accettare la proposta dei soliti rifondaroli senza mettersi super partes, ben sapendo che già alle regionali Potere al Popolo aveva ottenuto risultati migliori di Rifondazione e degli altri partitini. Così questi soggetti, forti del suo appoggio e insieme ai vari SGB e frattaglie varie hanno potuto avere il destro per mettere fuori gioco un’ipotesi di coalizione mettendoci davanti al fatto compiuto: candidata, programma…
Anche se non entriamo in consiglio, occorre attendere i risultati definitivi per i quartieri. Lì potrebbero esserci delle sorprese. Ma ciò che va evidenziato è il lavoro straordinario fatto dai militanti di Potere al Popolo Bologna, si sono saldati legami e sta crescendo un’organizzazione che non si fermerà certo alle elezioni, ma che continuerà come Potere al Poèolo ha sempre fatto nelle periferie e nei luoghi di lavoro. E già oggi ci si sta preparando per lo sciopero generale del sindacalismo di base dell’11 ottobre.
Con Lepore sindaco, ci ritroviamo con un giunta che per l’ennesima volta farà gli interessi dei gruppi economici dominanti nella città. Ma l’unico antidoto siamo proprio noi: continueremo la lotta.
Infine, la questione vera e che riguarda tutto il paese è l’alto livello di astensione: mai come ora assistiamo a una disaffezione totale al sistema dei partiti, tutti organici al governo Draghi nel peggior inciucio della storia repubblicana. E anche se la nostra area politico-sindacale non lo ammette, molto ha influito la rivolta sociale contro il green pass. E mi sto chiedendo quanto avremmo potuto raccogliere in adesioni e voti se avessimo preso una posizione apertamente critica a un provvedimento che è spudoratamente uno strumento discriminatorio e che viene percepito come tale da gran parte della società italiana, vaccinati o no.
A questi grigi esecutori dei piani neoliberisti sempre più autoritari può fregare il giusto di questa disaffezione generalizzata: anzi, è quello che vogliono: una minoranza manovrata dall’oligarchia che finge alternanze nel grande teatro dell’inciucio. Ma hanno fatto i conti senza l’oste, perché al di là della presenza di una sinistra di classe anticapitalista a parole, incapace di comprendere la portata dello scontro sociale, capace solo di cogliere quello che le interessa, questo movimento anti-sistema c’è e crescerà. Purtroppo essendo noi assenti, non sapremo la piega che prenderà. Probabilmente non avrà le positività di quello francese, le sue consapevolezze identitarie e del nemico.
Ora inizia una nuova fase e i compiti che ci spettano li vedremo man mano che i nodi verranno al pettine. Io l’ho già detto a luglio. Compagni, sono sulla riva del Gange… e vi vedo già in lontananza…