Elezioni. Cos’è di sinistra e cosa no

Elezioni. Cos’è di sinistra e cosa no

In Emilia-Romagna all’inizio dell’anno prossimo si eleggeranno il nuovo Consiglio Regionale e il Governatore. Nella pletora di rivendicazioni, promesse, visioni più o meno idilliache della società emiliano-romagnola che si vorrebbe avere, ovviamente ognuno tira l’acqua al suo mulino. Ma quello che ormai ci fanno credere è che possano esserci programmi che vadano bene per tutti. E infatti generalmente i partiti parlano a tutti e stilano programmi che vanno bene a tutti. O almeno, così fanno credere.

E invece non è così. La prima questione è che una forza politica che non rappresenta qualcuno in specifico e che presenta programmi per tutte le occasioni e per tutti è una forza che vende fumo. Del resto rappresentare qualcuno significa anche avere qualcun altro che verrebbe penalizzato. Non si scappa. Nella realtà è così. Bonaccini che diventa governatore farà gli interessi degli investitori delle partecipate, dei consigli di amministrazione di consorzi, coop, comitati d’affari e così via. Metterà a profitto servizi sociali a discapito delle tasche dei cittadini, della qualità dei servizi stessi e dei diritti dei lavoratori. Quindi non fa gli interessi di tutti e guarda caso fa gli interessi dei gruppi finanziari e multinazionali. Il PD sono decenni che ha le privatizzazioni e gli “spezzatini” dei servizi e del lavoro, tra appalti, convenzioni, accreditamenti vari, come cavalli di battaglia.

Non è una forza di sinistra, ma rappresenta l’ala sinistra del neoliberismo. C’è già una lunga tradizione, da Tony Blair a Renzi passando per Bersani.

Ma allora cos’è di sinistra? È la prima domanda da farsi. Ma non solo, la seconda domanda è: qual è la forza politica di sinistra più realista?

La prima risposta: è di sinistra quella forza che in modo dichiarato sostiene che il suo scopo è tutelare i diritti dei lavoratori, i salari, i servizi dei cittadini secondo non il criterio del massimo profitto ma di strutture pubbliche regionali che funzionano sia dal versante del lavoro che da quello di chi usufruisce di questo lavoro, nella pubblica amministrazione, nella sanità, nelle attività che competono il sistema regionale nel suo complesso. Lo dichiara e lo persegue.

La parola non è onesta, non è efficienza, ma difesa: difesa delle classi popolari e del lavoro. Nel senso di affermazione dei loro interessi generali, politici e sociali.

In pratica e tradotto in soldoni significa, in questa battaglia delle elezioni regionali significa due cose:

– adottare il salario minimo di 9 euro/h in ambito regionale, ossia nella PA e nelle attività ad esse connesse

– reinternalizzare ruoli, mansioni, lavori, attività nell’ambito pubblico, sottraendo gli appalti agli appetiti dei gruppi di interessi privatistici e dei loro referenti interni ai partiti e alla pubblica amministrazione

La seconda risposta: è la più realista quella forza di sinistra che sa bene che rispettando il patto di stabilità non si avrebbero i fondi per realizzare delle riforme radicali sul lavoro, sui servizi, sull’ambiente, e quindi ogni programmino che dice tante belle cose anche di sinistra conta poco o nulla senza mettere in discussione i vincoli europei e tutto ciò che ne discende. Non c’è alcun avanzamento sociale senza la rottura con le politiche neoliberali imposte da Bruxelles e quindi la rottura con l’UE in quanto tale, in quanto organismo sovranazionale irriformabile in quanto nato come dispositivo di comando delle classi dirigenti capitalistiche sulle classi lavoratrici e i popoli.

Tu ciò che ne consegue: l’ambiente, gli investimenti in infrastrutture e di prevenzione del dissesto idrogeologico è una conseguenza di queste due questioni. Senza queste, si fanno solo chiacchiere. E le chiacchiere stanno a zero.

Aprendo un inciso doveroso, le elezioni in generale sono solo, se utili, un aspetto della lotta di classe secondo la concezione marxista rivoluzionaria e neppure quello predominante. Ciò che conta è una strategia politica che incida attraverso tattiche intermedie sui rapporti di forza tra classi, rapporti di potere.

Dunque, la battaglia delle elezioni amministrative, come quella delle elezioni politiche, sono solo momenti della battaglia più generale, di ricostruzione di un blocco sociale e di una rappresentanza della classe operaia e dei settori popolari della società per rompere la gabbia euroliberista, i suoi trattati capestro e liberare energie sociali e con esse affermare nel paese una visione di società che rimette al centro il pubblico sul privato, i bisogni del popolo sui profitti, la democrazia partecipativa sui circoli ristretti di potere che decidono della nostra vita ogni giorno.

Quindi, non solo di rappresentanza ben precisa si tratta e quindi di programma, ma anche di avere ben presente e indicare ai propri elettori di riferimento chi è il nemico da battere: il capitale e le forze neoliberiste che continuano a trasferire in mille modi ricchezza sociale dal basso verso l’alto.

Ciò che non è salario diretto, indiretto (servizi) o differito (pensioni) diventa profitto, non si scappa: è su questo che si misurano i rapporti di forza tra settori sociali, tra classi. La classe inizia ad avere forza quando con le sue pratiche nel lavoro e nella società impone il trasferimento di ricchezza sociale dai profitti ai salari, alle pensioni, al reddito, ai servizi: il senso e lo scopo di ogni battaglia sociale partono da qua.

Venendo al concreto delle scelte politiche, oggi c’è solo una forza che risponde ai requisiti che ho posto e che si candida a essere rappresentanza degli interessi degli ultimi, dei lavoratori, dei precari, ed è Potere al Popolo! Con la sua candidata alla presidenza regionale Marta Collot, che non è una personalità politica in cerca di carriera, ma una di noi, è la voce della nostra collettività organizzata e di chi si batte per una società solidale e contro i poteri forti locali, nazionali e multinazionali che alla fine piantano sempre la loro bandiera della vittoria, che significa profitti garantiti e tutto il resto in subordine. Ma solo perché non c’è nessuno che si alzi in piedi e inizi a lottare.