Solo in una semiosfera dominata da un pensiero unico fatto di falsificazioni, censure e distorsioni della realtà può reggere una simile narrazione. Parlo della manifestazione di ieri a Firenze, organizzata dal sindaco Nardella presidente di Eurocities e tutta la compagnia armante del PD, con i sindaci del PD Gualtieri di Roma, Lepore di Bologna e quelli di Assisi, Bergamo, Arezzo, in collegamento con quelli ancora di Danzica (Polonia), Madrid, Atene, Marsiglia, Varsavia.
C’eravamo tanto armati… Certo, la politica del PD in questi giorni è armi all’Ucraina, oltre a tutte le sanzioni possibili e immaginabili. Letta si è messo l’elmetto e invece di comprendere la ragioni di questo conflitto e riconoscere che la causa di tutto risiede nell’allargamento aggressivo della NATO a est e nell’aver trasformato l’Ucraina in un totalitarismo anti-russo, il suo partito ha messo su una campagna isterica e fanatica di europeismo guerrafondaio. Infatti riconoscere queste ragioni porterebbe dritto a una tregua e a una trattativa seria, ma il partito delle euroburocrazie e atlantista, incarnato nel governo Draghi, un partito trasversale che arriva fino alla Meloni, vuole forzare la mano con il rischio di conflitto di più larghe proprorzioni.
Dopo la caccia alle streghe no vax e l’imposizione di un tso ricattatorio a tutta le popolazione, dopo aver ingrassato big pharma con falsi vaccini che non immunizzano e aver realizzato il vero scopo: un pass elettronico che segue la stessa logica di controllo sociale e individuale del credito sociale cinese, i ceti politici di regime capitanati dall’uomo delle banche, l’unto di Goldman Sachs Mario Draghi, hanno iniziato questa vandea filo-USA conro ciò a cui sta andando il mondo, i rapporti sociali capitalistici a livello mondiale: il multipolarismo. Tutte forze reazionarie dunque che difendono l’unipolarotà del dollaro e di un imperialismo a dominanza USA che più si indebolisce nella competizione globale, nella realizzazione di profitti e più si arma, interviene militarmente, minaccia, porta avanti guerre ibride contro gli Stati che non si adeguano e contro le altre potenze: Russia in primis.
Il clima di guerra interna nell’emergenza permanente, nata con gli anni ’70, quella della criminale gestione della pandemia da covid, prosegue con la guerra esterna. In questo clima isterico costruito ad arte si crea un’unica narrazione indiscutibile, del Putin criminale, dei pacifisti putiniani perché non vogliono armare gli ucraini e nasce così anche tutta l’incongruenza con metodiche goebbelsiane da parte dei media, del “pacifismo guerrafondaio”. Il PD è riuscito anche in questo: sotto lo striscione “noi stiamo con l’Ucraina”, un a piazza di deficienti che si credono pacifisti ha osannato uno Zelensky in diretta video, che dopo aver tirato un pippone pietistico sulle vittime (dove sono finite quelle di otto anni di bombardamenti in Donbass è un mistero…) è tornato sul ritornello della no fly zone, che anche chi ha difficoltà cognitive capirebbe che ciò significherebbe il terzo conflitto mondiale, stavolta termocucleare.

E i pacifinti? (perché tali sono) ad applaudire: un capolavoro di ingegneria politica dopo quella sociale dei siringati grinpassati: far passare uno stato nazista (guardarsi il bellissimo video intervista di Fracassi qui sotto, please) manovrato da USA e NATO per vittima e partigiano, e una linea peggiore per militarismo a quella un po’ più pridente della Casa Bianca e del Pentagono per pacifismo. Ecco a cosa ha portato l’euroliberismo del PD, in un inno europeista alla guerra. C’è solo da fare i complimenti.
Per arrivare a questo abbiamo visto di tutto: dalla cantante banderista che cambiando le parole di Bella ciao fa poesia sulla guerra antirussa, ad artisti ricattati per farli abiurare come Georgev alla Scala da parte del sndaco Sala, a professori universitari che cercano un ragionamento politico, all’ostracismo di gatti russi a mostra felina, un disegno lucido di odio sociale che dai “no vax” si estende a un’intera popolazione rea di essere governata da “un pazzo criminale”. Ma come per la pandemia, in cui una pletora di partitini poco-comunisti o sindacatini, hanno seguito il mainstream sanitario, voltando le spalle a migliaia di lavoratrici e lavoratori discriminati, anche qui la sinistra più petalosa e sardiniana sta seguendo la narrazione del chiagni e fotti filo-nazista. E’ il caso de Il Manifesto, che fa sparire questo bellissimo articolo di Manlio Dinucci, il quale è costretto a interrompere una collaborazione di anni.
Non è un caso che chi in tutti questi due anni ha lottato contro la gestione pandemica e le restrizioni che stanno distruggendo l’economia di prossimità a favore delle multinazionali e del grande delivery, per la libera scelta nelle terapie, ossia chi ha compreso il piano bio-fascista di regime, oggi abbia meglio compreso quanto sta accadendo con questa guerra. Diciamo che si è vaccinato sul serio riguardo la lebbra del pensiero unico, dei meccanismi in cui operano i media di regime, abbia dato valore a una Costituzione antifascista sempre più stuprata, abbia compreso come governi sempre meno rappresentativi abbiano esautorato tutto ciò che è normale democrazia: dal parlamento alle piazze, alle organizzazioni sociali e sindacali. Per questo, alla faccia dei poco-comunisti, che si ritrovano generalmente in quattro gatti, il movimento no green pass va in piazza a migliaia contro la guerra e la NATO.
Al di là degli strilli dementi “mama li fasci” di certa compagneria, questo movimento, che andando avanti si è pure sfoltito, ma in cui è rimasto il buono, rappresenta la vera opposizione globale a questo turbocapitalismo del controllo sociale totalitario e disciplinare, oggi anche guerrafondaio nella crisi ucraina. Ieri a Bologna c’è stata la manifestazione nazionale dal titolo “Guerra e pandemia stessa strategia” (qui il video della diretta su fb) organizzata dal Fronte del dissenso, con un orientamento dichiaratemente anti-NATO.
In questo contesto anche quella parte di sinistra di classe che ha seguito il movimento no-green pass diventandone protagonista c’è con tutti i contenuti di lotta anticapitalista che arrivano fino ai libertari. Infatti solo il buon senso, ma anche un’analisi marxiana, di classe di questo come di tutti i movimenti può portare a una tattica politica corretta. Ora si tratta di proseguire in coordinamento e di costruire organizzazione politica.
E gli altri? Nostri compagni erano anche all’iniziativa di Marx21, sempre a Bologna, sulla presentazione del libro di Sara Reginella “Donbass la guerra fantasma”, che io ho recensito su Carmilla tempo fa. E’ evidente che occorrerà sulla guerra trovare la quadra e costruire un fronte unico, antimperialista e di classe. Ma non si può prescindere da tutto il processo autoritario del capitalismo in atto: dal neoliberismo e la sua macelleria sociale passando per la gestione della pandemia fino alla guerra. Perché tutto questo costituisce un filo unico della politica imperialista.
Se vogliamo battere questo ossimoro goebbelsiano occorre unità, ma una ricomposizione che sia anche di condivisione politica generale. Qualcuno deve proprio scendere dal pero.