Il lupo perde il pelo ma non il vizio

Il lupo perde il pelo ma non il vizio

Come potete leggere qui, Mattia Santori, il guru ell’operazione Sardine, si è spinto ben oltre la stigmatizzazione dell’odio profuso dal popolo leghista sui social media. Propone un identificativo per chiunque si iscriva a un social come Facebook cosicché la polizia postale non deve faticare per identificare i soggetti ed è quindi possibile perseguirli. Santori ha proposto anche un daspo come quello che viene attuato nei confronti degli ultras negli stadi e, guarda caso, per chi lede il “decoro” urbano (i poveri) o compie atti considerati dannosi per la comunità (adottato per tanti antagonisti, ma va!).

In pratica, e di fatto, Santori in barba al suo popolo che in piazza San Giovanni a Roma incitava alla richiesta di abolire i decreti sicurezza, vuole inasprirli con la scusa della lotta all’odio. Perché sappiamo bene come verrebbero utilizzati da forze dell’ordine e tutori vari interni ai social stessi. Piccoli forcaioli crescono.

Il Mattia, dunque, si dimostra un cavallino di razza PCI-PDS-DS-PD, se mai ci fossero stati ancora dubbi anche dopo l’ultimo linguinbocca con Zingaretti e le aperture del segretario del PD ai “movimenti”. E si dà il caso che questa “razza” ha una lunga storia di repressione, delazione verso i movimenti di lotta e le organizzazioni politiche della sinistra rivoluzionaria.

Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Perde l’essere partito di massa come erano i partiti fino agli anni ’70, ma non il vizio di affrontare in modo poliziesco e forcaiolo ogni tema politico e sociale. La stranuova polizia…

Di solito i movimenti nascono con l’obiettivo di rivendicare giustizia sociale, libertà d’espressione, pace o quant’altro. Non di redere il mondo ancor più poliziesco di quello che è. Nascono contro i governi repressivi e antipopolari non a sostegno di questi. Quello delle Sardine, se seguirà i suoi capetti, si rivelerà  sempre meno movimento e sempre più espressione “sociale” di una forza politica che di fatto è regime, dispositivo repressivo del capitale contro le lotte sociali e i movimenti antagonisti. E al di là dei nomi e delle giravolte come la Bolognina, lo è sin dai tempi del marzo ’77, quando di concerto a Cossiga e alla DC, il PCI faceva scorazzare i carrarmati per il centro di Bologna, con carabinieri e polizia anfetaminici alla carica di qualsiasi cosa fosse considerata assembramento.

Questa è la pasta di cui è fatto Santori e tutto l’apparato che si è creato a cordone sanitario delle Sardine per traghettarle verso il grande partitosky stalinista senza essere più comunista. Operazione da veri dementi, perché alla fine nel PD o in relazione ad esso resteranno solo gli aficionados e il brand sapientemente registrato sin dai primi giorni. Altro che movimento! Passate le regionali emiliano-romagnole l’esperimento o finirà in soffitta perché non più utile, oppure si formalizzerà giusto per accalappiare ancora qualche gonzo nel nome di un antisalvinismo che di fatto non propone nulla se non la linea politica del PD. Sardine liofilizzate.

In queste settimane, infatti, non abbiamo visto le sardine sollevare temi come la macelleria sociale imposta dalle euroburocrazie, i licenziamenti, il precariato, il jobsact e la distruzione dell’art.18, la presenza di testate nucleari nel nostro paese e gli atti guerrafondai della NATO un po’ ovunque, nessuna solidarietà alle lotte francesi contro la porcata di Macron sulle pensioni, o a sostegno di Nicoletta Dosio, l’attivista NoTav arrestata per un residuo di pena di un anno. Va tutto bene.

Quando alcuni compagni si risveglieranno dopo l’ubriacatura sulle sardelle, diremo loro: buongiorno, cafetino?