Il passo successivo è il sistematico squadrismo

Il passo successivo è il sistematico squadrismo

Se allarghiamo un attimo lo sguardo dai singoli avvenimenti e li mettiamo tutti insieme, non possiamo non vedere un inquietante fenomeno che accompagna il forte e crescente consenso sociale verso le destre sempre più reazionarie.

Oggi accade che genitori di famiglie apparentemente normali gridino sporco negro ai bambini non di pelle bianca durante partite di calcio tra ragazzini, che giovani “annoiati” diano fuoco ai capelli di senza fissa dimora, che sindaci di comuni romagnoli come Brisghella commemorino torturatori repubblichini come gli alpini della Monterosa, responsabili di crimini efferati nel biennio ’43-45, che tifoseire sempre più marchiate da striscioni neonazisti urlino frasi razziste come i versi di scimmia all’indirizzo di Balotelli da parte della curva veronese, che ragazzi con la maglietta di un cinema occupato vengano presi a mazzati dai “bravi ragazzi” di Casapound, che lapidi e monument ai partigiano vengano vandalizzati un po’ ovunque, tanto per tenersi in allenamento.

E tra questi episodi abbiamo ogni tanto fatti eclatanti come il tour spara migranti di Luca Traini.

Quelli che un tempo venivano considerati fatti episodici, oggi per la loro quantità non possono che essere letti come una marea montante di nazionalismo razzista che inizia nel momento in cui esci dalla porta di casa, vai al lavoro, vai alla partitella del figlio, sei sull’autobus, giri per il tuo quartiere. Sono sintomo di un odio alimentato con vera e propria scienza comunicativa sui social come dal barbiere sotto casa che oggi trova ancor più legittimazione dal fatto che i principali partiti che dicono di essere di sinistra come il PD, ma non lo sono più, hanno abbassato la guardia. E votare al Parlamento Europeo l’equiparazione del naszismo al comunismo non migliora certo la situazione.

Le istituzioni, quando non inquinate dalla lebbra razzista e fascista come quelle del comune di Verona o di Brisighella, così come le forze politiche “democratiche” e “antifasciste” in genere non mettono in campo alcuna misura di contrasto e bollano il sacrosanto antifascismo militante, sempre oggetto di “attenzioni” poliziesche, come fenomeni di violenza da black-block.

Le “forze dell’ordine” poi meritano un capitolo a parte, infarcite di soggetti di ideologia fascista, e con regole di ingaggio a senso unico: protezione delle iniziative fasciste che sarebbero vietate dalla nostra carta costituzionale e schedature e attacco contro le manifestazioni antifasciste, che in realtà uno Stato nato dalla Resistenza dovrebbe invece accogliere come sane espressioni di autentica domanda di democrazia antifascista che nasce dal basso, da quelle parti di cittadinanza politicamente più attive.

Espressioni che non arriverebbero allo scontro con gli apparati dello Stato se questi non concedessero le piazze ai fascisti e se non ci fosse spesso una lampante collusione tra fascisti e pezzi dello Stato.

Ciò ci fa capire che una tendenza “cilena” se è presente (e lo stiamo vedendo in queste settimane) in Cile, lo è anche in Italia.

La cosa però più preoccupante è invece il clima sociale di cui parlavo all’inizio. Se ci chiediamo quale possa essere il passo successivo di questa vera e propria escalation razzista e fascista è lo squadrismo di massa e per gruppi contro i “diversi”, vedi le comunità e i soggetti LGTB, contro i migranti, contro chi ha un’altra pelle, contro chi è a sinistra. Tutto questo in una manovra a tenaglia che l’irresistibile ascesa di Salvini al governo produrrà: da una parte lo squadrismo fascista, dall’altro quello poliziesco. Un dejavù che oggi può assumere proporzioni più vaste e perocolose degli stessi anni ’60 e ’70.

Se il clima sociale è quello della mammina che dà dello sporco negro al figlio di colore di un’altra mamma, abbiamo l’humus giusto per la caccia alle streghe e per un regime di estrema destra che limiterà ulteriormente i diritti, le libertà e che metterà a rischio di violenza fisica e di repressione intere categorie sociali.