In realtà non se ne è mai andata. Ma tra anni di macelleria sociale, precarietà, attacco ai diritti e ai salari e poi un anno e mezzo di pandemia, con lo sblocco dei licenziamenti, iniziano a esserci sempre più focolai di lotta anche aspra: dalla GNK con 422 “esuberi”, dall’Electrolux alla Whirlpool di Napoli con 340 licenziamenti all’Alitalia.
Nella manifestazione di ieri a Firenze, attorno alla vertenza GNK e con la parola d’ordine di questi operai combattivi “insorgiamo”, hanno sfilato 40mila persone. Un evento che dovrebbe far rizzare i peli a qualsiasi governo. Ma ovviamente governi euroimperialisti come quelli di Draghi e Macron (in Francia succede ben di “peggio”) sono impermeabili a qualsiasi contestazione.
Ma la questione resta e si fa sempre più drammatica e stringente. Sarebbe ora di andare oltre la lotta difensiva, per mantenere i posti di lavoro, ossia contro i licenziamenti e rilanciare la posta. Ora con il green pass che si estenderà a tutte le categorie del lavoro dal 15 ottobre, il comando di Stato e padronato sarà ferreo. La negazione del diritto al lavoro si è estesa a un altro fronte, più complessivo, su tutti i diritti sociali e costituzionalmente previsti in modo universale. E non capirlo è un vulnus per una sinistra di lotta. E non si capisce perché la sinistra di classe nostrana non fa come quella francese, che scende in lotta contro il pass sanitaire.
Sarebbe ora di giocare a tutto campo con scioperi generali, blocchi, persino sabotaggi. Un lotta dura e senza quartiere che vada a toccare direttamente la sfera dei profitti agendo sia a monte che a valle. Sì, è ancora troppo presto, ma saldare le lotte sul territorio con quelle di fabbrica e nel commercio, con quelle del pubblico impiego, creerebbe uno stato rivolta sociale permanente. Farebbe vebire allo scoperto il mostro neoliberista, far vedere il suo volto più orrido e feroce. Quello della repressione.
Ma non ci sono altre strade, non ci possono essere mediazioni. Occorre che la classe lavoratrice tutta prenda coscienza nel conflitto sociale della propria forza materiale. Solo così cresce anche l’identità di classe.
I 40mila di ieri sono un primo passo. Indietro non si torna? Non ci torniamo neppure noi! Lotta dura!