Mario Monti nelle sue esternazioni a La7, nel programma di De Gregorio e Parenzo, non fa altro che esprimere il parere dell’oligarchia che comanda questo paese e tutto il polo europeo atlantista. L’ex presidente del consiglio parla un linguaggio di guerra, che solo in apparenza è rivolto al virus. In realtà il clima bellico gli serve per legittimare due concetti fondamentali: un’informazione antidemocratica e a reti unificate, praticamente un nuovo Minculpop e l’idea che neanche tanto sotto traccia anima i circoli del potere finanziario e politico: gli italiani non sono educati e non hanno cognizione di cosa sia la politi a e di come farla. Ergo, occorre che ci pensi una sorta di aristocrazia oligarchica, gli esperti, gli uomini di potere che con la loro saggia illuminazione guidino le popolazioni ignoranti e decidano cosa è bene o no per loro.
Qui sotto le parole di Monti nelle due occasioni a “In Onda”:
Non vedere in tutto questo l’alba di un biofascismo ipertecnologico, dove persino la democrazia parlamentare borghese viene ridotta a vuoto involucro, priva dei momenti decisionali veri (ma quando ai del resto si è deciso in Parlamento?), significa avere problemi cognitivi.
Dunque, i livelli di opposizione politica e sociale, le modalità con cui la sinistra antagonista dal post anni ’70 poi ha portato avanti la resistenza sociale alle politiche ultraliberiste, sono in questa fase totalemente inadeguate. Non solo, cambiano anche le alleanze sociali, perché la massa che oggi va in piazza esasperata appartiene alle più diverse categorie sociali.
In questa fase così terribile non solo per gli spazi democratici da sempre condizionati, e oggi azzerati da una campagna e un clima demonizzante, ma anche per la quotidianità oppressiva messa in atto dalle restrizioni, è necessario e urgente parlare di resistenza e di un Comitato di Liberazione Nazionale che batta con tutti i mezzi possibili questo attacco fascista delle élite tecnocapitaliste.
I prossimi mesi saranno di resistenza sociale. Dobbiamo organizzarla e i comunisti devono fare la loro parte iniziando dalle lavoratrici e lavoratori, dai settori precari, dal lavoro salariato, ma ampliando l’iniziativa anche ad altri settori sociali come seppe fare il PCI durante la Resistenza al nazifascismo.