La Boldrini al servizio delle politiche aggressive dell’imperialismo

La Boldrini al servizio delle politiche aggressive dell’imperialismo

La Boldrini a pugno chiuso… sta manifestando contro i massacri di armeni da parte degli azeri sostenuti da Turchia e Israele in Nagorno Karabakh? No. A favore della nakba palestinese? Macché! Contro i tagliagole dell’Isis in Siria e Libia? Ma neanche per sogno! Gli assassinii di attivisti di sinistra in Colombia a opera degli squadroni della morte? Per carità! La repressione pinochettista in Cile di Pinera? Mangopucazz… Lo sterminio del popolo curdo? E ‘ndo sta?
Niente di tutto questo. La mentecatta, dopo aver ricevuto a suo tempo i nazi ucraini a Monte Citorio, oggi manifesta per la “libertà in Bielorussia”.
La vedrei bene a confezionare calze in un campo di rieducazione delle Guardie Rosse cinesi durante la Rivoluzione Culturale.

Laura Boldrini, Emma Bonino, le uscite di Fratoianni sempre sulla Bielorussia, il Venezuela preso come brutto esempio paradossale di governo repressivo e delle banane da qualsiasi esponente della “sinistra” da Renzi ai burocrati del PD, questo sarebbe il centro-sinistra progressista? In realtà come nelle politche di casa ha saputo produrre con leggi e decreti la precarizzazione del lavoro (vedi jobsact), e liberticide come quelle Orlando-Minniti con attacchi e sanzioni alle forme di lotta operaie e sociali, anche nella politica estera questa congerie di reazionari, questa altra destra se raffrontata alla destra classica, non fa che sostenere le politiche militariste ed espansionistiche del campo imperialista dei paesi atlantisti, USA e UE principalmente.

Chiarisco: a parte Cuba e il Venezuela, che sono di fatto due paesi, uno socialista e l’altro bolivariano che si sta avviando attraverso una transizione economico-sociale al socialismo, e che quindi rappresentano i bastioni dell’antimperialismo nel mondo, spesso non siamo in presenza di democrazie limpide e adamantine. Della repressione anti-operaia in Cina ho già avuto modo di parlarne qui. E non credo che la Belorussia sia il regno dei cieli socialista in terra. Ma questo non dà il diritto ai cretini di turno, Boldrini o SiCobas, Bonino o parolaio troschista, di interferire negli affari interni di quel paese, appoggiando più (Boldrini) o meno (SiCobas) consapevolmente le mene guerrafodaie e predatrici dell’UE a trazione franco-tedesca.

Non sono neppure per i postumi del “socialismo in un solo paese”… senza più il paese (!!!), con concetti tattici demenziali stile “il nemico del mio nemico è mio amico”, con una politica di larghe alleanze che calpesta le lotte di classe dei paesi in questione (che mi si dice dell’Iran?). Sono aspetti che vanno valutati secondo le specifiche situazioni. Fermo restando che il nemico principale è e resta l’imperialismo a dominanza USA.

La rivoluzione o è internazionalista e va condotta ovunque vi siano contraddizione di classe (ossia ovunque), oppure non è. E’ solo ripetizione di quel tatticismo che caratterizzava i partito comunisti di stretta osservanza sovietica come uffici esteri di Mosca e strumenti della sua politica, non sempre coincidente con le situazioni specifiche, i contesti sociali, le fasi politiche. Se sono comunista, sono comunista sempre e ovunque.

Nel caso Bielorusso, la priorità è difendere la sovranità popolare dalle aggressioni esterne condotte con una “rivoluzione ” colorata, l’ennesima foraggiata dall’Occidente. Ciò non azzera di certo la necessità di una battaglia comunista interna, ma per spingere gli elementi di socialismo presenti nel paese oltre le pastoie di una burocrazia anti-popolare e verso forme di consiliarismo e democrazia diretta. Portando così alla socializzazione completa dei mezzi di produzione e a un esercizio del potere popolare su di essa e sulla società intera.

Questa “sinistra”, invece, è di fatto una componente della controrivoluzione permanente. La sua chiave di lettura del mondo si basa in apparenza sulle ingiustizie, sulla difesa dei diritti contro i totalitarismi, ma la sua narrazione politica è esattamente sovrapponibile a quella dell’imperialismo che blatera di totalitarismo a senso unico e verso paesi e governi che non accettano le imposizioni e il potere esterno degli USA e della UE. Per cui è una narrazione viziata, fatta da chi di fatto si pone come ala sinistra dello schieramento controrivoluzionario, a sostegno degli apparati militaristi come la NATO e l’EUROGENDFOR, senza neppure più porsi il più banale problema pacifista, ossia di una semplice politica di pace. Boldrini & c. servono i bombardieri e i droni dentro l’artiglieria mediatica che concentra il fuoco sul nemico del momento. Servono il golpismo e chi se ne frega se poi in Ucraina prendono il potere dei veri e propri nazisti, se in Venezuela tra guarimbas incendiarie che bruciano in piazza gli attivisti chavisti e un Guaidò bamboccio della CIA e amico dei narcos, e ancora: sanzioni anti-umane che mietono vittime tra i civili la narrazione “umanitaria” dei sinistrati fa oggettivamente acqua da tutte le parti. Verso un paese, il Venezuela, che dall’avvento del chavismo ha già all’attivo ben 24 elezioni tra politiche e amministrative. Sfido a trovare un paese occidentale, tra quelli che obbediscono ai diktat criminali di Washington, che abbia avuto un tasso così alto di esercizio della democrazia rappresentativa.

Se volevate avere un’idea dell’impossibilità di qualsivoglia formuletta del centrosinistra per oscene alleanze e coalizioni, in queste considerazioni avete già la risposta. Non è possibile allearsi con le mosche cocchiere del capitalismo neoliberale e imperialista. Li vedi prima di ogni tornata elettorale spuntar fuori con i loro spot rassicuranti, su cagnetti nei parchi e piste ciclabili, avendo cassato ogni tema sociale vero che darebbe ovviamente molto fastidio a papà PD e al capitale. Lo spot di Coalizione Civica è un vero film già visto: “a volte ritornano” anzi sempre, ossia zombie che ti fanno tante promesse, tanta aria fritta per fare poi come la Schlein e Coraggiosa, trovare la poltrona alla corte di re Bonaccini e ingegnarsi di spacciare per progressista una politica che illusoriamente vuole coniugare pubblico con privato mentre i diritti dei lavoratori e i servizi ai cittadini peggiorano.

Qualunque sincero democratico, non dico comunista, dovrebbe mettere non chilometri ma anni luce da questi soggetti che impestano la scena politica ostacolando la presa di coscienza anticapitalista nelle masse popolari, per potere iniziare dall’abc, ossia da una battaglia culturale sull’identità di classe, sulla consapevolezza di chi è il nemico, sul valore della solidarietà sociale, sull’importanza dell’antagonismo di classe come volano di qualsiasi reale cambiamento, riprendendo quanto meno la barra del timone di una sinistra degna di questo nome, a tutela delle classi popolari e dell’affermazione di una società basata realmente sull’uguaglianza e la giustizia sociale.