“Il vecchio fascismo, quale che sia la sua realtà e potenza in molti paesi, non è il problema all’ordine del giorno. Ci si preparano nuovi fascismi, si installa un neofascismo rispetto al quale l’antico fascismo sembra folkore. Il neofascismo non consiste in una politica e un’economia di guerra: è un’intesa mondiale per la sicurezza, per la gestione d’una “pace” non meno terribile, con l’organizzazione di concerto di tutte le piccole paure, di tutte le piccole angosce che fanno di noi tanti micro-fascisti ansiosi di soffocare ogni cosa, ogni volto, ogni parola che risuona nella propria strada, nel proprio quartiere…”
Gilles Deleuze (1977)
Era tutto scritto e analizzato da intellettuali di grande spessore come Deluze, Foucault, ancora ai tempi in cui la grande ondata neoliberista doveva ancora arrivare.
Dopo alcuni decenni in cui le classi popolari con Costituzioni variamente rinnovate sull’onda della Resistenza al nazifascismo, godevano di relative libertà e diritti sociali, i centri di potere delle classi dominanti, al di là della loro litigiosità/competizione interna, centri che in realtà si conoscono bene: Trilateral, Bildelberg, ecc., hanno organizzato la controffensiva per togliere potere ai parlamenti e instaurare una democrazia limitata alle oligarchie. La relazione tra democratura, tra questo liberal fascismo e la sottrazione alla collettività di beni comuni, rapina, ossia accumulazione per predazione (David Harvey), trasferimento di ricchezza sociale verso l’alto, desalarizzazione, riduzione del welfare di stato, e così via, è indissolubile: potere e denaro vanno di pari passo.
Oggi assistiamo a un ulteriore passaggio attraverso la gestione criminale anti-sanitaria della pandemia, alla quale solo dei gonzi con la testa rivolta al passato possono trovare elementi “neutrali” positivi.
Ma questi signori hanno fatto i conti senza l’oste. Le popolazioni, vaccinate o no, si stanno ribellando. Le avanguardie oggi sono coloro che hanno compreso la portata di questo attacco autoritario. Senza questa comprensione ogni analisi marxista è puro esercizio accademico, ogni lotta sindacale è economicismo ingenuo.
Dalle rovine di una sinistra di classe decotta, le compagne e i compagni che hanno compreso, così come dai nuovi soggetti dell’antagonismo sociale che si stanno mobilitando nelle piazze nascerà il nuovo soggetto politico d’opposizione e di alternativa a questo stato di cose presente. Per questo è importante esserci, traghettando il nostro patrimonio storico e la memoria collettiva della sinistra rivoluzionaria da un difensivismo autoreferenziale alla nuova Resistenza di massa.