Crescono in questi giorni le pressioni del PD, LeU e Italia Viva nei confronti dei pentastellati che hanno fatto argine, una sorta di linea del Piave riguardo il MES. Ovviamente i grillini (stavolta sostenuti dallo stesso Grillo) che passano per dissidenti, quando il non al MES era nel programma del movimento, non hanno la più pallida idea di quale sia la posta in gioco. Si oscilla tra un anti-europeismo del passato e una genrica paura di indebitare il paese, leggi: le future generazioni.
Ma i veri schifosi, ancora una volta, sono coloro che spacciano le misure di finanziamento contro la pandemia, che giungono da Bruxelles, per un toccasana inevitabile. E come al solito i prima fila marciano compatti il PD e i renziani. La menzogna del MES, che altro non è che un indebitamento di cui non si conoscono neppure le proporzioni, nasconde la favola dell’Europa. Un’Unione Europea per la precisione che ha già fatto nonpochi danni, vedi la Grecia cinque anni fa e che sul debito non fa prigionieri, né tra i pensionati, né tra i malati oncologici, né tra i bambini senza neppure una razione di latte giornaliera.
Intanto nulla è inevitabile: Spagna, Argentina e altri paesi dimostrano che le rendite più ricche possono e devono essere toccate soprattutto nei momenti di maggiore necessità nazionale. Ma qui mentre i rentier d’ogni risma vedono ingrassare i loro portafogli su conti e titoli, dall’altra aumentano nel paese precarietà e povertà di massa. E anche solo il sentore di patrimoniale ha susicitato una levata di scudi da parte di politici e opinion leader di regime, su posizioni opposte, ma accomunate a non togliere neppure un osso di pollo dal grande banchetto dei ceti miliardari e plurimilionari.
Fatta questa doverosa sottolineatura che qualifica i governanti e gli oppositori della destra reazionaria come un’accozzaglia di omarini e donnelle al totale servizio dei potentati industriali, commerciali e soprattutto finanziari, il MES resta una menzogna profusa a trentadue denti da tutti costoro, a partire dalla vantata separazione tra votazione della sua schiforma e sua dozione da parte dei futuri governi. Qui sotto il prof. Emiliano Brancaccio spiega molto bene il perché questa sia un pura invenzione e illusione fatta a bella posta per ingannare ancora una volta cittadini e lavoratori:
Ma la questione vera è squisitamente politica, dato che di fatto l’UE non regala nulla, tutt’altro. In buona sostanza abbracciare l’Unione Europea con i suoi vincoli dati dai trattati da Maastricht a Lisbona, significa fondamentalmente due cose:
- Accettare i parametri austeritari che non riducono affatto il debito e gettano i paesi nella deflazione austeritaria e quindi in una sorta di spirale perversa a farsi controllare e alla fine commissariare (leggi cedere sovranità nazionale) da un pugno di euroburocrati che tutelano i “mercati”, ossia la finanza e non i cittadini.
- Rinunciare a quelli che vengono definiti gli aiuti di Stato, col fine di lasciare libero il mercato di autoregolarsi e continuare la macelleria per predazione e sfruttamento, per taglio delle eccedenze produttive e della spesa pubblica, favorendo le privatizzazioni come unica strada per rimettere in carreggiata la più piccola azienda fino al carrozzone statale. La Grecia che dovette vendere gran parte del suo patrimonio pubblico per pagare gli interessi sul debito sta lì a dimostrarlo.
Esattamente l’opposto di ciò che si dovrebbe e sarebbe conveniente fare: uno Stato che non solo interviene a sostegno dell’economia, per l’occupazione, per contrastare le speculazioni finanziarie, per garantire i servizi fondamentali sanciti dalla Costituzione per tutti i cittadini, ma che pianifichi l’economia stessa, che centralizzi l’amministrazione della cosa pubblica nelle sue linee principali, ponendo fine all’anarchia dei governatori regionali che vanno ognuno per conto suo. Uno Stato che funzioni nell’interesse generale del paese e a partire dalle fasce sociali più colpite dalla crisi a cui si è aggiunta in modo catastrofico (e lo vedremo di più nei prossimi mesi) la pandemia.
I due punti menzionati qui sopra costituiscono lo spartiacque a sinistra, tra sinistrati e sinistra di cambiamento radicale, ma anche in generale tra forze reazionarie completamente alle dipendenze dei mercati attraverso la totale adesione ai dettami delle buorocrazie europee (CE, Eurogruppo, BCE e dall’esterno FMI), e forze progressiste che non sono disposte a cedere sovranità nazionale a una borghesia imperialista continentale, dominata dai capitali più forti, quelli del Nord Europa (Germania in primis) e di riportare l’economia politica alla politica fatta e decisa in un Parlamento sovrano, con un governo che non deve rendere conto a nessun altro che non siano i cittadini elettori.
Quando si avvicina una tornata elettorale, pensate sempre a chi vi ha raccontato la favoletta dell’Europa “che aiuta”, ingannandovi: vi dirà menzogne anche sui programmi locali nelle elezioni amministrative. E chi invece per il bene comune, per un’equa redistribuzione della ricchezza sociale, per un Parlamento sovrano, per politiche pianificate da parte dello Stato che mettano al centro il lavoro, la sanità, l’istruzione, i trasporti, le infrastrutture non invasive e rispettose dell’ambiente e delle comunità locali, il dissesto idrogeologico, la qualità della vita nelle città, è disposto a lottare per tutto questo, senza vendersi al capitalismo più sfrenato e ai vari comitati d’affari.