La sindrome di Custer nella sinistra di classe

La sindrome di Custer nella sinistra di classe

Qual è l’arma di distrazione di massa?

Nel 1976 a Little Big Horn il 7° Cavalleria al comando del generale Custer venne letteralmente annientato da guerriglieri delle tribù Cheyenne, Arrapaho e Lakota. Come avvenne la sconfitta del generale colonialista e razzista? I pellerosse con un piccolo drappello attirarono il contingente statunitense in una vallata e così poterono circondarlo e attaccarlo. A Salamina, la flotta ateniese attirò quella preponderante persiana nello stretto dell’omonima isola e la distrusse. Una tattica militare trita e ritrita sin dai tempi in cui le tribù umane usavano la clave e le selci. Eppure generali e condottieri tronfi e arroganti ci cascano molto spesso.

In politica questa tattica si può tradurre in un diversivo che nasconde il reale scopo strategico. Più in specifico mi riferisco alle armi di distrazione di massa. Nella seconda aggressione all’Iraq furono le presunte armi chimiche e la falsa provetta con l’”antrace” che Colin Powell esibì all’ONU a servire per distrarre l’opinione pubblica e attaccare Saddam. Oggi che cos’è? Qual è lo scopo delle classi dominanti, dei loro istituti di dominio e dei governi servili, dopo aver minato le fondamenta delle democrazie parlamentari borghesi come quella italiana?

Ma soprattutto chi è oggi Custer?

Quando nel video dell’ultima assemblea di USB sentii Pierpaolo Leonardi menzionare il green pass come “arma di distrazione di massa” mi resi conto del binario morto in cui si andava a ficcare il maggior sindacato di classe combattivo del paese. In realtà è vero il contrario: i vaccini sono l’arma d distrazione di massa per introdurre questo sistema distopico dove non vigono più le regole sostanziali di una democrazia liberale con i suoi diritti civili sui cittadini, ma quelle della discriminazione dei soggetti in base ai comportamenti, i quali potranno accedere a determinati diritti in base all’accettazione di determinati dispositivi di comando.

Il green pass, successivamente ai criteri iniziali dei lockdown e dei vari coprifuoco, rappresenta la porta di accesso a questo sistema. C’è chi lo chiama “grande reset”, c’è chi oltre alla digitalizzazione, alle nanotecnologie e alla bioingegneria allude alla nuova frontiera del transumanesimo, un sorta di integrazione della persona con la macchina. E c’è chi svilisce le diverse narrazioni su questi temi come complottismo. Il dato di fatto che rilevo, è fatto di due constatazioni:

1.che non ci sono criteri sanitari in questi dispositivi, green pass, super green pass…

2. che questa divisione – discriminazione tra soggetti basata sul terrore e sulla demonizzazione di una parte contro l’altra è piuttosto evidente e non vederla significa non volerla vedere

Di fronte all’avvento di questo cigno nero, che cosa ha fatto la gran parte della sinistra di classe, comunista in Italia? Si è lanciata sulla questione vaccini, giustificando fondamentalmente le scelte e i passi che hanno fatto i due governi Conte e Draghi, senza alcuna critica, rifugiandosi nell’economicismo vertenziale, con un’assenza totale di lotta politica, volutamente, poiché tale lotta avrebbe implicato aprire un fronte di opposizione alla politiche liberticide che si sono sviluppate con la gestione pandemica da parte delle forze del capitale.

Di conseguenza, un vasto movimento spontaneo, cavalcato in taluni contesti da forze di destra, ma fondamentalmente non governabile per la sua vastità e radicalità, è stato totalmente ignorato con argomenti superficiali e pretestuosi. La sinistra di classe si è autoemarginata in modo autoreferenziale nel suo fortino storico del “centrosocialismo” e del sindacalismo di base. Tutto questo mentre fuori in tutta Europa e non solo divampa il conflitto sociale.

In pratica, questa scelta tattica equivale a un suicidio politico, anche se i gruppi dirigenti non se ne rendono conto. Perché quella parte di popolazione in rivolta ormai vede nella sinistra il puntello a una sorta di “dittatura sanitaria” o regime draghista, compresa anche questa sinistra radicale, che risulta di fatto screditata. Ovviamente non è credibile pensare che questo passaggio politico non sia stato voluto e calcolato dagli avversari di classe. Little Big Horn.

Abbiamo dunque una sinistra che agita valori forti anticapitalisti fuori gioco, esterna e marginale al cuore del conflitto sociale, impegnata in un resistenzialimo economicista marginale, sebbene i temi sociali che agita sono temi che riguardano gran parte dei settori sociali. Esattamente quello che volevano i manovratori, che preferiscono avere un movimento antisistema populista, manovrabile da forze borghesi anche se avverse, che spezzoni di questo che avviino una critica radicake dello stato di cose presente. E dall’altra meglio dei grilli parlanti ininfluenti.

Dopo decenni di esternità dallo scontro politico italiano, che è tutto tra frazioni borghesi, non si vede alcun convitato di pietra all’orizzonte. Del resto, proprio chi si appella alla scienza con la esse maiuscola affidandosi alle terapie vaccinali uscite dai laboratori delle multinazionali farmaceutiche, è proprio colui che sulla propria scienza, ossia le scienze sociali, la sociologia, la psicologia sociale, l’antropologia, è rimasto piuttosto indietro, riducendo il tutto a un economicismo che non spiega neppure un’analisi di classe e delle forze di classe in lotta.

Senza voler affrontare la visione stessa di malattia e di terapia, basta solo prendere in considerazione il buco d’analisi sul passaggio autoritario, questione che sarebbe a casa mia pertinente proprio a chi fa politica rivoluzionaria e non sociologia e antropologia.

Il passaggio politico che avrebbe presupposto una comprensione con una chiave di lettura marxiana e leniniana, la espone piuttosto bene il compagno Manolo Morlacchi. Riporto la sua analisi che mi risparmia un bel po’ di scrittura e che sul piano della tattica politica comunista non fa una grinza:

«Le piazze milanesi del sabato si sono svuotate, così come speravano tanti compagni che ora hanno lo spazio per poterle riempire con i “ben altri motivi per cui lottare” di cui hanno parlato per mesi. 

Ciò detto, alcune considerazioni sulle manifestazioni “no green-pass” meritano di essere fatte, soprattutto dopo i divieti a manifestare estesi a tutti e dopo l’introduzione del “super green-pass”. (Mi scuso per la lunghezza, ma di tanto in tanto qualche riga in più è necessaria).

1) La composizione della piazza è inevitabilmente varia. Non può che essere così, visti i decenni di arretramento della sinistra comunista rispetto alle sfide poste in modo sempre più violento dalla società dei padroni. Laddove i comunisti sono scomparsi dalle lotte, le inevitabili contraddizioni che il sistema borghese fa emergere non possono che trovare risposte apparentemente interclassiste. Se – dunque – le parole d’ordine di queste manifestazioni sono distanti da ciò che i comunisti hanno sempre ritenuto essere le “loro parole d’ordine”, ciò non significa che il motore che ha spinto a scendere in piazza i tanti che non l’hanno mai fatto o non lo fanno più da decenni, è molto più potente di ciò che immaginiamo o che vogliamo immaginare.

2) È indubbio che la maggioranza dei manifestanti partecipi al corteo solo per opporsi al green pass. Altrettanto certo è il fatto che molti sono non solo contro il green pass ma anche contro il vaccino, e che vi sia una sfiducia – spesso irrazionale e ricca di pregiudizi anche religiosi – verso la scienza tout-court. Ma siamo certi che sotto questa polvere non vi sia anche altro? Siamo certi che in assenza dello sviluppo di una “coscienza per se” da parte di settori di proletariato e/o di settori di ceto medio proletarizzato, la manifestazione del proprio scontento non possa assumere forme che seppure ci appaiono come aliene sono comunque ricche di prospettive? In altre parole: siamo sicuri che dietro i cortei contro il green pass, non vi sia un malessere molto più articolato e che aspetta solo di essere decodificato da parte dei compagni?

3) Credo che in queste manifestazioni vi sia rabbia repressa da parte di lavoratori abbandonati a se stessi dalle organizzazioni storiche della sinistra (a partire dai sindacati), risucchiati in condizioni sociali sempre più precarie a causa della crisi ormai endemica del nostro sistema economico. In altre parole: dietro la rabbia espressa da queste piazze vi sono certamente il green pass, il vaccino e un’indefinita avversione verso la “politica” e i suoi mestieranti. Ma vi è anche molto di più! Spetta ai comunisti far emergere il legame che salda una misura come il green pass alle politiche economiche e sociali nel nostro paese. Spetta a noi chiarire che il nemico dei lavoratori non è la pandemia, né la “dittatura sanitaria”, ma le politiche volte a tutelare – costi quel che costi – gli interessi della grande borghesia internazionale. Il ritardo che abbiamo accumulato è gigantesco. Il nemico che abbiamo di fronte è terribile e pronto a tutto. Ma ciò non toglie che partendo da queste contraddizioni è possibile incanalare la giusta rabbia dei lavoratori verso l’unico nemico comune a tutti: la società basata sul profitto.

4) Vi sono ormai evidenze macroscopiche che attendono solo di essere impugnate, propagandate, sollevate, contro questi veri e propri nemici dell’umanità. Dobbiamo essere capaci di legare queste rivendicazioni embrionali, disordinate, prive di direzione politica, in armi per la lotta di classe e per la resistenza alle politiche repressive e antipopolari dei padroni. La piazza milanese del sabato, anche solo una parte di questa piazza, è senza dubbio sensibile a questo approccio. 

Quali sono queste evidenze macroscopiche? Provo a riassumerne alcune:

a) Aumento fuori controllo del costo delle materie prime, a iniziare dalle fonti energetiche. Per fare un esempio: il metano – incluso quello da riscaldamento – ha subito un aumento intorno al 40%. Ciò si tradurrà inevitabilmente in una crescita molto forte delle spese in bollette.

b) Di riflesso, assistiamo a una significativa ripresa dell’inflazione. Gli ultimi dati a nostra disposizione (ottobre 2021) ci dicono che la crescita è intorno al 4% (su un paniere di beni già edulcorato). La crescita dell’inflazione equivale a una perdita secca del potere di acquisto delle classi più povere. Tutto ciò in presenza di una spirale salariale in continua contrazione. L’Italia è l’unico paese in Europa che ha registrato una contrazione dei salari (-3%) negli ultimi trent’anni.

c) Non vi è alcuna contrazione – invece – nei profitti delle grandi multinazionali. Anzi: proprio la pandemia ha fatto lievitare in modo impressionante i ricavi dei grandi gruppi energetici, farmaceutici, finanziari, delle telecomunicazioni. Nel solo 2020, nel pieno della pandemia in Europa, abbiamo assistito a una crescita dei ricavi che supera il 30%. Una crescita di questa portata equivale a un gigantesco spostamento di ulteriori quote di ricchezza sociale complessiva in sempre meno mani. Gli yacht da diverse centinaia di milioni di euro che ogni anno solcano sempre più numerosi i nostri mari, sono la prova plastica di questo arricchimento fuori controllo di pochi a cui fa da contraltare la condizione di quelle masse di miserabili che tentano disperatamente la fuga dalle provincie del mondo dove l’imperialismo scatena le sue guerre per tutelare i suoi profitti. Come se non bastasse, a fronte di questi ricavi corrisponde una pressione fiscale pressoché inesistente. Due esempi: nel 2020 Amazon ha fatturato in Italia circa 2 miliardi di euro; le tasse versate all’erario italiano sono pari a circa 24 milioni di euro, ovvero l’1,2%. Microsoft ha fatturato sempre nel 2020 726 milioni di euro, con tasse per 20 milioni di euro, pari a circa il 2,7%. I lavoratori – al contrario – hanno una pressione fiscale che supera il 40% del loro già misero salario!

d) Se la dinamica salariale è questa, non va certo meglio per quanto concerne i servizi sociali. Scuola pubblica, pensioni, sanità sono da sempre il terreno predatorio preferito dai padroni. La scuola è ormai ridotta a uno straccio. Chiunque abbia dei figli che frequentano l’istruzione primaria e secondaria sa di cosa sto parlando. Il livello dell’offerta formativa non è mai stato così basso dal dopoguerra oggi. Dei tagli alla sanità pubblica ci accorgiamo quando dobbiamo prenotare una visita medica o un esame specialistico. I tempi di attesa sono del tutto incompatibili con le esigenze di cura. Spesso si è costretti a rivolgersi a strutture convenzionate che – per effetto perverso dei rimborsi regionali – hanno nel profitto il loro prioritario obiettivo. La favola raccontata nei decenni scorsi che “privato è bello” ci presenta oggi il conto. Desertificazione delle strutture ambulatoriali di quartiere; desertificazione dei servizi offerti dalle strutture pubbliche; riduzione drastica dei posti letto in ospedale e dei tempi di degenza. O paghi privatamente o puoi morire. Se la speranza media di vita in Italia si è ridotta di 1,35 anni negli ultimi mesi, ciò non è dovuto al Covid, ma al complessivo peggioramento delle condizioni di vita in paesi come il nostro. 

e) Per tutelare il grande capitale i prossimi assalti, già in cantiere, saranno quelli alle pensioni e ai salari. 

f) In mezzo a questo disastro, se ne profilano all’orizzonte altri due epocali: da un lato i venti di guerra che investono i rapporti tra USA e Europa Occidentale da un lato e Russia e Cina dall’altro. La perdita di leadership mondiale da parte dei primi pone le basi per una risposta che diventerà sempre più dura e aggressiva. I padroni non molleranno mai l’osso pacificamente. Dall’altro, il fallimento delle conferenze di Roma e Glasgow sul clima, dimostrano in modo cristallino l’irriformabilità di questo sistema. Nemmeno di fronte agli alert drammatici dei loro stessi scienziati, i padroni del mondo sono disposti a fermarsi, lasciando l’intera umanità in bilico su un vulcano pronto a esplodere.

Tutti questi punti sono parte del malessere che spinge masse indefinite a scendere nelle piazze. O saremo capaci di sintetizzare in una proposta politica e di resistenza questi aspetti o la nostra presenza continuerà a essere velleitaria, inutile.

La possibilità c’è. Si tratta solo di capire se c’è anche la volontà.»

(Manolo Morlacchi: https://www.facebook.com/profile.php?id=100010026633043)

Dunque, questo avrebbe dovuto fare una forza comunista, senza impantanarsi sul fronte dei vaccini, ma cogliendo il dato politico della torsione autoritaria che sta subendo l’intera società dalla democrazia liberale parlamentare (vanificazione del Parlamento concentrazione dei poteri all’esecutivo) alle più elementari libertà e diritti civili (restrizioni e discriminazioni già menzionate, controllo sociale e sui corpi).

Eppure stiamo parlando di una tattica poltica non nuova nel movimento comunista, a partire dalla Terza Internazionale (qui, una case history che vede per protagonista Dimitrov)

Restare a una visione astratta dell’avversario di classe, cogliendone solo gli aspetti macroeconomici (e neppure tutti), tacciando di complottismo chi inzia a fare nomi e cognomi, è solo un alibi per far sopravvivere piccoli gruppi dirigenti totalmente incapaci di adottare una metodologia marxiana, ossia il socialismo scientifico nella realtà sociale specifica.

Proprio l’altro giorno Mario Draghi, il nostro premier, ha incontrato Kalus Schwaub, una delle menti che ha progettato il “grande reset”, ossia il passaggio da una società delle democrazie liberali borghesi, a un sistema autoritario a forte controllo sociale. L’hanno pure annunciato ed è tutto scritto, ma i vetero marxisti vedono solo complottisti. Un disarmo teorico e politico che è paragonabile a chi oggi come oggi affronterebbe i droni e i missili con gli archibugi.

Se nelle prossime settimane la sinistra antagonista non sarà in grado di uscire almeno dalla logica delle sfilate, andando a mettere in discussione le restrizioni che colpiscono anche la libertà di manifestare, dimostrerà soltanto di essere solo la pallida e sbiadita immagine di ciò che è stata quarant’anni fa.