Nell’orgia dello sdoganamento frenetico del nazismo, il Corriere della Sera raggiunge le vette più alte del delirio. E lo fa con Lorenzo Cremonesi, che se avesse impacchettato della merda, avrebbe fatto un’operazione meno puzzolente e servile. Ovviamente omette informazioni fondamentali, falsifica, insomma: mente sapendo di mentire.
Nel leggere questa immondizia che nulla ha a che vedere col giornalismo, Bandera diventerebbe un glorioso patriota, padre fondatore della nazione ucraina, che alla fine viene martirizzato dai sovietici dopo una vita votata a opere filantropiche.
La sua collaborazione con la Germania Nazista in quanto responsabile di eccidi di massa di ebrei e cittadini d’ogni tipologia, oppositori, è accertata storicamente, ma per il Corriere della menzogna queste sarebbero semplicemente accuse dei filorussi! L’eroe avrebbe combattuto contro i sovietici e basta, cosa per Cremonesi ovviamente nobile, esattamente come il punto di vista dei battaglioni SS Waffen. E noi che pensavamo di aver visto tutto con le stronzate di Pansa!

Ma non è una questione di oggi. Nel dopoguerra infatti gli USA hanno coperto e salvato dal processo di Norimberga i nazisti ucraini, Bandera in primis, per utilizzarli nella nuova guerra, quella fredda contro l’URSS.
Si può dire che gli USA non solo hanno abbonato agli ucronazi i feroci eccidi di massa eseguiti dalle SS Waffen galiziana e ucraina, ma li hanno pure coperti con espatri in Europa occidentale e in particolare negli USA. Gli ucronazi, nel corso dei decenni, hanno operato alle dipendenze dei servizi di intelligence USA e dal 1994 sono tornati buoni per preparare la nazificazione dell’Ucraina sotto l’egida della NATO. Dunque c’è un filo di continuità che lega i nazi ucraini di ieri a quelli di oggi. Mancava solo l’adeguamento di una narrazione che li sdoganasse del tutto, dando loro un’aura di patrioti al servizio della nazione. A questo ci stanno pensando i media di regime, vari fact checker e antibufalari in realtà facitori di bufale e istituti vari che producono una cultura addomesticata e del tutto falsificata, proprio come la “libera” enciclopedia Wikipedia. Infatti, dopo aver trasformato la strage di Odessa in semplice “rogo” i fakkari di questa enciclopedia online si prodigano nell’edulcorare i crimini del nazismo collaborazionista ucraino, calpestando le centinaia di migliaia di vittime innocenti e di partigiani antifascisti che hanno combattuto il nazifascismo nelle terre di Ucraina.
La battaglia culturale per affermare la verità storica del passato, mai come oggi è stata così importante, soprattutto quando si vedono bandiere Azov ai cortei partigiani del 25 aprile, frutto della distorsione reazionaria e filonazista del PD, soprattutto quando si mischia Bella ciao con i testi antirussi e “patriottici” di nazipartigiani, accostando la nostra Resistenza al nazifascismo a quella falsa degli ucronazi che del loro paese hanno creato, prima con Poroshenko poi con Zelensky, un regime totalitario che bombarda da anni i civili russofoni, mettono nell’illegalità partiti d’opposizione e fanno sparire chiunque si opponga al regime golpista nato con Euromaidan nel 2014.
E la battaglia sulla verità storica, l’attacco distorsivo negazionista e revisionista ha il suo braccio armato in gruppi ucraini organizzati qui in Italia, che dichiarano apertamente la loro appartenenza a Pravy Sektor, e attaccano le iniziative antifasciste sul Donbass e contro la guerra.
Dall’attacco ala presentazione del libro di Sara Reginella sul Donbass a Senigallia, al banchetto del Comitato Ucraina Antifascista alla festa partigiana Oltre il Pjnte a Bologna e ancora a Bologna le provocazioni al 1° maggio e l’aggressione di ieri a una compagna di Potere al Popolo con tentativo di stupro non andato a segno solo per la capacità della compagna di reagire, ci si chiede: cos’altro ci vuole per capire che gli ucronazi sono una peste che in modo sistematico si va diffondendo anche in Occidente attaccando fisicamente e militarmente le basi stesse dell’antifascismo?
La manovra è a tenaglia: da una parte i media e i centri di produzione (di falsificazione direi) culturale, partiti di regime filo-NATO e liberisti come il PD e dall’altra lo squadrismo nazi-ucraino.
Ciò comporta un salto di qualità politico e organizzativo anche per le organizzazioni di classe e anticapitaliste che si battono contro il liberismo e la guerra. Questa guerra sta producendo un inedito fascismo di stato, portato avanti dai grandi gruppi privati editoriali e network e da gruppi nazi paramilitari per procura.
Non siamo più ai tempi delle guerre “remote” anche se vicine come quella dei Balcani, dove i pacifisti avevano le proprie legittime ragioni di fondo in una società civile in buona parte indignata per i bombardamenti, gli “effetti collaterali” delle “guerre umanitarie”. Oggi il pacifismo è un azzardo che va conquistati sul campo, anche sul piano del territorio e dello scontro fisico. D’ora in poi se si vuole praticare l’antifascismo e l’antimilitarismo non si può non considerare la dimensione della guerra.