Le ragioni del mio NO al taglio dei parlamentari

Le ragioni del mio NO al taglio dei parlamentari

C’è un detto popolare che dice:”Tagliarsi le palle per far dispetto alla moglie”. E’ esattamente ciò che accade con la legge sul taglio dei parlamentari che dovrà avere l’imprimatur referendario il prossimo 20 settembre. Non c’è quorum in questo caso: tra il Sì e il No vince chi ha preso più voti.

Se si voleva avere parlamentari realmente rappresentanti dei cittadini bastava abrogare il porcellum, che ha consegnato i parlamentari stessi alle segreterie dei partiti. Se si voleva risparmiare, bastava tagliare gli stipendi dei parlamentari: ma sappiamo bene che poche decine di milioni di euro non risolvono i problemi della nostra economia, che si misura si sa in centinaia di miliardi.

Nel primo ragionamento i pentastellati giurano che poi si metterà mano alla legge elettorale e il PD per dare il suo Sì vuole cambiarla ora la legge, in zona Cesarini, come se la cosa si potesse fare in pochi giorni… un governo in confusione mentale. Ma soffermiamoci sul Movomento 5 Stelle, che ormai è un partito, caduto il tabù dei due mandati e adottato il trasformismo praticamente su tutto: dall’UE e i suoi trattati alla TAV, passando per Autostrade, alle politiche “riformistiche” del sistema paese.

Questo movimento “trasgressivo” (mai stato in realtà) è diventato un partito stile DC, ma senza la forza popolare, la tradizione politica e l’impronta cuturale radicata nelle masse cattoliche della balena bianca. Una mini DC a tempo che verrà trombata alla prossima tornata elettorale a causa delle sue giravolte capitolazioniste e compromissorie che hanno stufato innanzi tutto i suoi stessi elettori. Ma il problema vero dei pentastellati è la deriva reazionaria, associandosi proprio al coro e alle relative forze della destra che da decenni, con Gelli e la P2 per esempio, cercano di attaccare le istituzioni nella loro architettura democratica, così formulata dai nostri padri costituenti. Il taglio dei parlamentari è un altro tentativo dei poteri forti, dopo quello renziano fallito nel referendum del 2016, di ridurre la democrazia e trasferire ancora più potere all’oligarchia dei poteri forti del capitale e dei suoi bracci politici, i partiti di destra o presunta sinistra. Con questo taglio avremo meno rappresentanti in parlamento per cittadino, e con maggiore facilità gli stati maggiori dei partiti e i comitati d’affari che ci stanno dietro sceglierannno e controlleranno dei veri e propri peones scalda scranni.

Il Movimento 5 Stelle dunque entra a pieno titolo tra le forze reazionarie che cercano di attribuire ancora più poteri a chi ce li ha già. Non c’è male per un movimento che si candidava a essere espressione di cambiamento. Il meccanismo plebiscitario del voto decisionale su internet, attraverso la piattaforma Rousseau, che voleva essere un modello di democrazia digitale per tutta la società, è in realtà la testa d’ariete giustificatoria per sminuire le funzioni decisionali proprie delle istituzioni democratiche.

Per questo, il taglio dei parlamentari va restituito al mittente con un bel NO.

Detto questo, sono dell’avviso che in questo paese potrà cambiare qualcosa solo quando a fianco di una democrazia parlamentare  (che ricordo essere oggi devastata dalla partitocrazia al servizio delle cricche capitalistiche) emergerà una vasta e diffusa partecipazione popolare alle questioni nodali del paese, nella forma della democrazia diretta. Solo la lotta di classe in altre parole, e il consiliarismo (Gramsci è ancora molto attuale… anzi, oggi più che mai), può riportare al centro dello scontro politico nel paese quei settori sociali subalterni e sfruttati che diventano forza sociale e motore delle forze politiche antiliberiste per un reale cambio rivoluzionario. Altro che piattaforme digitali… piazze, luoghi di lavoro, territori: qui deve esserci la vera invasione democratico-popolare. Questa è la prima tappa di un processo rivoluzionario che diversamente non nascerà mai se lasciamo l’iniziativa alle forze di regime e a quelle pseudo-radicali di sinistra, stati maggiori senza esercito sempre pronte a inciuci con i maggiori esponenti dell’ultraliberismo in salsa europea: il PD.

Intanto vediamo di vincere come nel 2016 questa battaglia politica.