Questo post è scritto da chi non da oggi continua a pensare che la cosa migliore che possa esserci per il nostro paese è l’uscita da questa Unione Europea di eurocriminali di stato al servizio delle borghesie imperialiste continentali. Così dovrebbe pensare ogni comunista conseguente a un’analisi sia generale della crisi e delle tendenze in atto che specifica del proprio paese. Così come ogni democratico coerente con gli ideali di giustizia sociale.
Ma premesso questo, non posso non reputare come un insieme di sciocchezze nazional-popolari e stereotipi razzisti il video di Tullio Solenghi che in questi giorni sta circolando un po’ ovunque e che potete vedere qui sotto.
L’odio contro un popolo è esattamente quello che vogliono tutti i populismi reazionari, il sustrato ideologico di qualsiasi guerra imperialista, di qualsiasi parte reazionaria e sciovinista che la combatte. Del resto il nazismo non si basava forse sulla supremazia della inesistente “razza ariana” su ebrei, ma anche slavi, africani, praticamente il resto del mondo?
Non solo, questi giudizi superficiali e stupidi di Solenghi che non meritano neppure commenti approfonditi (la guerre le fanno le potenze imperialiste e la colpa ricade sulle due parti ladrone e sfruttatrici, indipendentemente da chi le inizia… Lenin tra l’altro dava un po’ più ragione alla Germania, gli italiani col fascismo allora non hanno meno colpe dei tedeschi nazisti e così via…). Diciamo allora le cose come stanno.
I tedeschi? Prendiamoli singolarmente. Karl Marx… ho forse bisogno di trovare argomenti? Rosa Luxemburg, di orgine polacca, ma tedesca d’adozione e il suo compagno di lotta Karl Liebknecht, gli spartachisti, Ernst Thalmann (mi scuso per la mancanza delle due dieresi che non ci sono sulla a), Bertolt Brecht. E per finire, qualcuno che farà incazzare anche tanti sinistrati petalosi europeisti dei miei coglioni: Ulrike Meinhof e Andreas Baader e tutti i loro compagni. Ho già detto tutto. Onore a tutti questi tedeschi.
Detto questo, allora diviene un po’ più semplice sostenere che non sono i popoli colpevoli delle porcate dei loro governi, ma i governi, le classi dirigenti. E quelle tedesche certamente hanno una lista così lunga da far impallidire i magistrati di una nuova Norimberga economica… a partire dalla Grecia.
Di contro però, c’è chi dall’altra parte controreplica (qui) su berlinomagazine.com con altrettante stronzate sugli italiani, attribuendo le disgrazie del nostro paese alla nostra presunta indole di corrotti, clientelari, mafiosi e chi più ne ha più ne metta. Gli uni e gli altri sono come i leghisti con i migranti: alimentano la guerra tra poveri con la sola funzione di creare consenso per le proprie classi dominanti.
Non esistono popoli buoni e popoli cattivi. Esistono sfruttatori e sfruttati. Esistono i partigiani italiani e gli spartachisti tedeschi di ieri e di oggi. Sono questi oggi, coloro che incarnano qui come là questi ideali che si devono unire insieme ai maquis francesi di oggi e a tutte le forze antifasciste e antimperialsiste europee ed euromediterranee per una nuova Resistenza al mostro neoliberale che distrugge la vita di milioni di proletari nella Germania delle leggi Hartz così come nell’Italia del pareggio di bilancio e del jobs act.
Il fatto di progettare un blocco euromediterraneo che sia qualcosa d’altro rispetto all’Unione Europea non significa dare una pessima valutazione dei tedeschi. Significa adottare un’analisi marxista su dove per prima può scoppiare una rivoluzione sociale per le contraddizioni sociali in essere e in divenire. Possiamo e dobbiamo porre al centro la questione nazionale. Ma non il nazionalismo, bensì l’internazionalismo proletario e popolare, che è sempre il faro guida di ogni forza comunista.
Un’ultima considerazione prima di rispedire al mittente le cavolate di Solenghi. L’attuale situazione di pandemia rende la situazione molto mobile: può prendere molte direzioni. Ma quello che si va profilando senza dubbio è una condizione generale di sofferenza e miseria per tutte le classi popolari del continente. Le forze antimperialiste dovrebbero unirsi per organizzare Resistenza e attaccare il nemico comune dei popoli e delle classi lavoratrici: il capitale neoliberale e le sue istituzioni continentali. Mi stupisco anzi del fatto che nessuno ancora ci abbia pensato. Se non insorgiamo ora, in questo nuovo snodo della storia mondiale, in una lotta che distrugga tutto il paradigma neoliberale, edificando società che mettano al centro i bisogni e i diritti dei popoli, quando lo faremo? Il primo passo è riconoscersi e unirsi.