Il No Tav è il movimento di resistenza popolare più longevo che ci sia mai stato in Italia: ormai un quarto di secolo. Nato in Val di Susa contro la costruzione della linea di Treni ad Alta Velocità (da qui l’acronimo TAV), nel corso dei decenni è cresciuto e si è rafforzato in tutto il paese, riscuotendo consenso in larghi strati della popolazione e l’entusiastica partecipazione alle sue iniziative da parte di gran parte della sinistra radicale, delle forze comuniste, anarco-libertarie, dei centri sociali d’aggregazione, di singoli cittadini, di intellettuali e di altri movimenti antagonisti.
Il Movimento No TAV costituisce di fatto un modello di aggregazione popolare e organizzazione dal basso che altri movimenti sociali sul territorio hanno adottato: dal No Muos (contro il Mobile User Objective System, sistema di telecomunicazioni USA-NATO in funzione bellica) (No Muos Niscemi) al No TAP (Movimento salentino di resistenza popolare al gasdotto che devasterà la Puglia e non solo) e altri.
La resistenza popolare dei No TAV vede coinvolta gran parte della popolazione valsusina contro i comitati d’affari del cemento, gli speculatori finanziari e le burocrazie di stato sostenuti dai principali partiti di regime bipartisan: sia della destra (Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia) che della “sinistra” (in particolare il PD delle cooperative cementiere e delle infrastrutture), i quali vogliono realizzare un’opera inutile (l’attuale linea su rotaia copre anche ben oltre il fabbisogno reale di movimentazione merci), dannosa per l’ambiente e i cittadini (lo scempio paesaggistico, geologico, l’inquinamento da materiale scavato come l’amianto) e dispendiosa per i contribuenti, quando in realtà ci sarebbe da intervenire con opere infrastrutturali e di risanamento idrogeologico praticamente in tutto il paese, ma in particolare al Sud, privo di strade e ferrovie e quel poco che c’è è fatiscente e inadeguato.
L’azione politica di massa dei No TAV va dai cortei su per la valle contro il cantiere TAV, alle manifestazioni nei paesi, ai convegni, ai festival di letteratura, ai campeggi e ai presidi popolari. L’azione di contrasto del potere capitalista e dello Stato borghese si è servita degli apparati giudiziari per criminalizzare il Movimento No TAV, mandando a processo molti dei suoi attivisti anche con imputazioni pesanti, come il reato di terrorismo, per esempio, per il semplice danneggiamento di un’escavatrice, con condanne anche a pene detentive pesanti.