Quello che stiamo vivendo non è una semplice emergenza sanitaria, ma un mutamento antropologico delle relazioni sociali e delle pratiche di vita basato sul controllo dei corpi e dei comportamenti. Questo è ciò che avviene attraverso il distanziamento, la reclusione in casa nei picchi del contagio, con una potenza tecnologica integrata quale: la geolocalizzazione con controllo biometrico, il tracking sanitario e vaccinale, le ronde poliziesche, i droni per la sorveglianza del territorio, le spie di vicinato, le app di tracciabilità e monitoraggio dello stato di salute e delle abitudini al consumo.
Uno stato di salute governato da un stato di polizia, uno stato di polizia legittimato da ragioni sanitarie, un tso di massa sulla popolazione sempre possibile e giustificabile, modulabile in diversi gradi di carcerazione sociale e individuale.
Non ce ne stiamo forse rendendo conto, ma questa modulabilità, questi automatismi dei dispositivi governativi, che hanno piena e indiscutibile giustificazione, hanno di fatto legittimato e reso normale il passaggio a un totalitarismo del potere sui soggetti e sui corpi. Altro che Costituzione! Meglio parlare di fascismo 2.0. Altro che Caapound: i fascisti del terzo millennio sono questi: hanno il volto “rassicurante” dei Conte e degli Zingaretti, l’aria beota di Di Maio e Crimi. Sono gli esecutori, gli ascari di ben più alti pupari.
Ci stanno costruendo una grande galera sociale dove dobbiamo remare solo per loro, facendoci credere che siamo liberi perché possiamo vedere mammina a 200km con skype. Il globalismo si tinge di inferriate spaziali dove passa solo la merce. E’ il globalismo della merce, il cosmopolitismo della turbofinanza mentre si rinnalzano i confini e i muri anche laddove non c’erano. Una road map del consumismo distanziale, che mette al centro il consumo in sé distruggendo l’atto umano della relazione. La comunicazione a distanza dei social ha favorito tutto questo.
Economicamente sopravvivono i più forti, le multinazionali, i grandi franchising. E’ l’impero di Amazon, Uber, Mc Donald e Facebook, che possono portarci la merce a casa, nella nostra cella, che possono farci consumare nei loro piccoli spazi costruiti dentro i loro grandi spazi.
Il “sacrificio” di tante piccole imprese in ogni settore: dalla ristorazione al turismo, dall’abbigliamento all’artigianato e al dettaglio in generale serve ad avvantaggiare chi per dimensioni e capitali può permettersi la distanzialità, l’ottemperanza delle nuove regole.
Ciò non influisce ovviamente solo nell’ambito delle libertà individuali compromesso dall’arbitrio sanitario, nelle modalità di accesso al consumo di merci e servizi (i cui limiti prima erano solo di potere d’acquisto individuale), ma anche nella politica che possono esercitare i cittadini con la libertà di epressione e manifestazione, anche queste minate. Una mancanza di libertà in un unico atto politico dentro la passività permanente: irrigimentato come nuova voce della sequenza: produci-consuma-crepa: quindi vota, se e quando potrai. Quando te lo permetteremo.
Sembra un film di fantascienza ma non lo è. E’ la realtà che ci stanno imponendo.
L’unica maniera per sconfiggere il modo che il capitalismo ha trovato per sopravvivere alle sue crisi, per affrontare questa guerra sociale dall’alto in basso non dichiarata, è rompere tutta questa cazzo di tecnologia del controllo, perché tanto i livelli tecnologici raggiunti, la scienza, non sono acquisiti per la quantità di merci e oggetti tecnici che ci circondano, ma per i saperi acquisiti e che noi selezioneremo e utilizzeremo in funzione dell’umano e non del danaro. Fare un po’ come i luddisti.
Rompere con la rivolta la tecnologia del controllo così come vanno assaltate le carceri di qualsiasi tipologia e liberati i corpi reclusi. Quello che prima subivano solo i migranti, ora lo subiamo pure noi “cittadini stabili”. Provatevi ad andare a Londra adesso, a trovare il cugino in Canada.
Le rivolte come quella statunitense vanno generalizzate per rompere tutti i loro meccanismi di accumulazione e produzione del capitale. Se ci impongono la galera, noi romperemo la galera.