Sembra che il video di Zelensky non sarà più una diretta, anzi non sarà più nemmeno un video ma una lettera che Amadeus o chi per lui leggerà dal palco dell’Ariston. Diciamola tutta: evidentemente hanno capito che ormai la gente ne ha piene le palle della guerra e della sua propaganda, che non attecchisce più. E i sondaggi che hanno in mano sicuramente parlano chiaro.
Tra i fan della guerra de noantri, amanti dei nazi lettori di Kant, quelli che mettono la bandierine gialle e blu sul loro profilo facebook, in mezzo a cagnolini e panorami dell’ultima vacanza al mare, abbiamo il popolo del gnocco fritto: quella sinistreria dem e fluida che ha sostituito sui desktop le bandierine della pace con quelle dell’Ucraina, o le ha unite insieme in una sorta di iconografia schizofrenica che accosta guerra e pace, ma senza Tolstoj. Una russofobia accettata e metabolizzata che ricorda l’indifferenza del popolino verso la sorte degli ebrei nel nazismo hitleriano e nel fascismo del ventennio.
Ma ora, non tira una bell’aria e i propagandisti guerrafondai lo sanno. Sanno che tre anni di restrizioni fascistissime hanno aperto le menti di milioni di persone. E ora anche la guerra, l’economia di guerra. Le organizzazioni che hanno gestito i movimenti del sabato contro la reclusione pandemica di massa e i sieri genici sotto ricatto, l’11 saranno a Sanremo e davanti a tutte le sedi RAI. Il 25 febbraio poi si preannuncia una manifestazione nazionale a Genova contro la guerra, con i camalli del CALP, Collettivo Autonomi Lavoratori Portuali in prima fila, promotori e già sul piede di una guerra alla guerra con il blocco dei flussi di armi dal porto.
Un po’ di buon senso vorrebbe che tutte queste espressioni di un’opposizione sociale e politica alla guerra della NATO, voluta da parecchi anni contro la Russia, si unificassero in un fronte unico. La situazione è catastrofica: siamo sull’orlo di un conflitto nel nostro continente, che avrebbe le proporzioni di uno scontro militare con uso di armi nucleari tattiche. A Sanremo abbiamo avuto i Pinguini Nucleari Tattici, non quelli del Polo Sud, ma stavolta ci saranno sul serio già pronti sulle rampe, dal Barents all’Egeo: e a cantare saranno i missili.
Non c’è tempo da perdere e francamente ho visto mobilitazioni più serie negli anni della prima guerra del Golfo, ai tempi delle frigne di Cocciolone. Si bloccavano treni, c’erano manifestazioni di piazza oceaniche, per molto meno e molto meno vicino. Se qualcosa devono fare le organizzazioni comuniste, sovraniste, libertarie, è proprio ora: invitare alla mobilitazione generale tutta la popolazione, indistintamente dai colori politici e dalle diatribe che hanno sempre più il sapore del brodo in cui bollivano i manzoniani capponi di Renzo.
Una tregua almeno facciamola noi, perdiana.