“NOI TI VEDIAMO E TE LO RICONOSCIAMO CON UN PUNTEGGIO”

“NOI TI VEDIAMO E TE LO RICONOSCIAMO CON UN PUNTEGGIO”

Questa frase di Bugani, assessore all’agenda digitale del Comune di Bologna (vedi qui), sintetizza bene cosa sia il “Portafoglio del cittadino virtuoso”, una sorta di patente a punti che già viene adottata da diversi comuni emiliani, tra cui Fidenza con gli appartamenti Acer, sul modello del credito sociale cinese.

E’ quel “noi ti vediamo” che è inquietante: il futuro che un tempo sembrava distopico, sta divenendo realtà e l’Emilia ancora una volta si rivela laboratorio del controllo sociale e dei modelli di produzione (vedi decentramento produttivo degli anni ’70), che oggi si estende appunto nel sociale e nel controllo della persona. Quelli che erano diritti diventano oggetto di premio o sanzione a seconda del comportamento, con un livello tecnologico che ormai è in grado di controllarci in ogni istante della nostra vita.
E’ ovvio che questo dispositivo che ha preso il peggio del percorso storico e politico cinese (alla faccia del “socialismo”!), non è altro che una trasmissione di pratiche del controllo quasi automatica che le classi dominanti, che siano oligarchie della finanza e multinazionali o mandarini burocratici di stato e di partito, adottano prendendo dai modelli più avanzati del comando sulla forza-lavoro e sulla popolazione.
E’ altrettanto ovvio che questo dispositivo non viene adottato tutto d’un colpo e ovunque, ma sperimentato e introdotto un po’ per volta secondo la solita tattica della “rana bollita”.
Un grosso colpo l’ha dato il green pass e la tendenza è quella di concentrare i dati personali che vanno dalla vaccinazione al conto corrente, dal comportamento virtuoso in condominio all’adesione alle iniziative del Comune (l’uso della card cultura…), alle scelte ecosostenibili e chissà cos’altro, in un unico supporto e con una gestione unitaria e condivisa dei nostri dati. Si pensi solo alle implicazioni su determinati diritti politici come quelli di sciopero o di critica: un esempio lampante è la chiusura dei conti correnti in Canada di coloro che hanno partecipato alla rivolta sociale.
Dunque al netto delle cretinate che in questi mesi ho sentito da fior fiore di compagni, prese in giro sul green pass come esagerazione e che non sarebbe altro che una innocua tessera sanitaria e corbellerie del tipo “è un’arma di distrazione di massa”… “tanto hanno già i dati… sei sui social… sanno tutto…” devo dire che c’avevo preso già sei mesi fa. C’avevo preso nel sostenere che il green pass era un attacco ai lavoratori, che era l’anticamera di una società del controllo sociale e individuale e che era solo l’inizio.
Cambiano dunque i modi della lotta di classe davanti a un potere che ti controlla, ti individua e ti sanziona (vedi le multe comminate per manifestazione non statica…). Sempre meno persone saranno disposte a pagare per scelte critiche e forme di lotta i cui partecipanti possono essere attaccati selettivamente nei diritti e nella vita sociale.
E ancora oggi c’è una gran parte della compagneria che si ostina a non vedere o a vedere tutto questo come un insieme di episodi isolati (già questo un ossimoro…), in un “accanimento terapeutico” riguardo una strada sbagliata presa mesi fa e senza volere ammettere lo sbaglio dovuto a miopia politica, inadeguatezza di visione strategica rispetto al punto più avanzato dell’attacco capitalista alle classi popolari nell’uso della tecnologia e dell’intelligenza artificiale.
Se non si capisce cosa abbiamo di fronte non si possono certo individuare quelle forme di lotta e quella strategia politica che sia in grado di colpire questo dispositivo di comando e vanificare questo passaggio totalitario.
Per questo ritengo che siamo ancora in alto mare.
(Immagine in evidenza: l’assessore all’agenda digitale Bugani e il sindaco di Bologna Lepore)