Palestina, laboratorio dell’oppressione anche nelle metropoli imperialiste

Palestina, laboratorio dell’oppressione anche nelle metropoli imperialiste

Un ottimo spunto ci viene dall’opera recensita da Sandro Moiso su Carmilla:
Simone Browne, Materie oscure / Dark Matters. Sulla sorveglianza della nerezza, Meltemi editore, Milano 2023, pp. 265, 20 euro.

Scrive Sandro:
“Sostanzialmente la mentalità razzista, che sovrintendeva alla tratta atlantica degli schiavi e all’organizzazione del loro controllo e trasporto da un parte all’altra del mondo, di fatto ha anticipato le norme del controllo sociale contemporaneo attraverso la registrazione, la marchiatura e l’assicurazione sugli stessi per garantirne la proprietà dei “bianchi”. Cosicché l’opera di catalogazione giudiziaria, razziale, economica, sociale, mercantile, di genere e di classe che risulta dagli attuali processi di profilazione diffusa attraverso l’uso di strumenti di controllo non solo polizieschi ma, e forse soprattutto, volontari per mezzo dei social media e delle disparate piattaforme di comunicazione personale e commerciale, trova le sue origine in pratiche messe in atto fin dal XVIII secolo.”
Il tecnoautoritarismo del controllo biometrico,dei check point e dei pass ha origini antiche: affonda nella discriminazione e oppressione razzista.
Scrive Sandro “Sostanzialmente la mentalità razzista, che sovrintendeva alla tratta atlantica degli schiavi e all’organizzazione del loro controllo e trasporto da un parte all’altra del mondo, di fatto ha anticipato le norme del controllo sociale contemporaneo attraverso la registrazione, la marchiatura e l’assicurazione sugli stessi per garantirne la proprietà dei “bianchi”. Cosicché l’opera di catalogazione giudiziaria, razziale, economica, sociale, mercantile, di genere e di classe che risulta dagli attuali processi di profilazione diffusa attraverso l’uso di strumenti di controllo non solo polizieschi ma, e forse soprattutto, volontari per mezzo dei social media e delle disparate piattaforme di comunicazione personale e commerciale, trova le sue origine in pratiche messe in atto fin dal XVIII secolo.”
La tecnopolitica del controllo è particolarmente sofisticata dove si ha colonialismo da insediamento come in Palestina, su cui si basa il regime nazi-sionista israeliano. Una delle ragioni per le quali diviene impraticabile la nascita di uno stato palestinese la gestione tecnologica del controllo e della separazione tra le due comunità attraverso le tecnologie del controllo, che garantiscono anche lo sviluppo degli insediamenti dei coloni.
Alle radici dell’anglosfera e dell’occidente collettivo c’è la pulizia etnica, come avvenne per i nativi americani. I nazisionisti non hanno inventato nulla: hanno perfezionato tecnologicamente il sistema di colonizzazione. Un sistema le cui tecnologie dal laboratorio palestinese di Gaza e Cisgiordania trovano applicazione nei specifici contesti delle metropoli imperialiste per separare, discriminare, sanzionare o premiare, creando individui antropologicamente disciplinati e acquiescienti.
Tanti muri e check point fisici e digitali nei territori che mutano in base alle politiche delle oligarchie capitalistiche e dei loro esecutori bipartisan nei nostri governi.
Infatti, un’altra osservazione di Moiso su questo processo totalitario vigente ci dice che:
“Un processo che, però, si è andato progressivamente allargando a tutto il corpo sociale, occorre dirlo, anche non caratterizzato dalla “nerezza”. In cui lo sguardo inizialmente rivolto allo schiavo o, per dirla con Ralph Ellison, all’uomo uomo invisibile si è rovesciato anche contro l’osservatore primigenio.”
Questa bio-tecno-politica del controllo sociale è la base del totalitarismo occidentale (e direi non solo… gli alleati tattici pseudo-socialisti li affronteremo poi o comunque tenendo presente il nemico principale da battere), nell’era del suo declino e nei processi mondiali e regionali alla decolonizzazione e al multipolarismo. Il totalitarismo del controllo bio-tecnologicoè la sola risposta che l’imperialismo può dare di fronte alle contraddizioni geopolitiche, economiche e sociali dalle quali è attraversato.
Va detto infine, che però la lotta di classe antimperialista non si esaurisce nella sconfitta o ridimensionamento dell’Occidente imperialista collettivo a dominanza USA, ma è ben presente e proseguirà anche in quei paesi capitalistici, a capitalismo di stato che attualmente si contrappongono all’imperialismo, ma che sul piano delle tecnologie del controllo sono piuttosto avanzati, soprattutto in Asia. Ma questa è materia da analizzare in una propria opportuna sede.