Patrimoniale

Patrimoniale

In questi giorni nel “belpaese” ha tenuto banco tra i politicanti la patrimoniale. Non stiamo parlando certo di una radicale redistribuzione della ricchezza sociale, ma di una sorta di contributo simbolico (attorno al 1-3%) per le rendite sopra i 500 mila euro. Apriti cielo. Così come accade per chi intende criticare i vicoli europei, la mancanza di dati dei vaccini Moderna Pfizer (vedi il fango su Crisanti), anche per la patrimoniale i soliti cerberi dello status quo borghese, da destra e sinistra, si sono scagliati lancia in resta per allontanare anche la sola idea di togliere una sola cucchiaiata dall’oceano di danaro che i ricchi hanno non certo per il sudore della fronte.

Ovviamente questa vaga e fugace idea è finita in cavalleria, come del resto era inevitabile, visto che la questione era più una boutade propagandistica di qualche sinistrato alla LeU o PD che una reale intenzione. Eppure sono mesi, durante la pandemia, e anni che la sinistra radicale degna ancor di questa definizione si batte per affermare una redistribuzione della ricchezza sociale attraverso una patrimoniale che intervenga sulla polarizzazione sempre più esasperata e abissale tra povertà, precarietà e schifose ricchezze da speculazione.

Del resto, questo è il tenore del dibattito anche tra i sinistrati dalla lacrima di coccodrillo verso chi soffre ed emigra. Una volta la sinistra per suo costituzione esisteva per mettere in discussione radicalmente le differenze e le ingiustizie sociali. Oggi è un coacervo di miseri burocrati il cui fine sono loro stessi nell’atto narcisistico di far finta di pensare alle ingiustizie.

In realtà le questioni vere sul tappeto (e i posteri lo sapranno bene nel rivedere la nostra storia attuale) sono la distruzione del meccanismo che crea queste differenze sociali, che siano vincoli UE, una finanza totalmente free, leggi che legittimano lo sfruttamento del lavoro, l’attacco allo stato sociale e ai servizi, dunque una vera patrimoniale, così come il ruolo centrale dello Stato nella pianificazione dell’economia e della società in generale.

Nessuna forza politica sta andando in questa direzione. Bastano le lacrime di coccodrillo per mitigare ogni pensiero. Pertanto sarà la storia stessa, quella che si sta scrivendo in Francia, in Cile, in Libano, in Irak, in Grecia, ovunque c’è lotta di classe, a fare iustizia di questo ceto di inutili cialtroni e di servi delle oligarchie imperialiste. C’è da augurarsi ce anche in Italia presto si possano aprire le danze.