Quando parlo di economicismo…

Quando parlo di economicismo…

Ecco qui sopra la dimostrazione: per carità, tutte questioni sacrosante, ma non c’è traccia di alcuna questione politica. Poi qualcuno dirà: ma le condizioni di vita, salariali, occupazionali dei proletari sono questione politica. Certo risponderei, ma non sufficiente perché non coglie l’elemento che tutte le riassume: la sottrazione di democrazia parlamentare, l’attacco alla Costituzione e lo stravolgimento delle più elementari libertà e diritti civili e sociali con la gestione criminale governativa della pandemia.

E invece i cari compagni se ne guardano bene dal parlarne. E intanto mi giunge voce che sempre più lavoratrici e lavoratori abbandonano sia il sindacalismo concertativo che quello conflittuale, evidentemente non abbastanza conflittuale. Ci sono spezzoni di società che sfuggono sia alla politica ufficiale che a quella delle conventicole ultrasinistre e questo nodo non viene affrontato.

Ho la netta sensazione che il 4 dicembre sarà l’ennesima sfilata di una comunità chiusa e rissosa al proprio interno, autoreferenziale, che si accontenta di poco, prefigurando scenari futuri di crescita politica non si sa bene in virtù di cosa. La teoria dei due tempi. E se sarà l’ennesima autorappresentazione non cambierà nulla. Solo che questo ceto politico ancora una volta non se ne renderà conto, o non vorrà vedere.

Ma quello che più mi lascia basito è la totale acquiescenza interna, l’accettazione a non affrontare neppure lontanamente la questione: viene accettata la consegna proveniente dai “colonnelli”. Ciò non fa onore a quei compagni, soprattutto a chi magari qualche mal di pancia ce l’ha ma pensa che prima o poi i “colonnelli” rinsaviranno dal torpore che non fa vedere ciò che è sempre più lampante.

Io la coscienza a posto ce l’ho, perché non ho fatto altro che esprimere ciò che penso. L’ho fatto pubblicamente. Ho solo evitato scontri diretti interni che non avrebbero portato a nulla e non avrebbero giovato alla mia salute precaria. Di tutto ho bisogno fuorché farmi venire il sangue amaro. Ma ho pazienza e sono in riva al Gange.

So che le forze migliori, soprattutto i giovani, presto o tardi romperanno con questo opportunismo, perché comunque c’è del buono nella sinistra rivoluzionaria.