Rabbia saudita, egiziana, irachena, libica, qatariota…

Rabbia saudita, egiziana, irachena, libica, qatariota…

Di Battista e Moni Ovadia dicono cose molto giuste sulla situazione in Palestina e sulla propaganda sionista del mainstream supermatista atlantista che ci sta ammorbando in queste ore (Porroieri sera era semplicemente schifoso).
Giustamente pensano che la soluzione dovrebbe essere una trattativa per la pace con la liberazione del popolo palestinese da questo apartheid nazista e e la creazione di uno stato palestinese.
Però dimenticano un “dettaglio”.

Non comprendono che ciò sarà possibile solo a fronte del fatto che la situazione per Israele non potrà più essere gestibile come prima. Se oggi Di Battista e Moni Ovadia come tanti altri sodali della Palestina sono lì a parlarne è perché è successo qualcosa: il salto di qualità che l’operazione Diluvio ha comportato con la lotta armata nei rapporti di forza.
Senza Resistenza armata del popolo in Palestina non vi può essere alcuna soluzione. Ed è esattamente ciò che sta accadendo. Il problema per Israele ora è che non può non rispondere con un’aumentata logica genodcida, ma che se fa questo deve sacrificare i tanti ostaggi nelle mani della Resistenza, ma quel che è peggio dovrà subire la rabbia di 200 milioni di arabi ne paesi che vanno dall’Atlantico al Golfo Persico. La lotta amata palestinese ha mandato in vacca anche l’accordo di Abramo e le prime dichiarazioni saudite non fanno presagire nulla di buono.
Solo gli occidentali possono fottersene, ma fino a un certo punto, visto che la Francia per esempio ha fior di banlieu.
La Resistenza palestinese ha posto a tutto il mondo arabo un dilemma: o sostenere, anche solo facendosi mediatori, la causa palestinese e denunciando gli eccessi e le logiche suprematiste di Tel Aviv, o andare incontro a una fase di scontri sociali interni.
Tutto ciò avviene in un contesto in cui l’imperialismo a dominanza USA sta perdendo crdibilità politica dopo il conflitto in Ucraina e l’emersioni di forti spinte anticoloniali o antineocoloniali dalSahel all’America Latina.
I focolai di crisi, e ci aggiungiamo Taiwan, se stiamo a seguire la politica di USA-NATO e UE non fanno presagire nulla di buono: la sua logica è solo quella dell’escalation e delle cittadelle del capitalismo occidentale, il giardino di Borrel, circondato dalla “giungla”,. L’unico contrappeso a questo delirio suprematista è la politica di paesi come la Cina, di cui è capofila e paese dirimente tutte le questioni ogggi sul tappeto. Non occorre essere filo-cinesi per capirlo. USA-NATO non possono più fare i gendarmi del mondo e con essi Israele, per il semplice fatto che gran parte del mondo li percepisce per quello che sono: banditi criminali, volpi nel pollaio.
Oggi l’iniziativa diplomatica spetta alla Cina e al fronte dei BRICS: il successo dell’accordo Iran-Arabia lo dimostra. Solo chi va nella direzione del rispetto dei popoli e delle nazioni, della loro autodeterminazione e della simmetrica uguaglianza dei rapporti tra paesi ha la credibilità della maggior parte del pianeta. Ed è logico che sia così.
E questa percezione frutto della realtà e ad essa coincidente dà spazio a ogni processo di liberazione e di decolonizzazione.
Non dimentichiamoci dunque che i conflitti popolari, le guerre giuste, sono percepite come giuste dai popoli e questo dà la forza agli uni e agli altri, anche ai popoli che oggi sonnecchiano.
E la propaganda sionista dalle nostre parti è così smaccatamente delirante e fanatica proprio per questo, perché i centri di potere occidentale sanno bene che la Palestina più dell’Ucraina è il cerino nella polveriera.
Purtroppo però dalle nostre parti non c’è nessuno che abbia veramente il coraggio di dire le cose come stanno e ci si fa obnubilare con l’equidistanza da un’inesistente resistenza popolare anti-russa in Ucraina (altro totalitarismodi stampo nazista spacciato dai suprematisti alantisti per democrazia), come la posizione Santoro che non ha nemici e fa della critica alla guerra un oggetto astratto, mettendosi anxora una volta dalla parte degli “europei”, o come in queste ore dall’azione al rave da parte dei combattenti palestinesi, senz capirne il signficato polutico dirompente. Perché qui in occidente si sostengono diritti e ci si indigna solo a comando, seguendo il punto di vista e l’agenda suprematista di Washington, Bruxelles e Tel Aviv. Seguendone le narrazioni completamente false e idiote che solo una propaganda goebbelsiana, come accaduto anche per la sindemia da covid, questa sorta di fascismo mediatico e biopolitico può sostenere finché la popolazione fa della non partecipazione alla vita politica uno standard di vita sociale e quotidiana.
L’11 settembre per Israele è arrivato e grazie alla lotta armata della Resistenza Palestinese, nulla sarà più come prima. A partire dall’immagine di una potenza militare in grado di controllare e gestire con l’appoggio ideologico di tutto l’Occidente (la favoletta dell’unica democrazia nel mondo arabo) un regime di oppressione che nel mondo non ha pari. Un’immagine distrutta in poche ore dai fedayn contemporanei.
Bisogna che i nostri oppositori se ne rendano conto, senza limitarsi a fare da contrappeso nelle loro argomentazioni alle azioni efferate dei resistenti (che ripeto: hanno un senso politico), con le sole argomentazioni dell’oppressione su tutto un popolo, limitandosi a dire: visto cosa è successo?… è il frutto dell’oppressione!
Occorre alzare l’asticella del sostegno ai popoli in lotta per la loro autodeterminazione, cominciando a dire che ribellarsi è giusto, anche con le armi se politicamente necessario e produrre analisi amndando oltre la sola critica etica. Questa presa di posizione serve anche a noi per far capire che anche qui c’è chi combatte. Certo, con altre armi (grazie, negli anni ’70 abbiamo già dato…), considerando un sistema istituzionale nostrano che però è sempre meno democratico e sempre più totalitario (una lotta democratica a tutto campo), con la consapevolezza che ciò che capita agli altri popoli, può capitare anche a noi e capiterà se ci ribelleremo al Washington consensus.
Alzare l’asticella con una presa di posizione che ci faranno credere sia impopolare, ma che in un percorso di decolonizzazione e de-atlantizzazione necessaria e vitale anche per il nostro paese e paesi come il nostro, è altrettanto necessaria se vogliamo lottare sul serio e non fare il solito terzomondismo umanitario.