Sardine e reti a strascico

Sardine e reti a strascico

Il fenomeno delle Sardine è nato per “contrastare l’odio” profuso a piene tastiere dai seguaci del capitone Salvini. Detta così può sembrare che il suo popolo abbracci una filosofia comportamentale dedita al dibattito e all’ascolto dell’altro, alla dialettica tra posizioni diverse. E invece… anche no.

A vedere i comportamenti sui social e le conduzioni dei gruppi viene fuori che nei gruppi delle sardine esiste un filtraggio dei post. Il che sarebbe pure giusto se si limitasse a quelli fascisti o leghisti. E invece sono tutti o sbilanciati verso una parte politica della “sinistra” oppure limitati a comunicazioni di servizio su manifestazione e qualche nota di cronaca antisalviniana, prese in giro e amenità varie. I conduttori sin dall’inizio hanno svolto il ruolo di inibitori di temi politici e sociali che potessero interferire con l’orientamento politico della campagna elettorale dem in Emilia-Romagna.

Temi ostracizzati? Il comunismo, la questione palestinese, le vertenze per il lavoro… in pratica tutti i temi legati non solo alla vicazione politica di una sinistra degna di questo nome, bensì esattamente quelli che corrispondono al contrario alle misure di politica economica neoliberista intraprese dal PD negli ultimi anni al governo. Tutto ciò è in linea con il ritornello “non siamo divisivi”, una variante meno scolastica ma ugualmente da polli d’allevamento di “qui non si fa politica”. Che estensivamente vuole dire: qui non si fa politica, si deve solo votare Bonaccini e il PD. L’episodio della bandiera rossa allontanata a Firenze, non di partito (Santori ha cercato di attribuirla furbescamente a Potere al Popolo, ma era di un centro sociale), va in questa direzione.

Anche la massa di aficionados, quelli rimasti dopo la campagna elettorale emiliana romagnola, i fedeli, i no a Salvini, gli anti-odiatori rivelano invece modalità di esclusione, denigrazione fino all’insulto e incapacità al confronto pari a quelle dei seguaci del capitone, ma nei confronti di chi a sinistra muove critiche, porta tematiche. Tutto quello che è alla tua immediata sinistra e non serve la funzione primaria di votare PD va attaccato in tutti i modi.

Questi limiti a una capacità al confronto, che è una strada obbligata se si ha intenzione di rinnovare la politica e avere un progetto di cambiamento, sono alla base della crisi della sinistra stessa. Che non è solo crisi politica, ossia il passaggio dalla parte opposta della barricata, dei fagioli, di commissari UE, del padronato, delle burocrazie nostrane e di Bruxelles, ma anche proprio crisi di partecipazione a processi politici di massa più complessi, che presuppongano ragionamento e confronto, quindi delega ai soliti tecnici (vedi ancora Santori) e ai partiti e al governo di ogni decisionalità e sintesi politica. Le Sardine del resto, sono sardine, fanno solo massa. Contro chi si sa, ma per chi… eh beh, la cosa si fa più fumosa. E allora c’è la rete. Ma non quella che mette in connessione idee e pratiche, bensì quella a strascico, verso utili scopi per qualcuno. Questa è la caratteristica più evidente del fatto che le Sardine non sono un movimento, ma un fenomeno di restaurazione della politica di partito, che chiude all’assemblearismo, alla democrazia diretta, all’autonomia politica e partecipata tipica dei movimenti. Il binomio piazza e social rappresenta in realtà un binario fuori dal quale non è dato andare se non per i ritrovi preparatori delle rappresentazioni di piazza. Discussione zero.

Il “sei con noi o contro di noi” l’hanno ereditato da quasi tutta la politica di sinistra, vera o pseudo tale, e in questo caso non serve per individuare un avversario di classe, ma per escludere qualsiasi ipotesi, tema o riflessione, ma anche soggetto interlocutore, che vada a interferire con la rete a strascico di cui prima. Qui si incontrano l’incapacità cronica della massa a comunicare, destra o sinistra che sia, analfabetismo funzionale o comportamenti manichei, risultato di decenni di passivizzazione, società dello spettacolo, berlusconizzazione dei media con la capacità di mantenere la massa esattamente così da parte delle agenzie interne ai partiti o ai media, in un’operazione di marketing sociale di cui oggi sappiamo la genersi da un articolo illuminante su L’Espresso.

Ma veniamo alle significazioni comunicate dalle Sardine a uso corrente nei social. Sono interessanti quelle per esempio verso Potere al Popolo e le altre forze della sinistra, comuniste o di classe. Se le finalità non sono di critica, ma di insulto, gli argomenti non brillano per acutezza intellettuale. Vediamole:

a. siete allo 0,01% gli elettori non vi seguono, ergo: avete torto

b. avete fatto il gioco di Salvini

c. dividete la sinistra

d. siete inutili

Se prendiamo la a., ovvero la più demenziale, è passata l’idea che chi è più forte ha ragione, la maggioranza ha ragione. La ragione non è un elemento indipendente dalla massa che la sostiene, bensì è la conseguenza di un pensiero condiviso dalla maggioranza. In astratto e per metafora se la mandria di bufali va verso un burrone non sbaglia. Asserzione evidentemente sbagliata visti gli esiti. In concreto, la storia insegna che le maggioranze che avevano aderito al fascismo e al nazismo non avevano ragione, né sul piano delle conseguenze, né su quello di un punto di vista antifascista. Pertanto nella a. sarebbe più giusto dire: avete torto per questo e questo motivo politico, esprimendo un punto di vista di una sardina pensante, singolarmente o collettivamente, e non quello della falsa ragione numerica.

Il numero non dà la ragione.

Ma la a. è falsata anche da un altro aspetto. Tutta questa gente educata a vedere un sistema democratico come un modello perfetto, perchè tanto c’è la Costituzione, è disabituata a comprendere per esempio che le elezioni sono una corsa sbilanciata: c’è chi parte cento metri più avanti quando la gara è quella dei 200 metri, mentre c’è chi ha addirittura ostacoli. I centri di potere che controllano i media, la grande editoria che dipende dai gruppi finanziari danno spazio ai propri ascari e oscurano chi è scomodo. E questo non è solo un problema di par condicio nelle campagne elettorali, è proprio la modalità per creare consenso o campagne di demonizzazione di qualcuno, a favore di guerre, ecc. dell’intero sistema politico a democrazia rappresentativa. Con rappresentatitività evidentemente manipolata. E’ un chiaro problema di democrazia. Dunque, dietro a questo concetto non solo c’è ignoranza, ma totale asservimento intellettuale e politico al sistema, che evidentemente a questi soggetti va solo bene. Va bene così. Esattamente ciò che ha imposto Berlusconi, che ha contribuito e non poco a questa situazione, va bene così.

Che nelle elezioni regionali dell’Emilia-Romagna Bonaccini abbia avuto servizi del tg a profusione, Borgonzoni pure e Marta Collot per niente o quasi, non sfiora le menti deboli dei dileggiatori. Una sinistra degna di questo nome, al contrario non dovrebbe servire il campo ormai vasto dell’antidemocrazia, ma fare denuncia politca riguardo ai mezzi di comunicazione al totale servizio dei potentati. Se sfiorasse la loro mente, costoro capirebbero una delle ragioni, la principale dello 0,01% alla sinistra di opposizione e lotta.

In definitiva, se i contenuti delle Sardine sono evanescenti, eterei, ambigui, adattabili a qualsiasi campagna politica del PD, la forma e i comportamenti del banco, o dei banchi che girano per l’arcipelago angusto di una sinistra decotta e supina al pensiero unico neoliberale, sono quelli speculari, magari con una voglia di bon ton in più, di quelli della massa del capitone.

Mi sono astenuto da valutazioni politiche sull’ultima cazzata dei magnifici quattro: la visita a Fabrica di Toscani, con foto emblematica insieme a Benetton. Ma del resto dimmi con chi vai e ti dirò chi sei.