Sullo scientismo “neutrale” di Contropiano
Questi appunti nascono dall’esigenza di comprendere le ragioni teoriche e politiche per le quali, una gran parte della sinistra di segno comunista in Italia ha preso posizioni critiche verso la vasta Resistenza popolare che è nata non solo nel nostro paese, ma in tutta Europa e in parti del mondo contro la gestione neoliberista della pandemia da covid-19 e tutto il rosario di restrizioni liberticide che stanno stravolgendo le società dell’Occidente capitalistico. È proprio in questo passaggio epocale che l’impianto marxiano ricorrente nelle varie organizzazioni si rivela per quello che è: ortodossia che non non rifondato un fico secco, dunque un binario morto di lodevoli quanto pie intenzioni.
Per fare questa disamina parto dai “migliori”, ossia da Contropiano, rivista online che ha saputo in questi decenni tenere dritta la barra di una posizione critica non solo al capitalismo, ma ai progetti che le classi dominati portano avanti attraverso gli stati borghesi e le entità plurinazionali come l’Unione Europea, nonché i dispositivi militari come la NATO. Una posizione che ha saputo mantenere salda la storia della lotta di classe in Italia, a partire da quegli anni ’70 che la vulgata di regime e i revisionisti post-PCI hanno cercato di seppellire e mistificare con prtiche censorie e forcaiole che tutt’oggi perdurano.
Eppure, di fronte a questo passaggio storico, direi addirittura antropologico, anche da parte di quest* compagn* non c’è stata una reale comprensione della torsione autoritaria, biopolitica, che gli stati e le classi dominanti hanno operato in modo opportunistico e criminale ai danni delle popolazioni. E da questa incomprensione è nata una linea politica sbagliata, avulsa dalla Resistenza popolare diffusa che sta animando le nostre piazze, che ha portato interi spezzoni del movimento conflittuale sindacale a avvitarsi in un resistenzialismo economicista autoreferenziale.
Lo scientismo che non vede…
Da Scienza “non neutra” o negazione della scienza, editoriale apparso su Contropiano il 22/10/2021 (https://contropiano.org/editoriale/2021/10/22/scienza-non-neutra-o-negazione-della-scienza-0143254)
Sulla scienza questo editoriale parte da una giusta premesssa:
«…possiamo dire senza alcun dubbio che la scienza non è neutra sia sotto l’aspetto del processo produttivo della conoscenza che nell’individuazione degli obbiettivi della ricerca.»
(…)
… ma arriva a una conclusione meccanicistica:
«Ma altrettanto senza dubbio è il fatto che i risultati di quella produzione scientifica sono oggettivi, veri in modo storicamente determinato (ossia perfettibili e ribaltabili nel progresso della ricerca). Perché confermati dal processo sperimentale, dalla revisione peer-to-peer (altri gruppi di ricercatori debbono ripetere quell’esperimento e “trovare” gli stessi risultati nelle stesse condizioni), ecc.»
(…)
«E così anche per i vaccini, che certamente sono stati “selezionati politicamente” (sono ammessi solo quelli “euro-atlantici”, dalle nostre parti), ma altrettanto certamente sono stati analizzati e riconosciuti anche dai ricercatori della “concorrenza” (cubani, russi, cinesi). Se ci fosse anche un solo piccolo dubbio di validità ed efficacia (relativa, come per tutti i vaccini) non mancherebbero di farlo notare, se non altro per “piazzare” meglio i propri prodotti sul mercato mondiale.»
Oggettivi, veri… è ciò che stride: stabilito da chi? Ciò significa che tutti i risultati sono tali. Si assolutizza il processo di ricerca, le sue finalità. Questa separazione meccanicistica tra funzione capitalistica della scienza (il profitto) e suo scopo (il profitto ma erogando benefici) è lo schemino di Contropiano. Il fatto che da un laboratorio esca un dispositivo ingegnerizzato che ha altre funzioni da quelle benefiche e che viene spacciato per beneficio, non sfiora neppure per un istante questi esegeti di una scienza che comunque sia ripercorre questo processo (visto da questi in modo meccanicistico), sempre e nello stesso modo. È da questa visione ingenua che salta fuori dal cilindro del marxismo “più puro” il coniglio della neutralità.
In pratica nel suo editoriale su Contropiano, Francesco Piccioni ci dice che: sì, la scienza non è neutra, ma i risultati che si ottengono invece lo sono. Intanto ne fa un’assolutizzazione, ossia: tutti i laboratori del sistema scienza (che ricordiamo su questo ne ammette l’origine e la funzione di classe, dentro un sistema classista, capitalisticio), si presume che siano fnzionali al benessere e alla salute. Ovviamente se escludiamo la scienza al servizio della guerra.
Tutti? E perché? Perché se no dovrebbe scoperchiare il vaso di Pandora degli attuali vaccini anti-covid, che di controindicazioni ne hanno e non poche. E che dal sistema dominante vengono occultate e minimizzate nel nome di una salute suprema pubblica che non è altro in realtà che il profitto delle multinazionali.
Va da sé che questo giochino concettuale porta a dire che tutti coloro che mostrano un atteggiamento critico, comuni cittadini o esperti di ogni campo medico e specialistico sono dei no vax. Piccioni si allinea così alla canea del mainstream vaccinale.
Il risultato di questo ragionamento “scientista” è una lettura falsata del conflitto sociale in atto, poiché così è possibile classificare come no vax qualsiasi espressione politica e sociale provenga dal movimeto di massa contro la gestione pandemica criminale di ben due governi. Non solo, ma questa impostazione va a coprire una parte di tutta questa gestione criminale, in particolare gli effetti nocivi delle vaccinazioni (che pure ci sono e andrebbero quanto meno presi in considerazione) e quel che è peggio, la non adozione nei protocolli di Stato di terapie alternative ai vaccini, che sono state occultate sin dall’inizio in modo criminale da ministero della sanità, ISS ed AIFA, col fine di autorizzare in via emergenziale i vaccini stessi. E intanto tachipirina e vigile attesa portava a migliaia di vittime e a intasare le terapie intensive.
Nello scientismo di questi compagni si sollevano questioni sacrosante come la sanità pubblica, l’aumento di personale medico e paramedico, di strutture territoriali e via dicendo. Peccato che glissino in modo complice sulla questione dei protocolli e su tutta la gestione preparatoria dell’avvento dei vaccini e poi ancora dopo, agomentando che non esistevano strade alternative. Ma esistevano eccome! Tanto è vero che nella stessa decantata Cina si è iniziato a curare il covid ben prima dell’arrivo dei vaccini, adottando un approccio olistico, ossia quello giusto, che andava da farmaci già esistenti fino e persino alla medicina tradizionale cinese. Poi, certo, sono stati introdotti i vaccini come il Sinovac.
Forse a Piccioni manca un pezzo della non neutralità scientifica: ha mai sentito parlare del banale esempio della fabbrica di calze che usa filati meno resistenti per portare i consumatori ad acquistare continuamente calze? Era in un compendio per ragazzi del Capitale di Marx. E fu una delle prime opere del grande di Treviri che lessi da ragazzino.
Scienza e tecnologia non sono allora forze produttive i cui esiti e risultati possono essere manipolati in funzione dei profitti? E perché un marxista non deve andare in fondo nell’indagine e verificare quali sono le ragioni di una gestione autoritaria, negligente, demenziale e incongruente della pandemia da covid? Perché unirsi alla canea reazionaria e diventare in pratica informatori scientifici dei grandi gruppi del farmaco?
Questa caccia alle streghe verso chi ha posizioni critiche e non si allinea alla narrazione dominante, è partita dai centri di potere finanziario e multinazionale del capitale, passando a livello operativo per governi, media, partiti, opinion leader di vario tipo, per arrivare fino alle punte più radicali della sinistra “anti-sistema”.
C’è scienza, c’è approccio scientifico in questo modo di ragionare e di affrontare la questione?
Le domande che andavano poste per un approccio scientifico alla gestione della pandemia
E a questo punto, entrando nello specifico, e considerando cosa avrebbero potuto fare dei marxisti, sul terreno del socialismo scientifico, non ci si poteva non porre alcune domande sulla questione dei vaccini anti-covid:
a) Considerando che in paesi come la Cina, osannati da qualche d’uno come socialisti, non si sono aspettati i vaccini, ma sin dalle prime battute sono state avviate terapie che comprendevano persino, come visto, la medicina tradizionale cinese, per quale ragione il nostro governo (Conte), attraverso il ministero della sanità di cui titoleare era Speranza non ha fatto la medesima cosa, adottando invece un protocollo come tachipirina e vigile attesa?
b) Perché non ci si chiede come mai queste terapie anti-covid non siano state verificate e adottate e che relazione c’è con l’avvento dei vaccini occidentali?
c)Al di là dei dati ufficiali sui vaccini occidentali che si prendono per buoni a prescindere, perché non si ascoltano pareri e analizzano studi in materia di scienziati autorevoli, che pure ci sono?
d) Perché non ci si chiede se ci siano o meno eventi infausti e in che percentuale sulla popolazione vaccinata?
e) Perché non ci si chiede come mai non esista un archivio, delle statistiche e degli studi su tali eventi infausti?
f) Perché non ci si chiede in quale maniera vengono segnalati questi eventi infausti?
g) In quale misura i vaccini occidentali proteggono dal covid? Per quanto tempo? Che effetto hanno sulle varianti?
h) Non è possibile adottare terapie relative alle varie fasi della malattia che siano in grado di guarire dal covid o contrastarne gli effetti nefasti?
Perché si è puntato sui soli vaccini?
l) In definitiva, invece di fare del moralismo politico e del “collettivismo responsabile” e aprioristico, avulso dal contesto socio-economico di sfruttamento capitalistico, non era meglio adottare un approccio critico, di indagine e inchiesta su queste tematiche, venendo incontro non ad argomenti religiosi o “magici” ma alle giuste domande che si fa la popolazione, senza accomunare le prime alle seconde?
Già lo stesso filosofo marxista Ludovico Geymonat, contro il pensiero idealistico gentiliano, pone la scienza in una dimensione di sviluppo storico-sociale, interpretando tale sviluppo con lo strumento della dialettica. Dunque il suo andamento storico è articolato in contraddizioni. Nella visione scientista vaccinale, c’è invece una piattezza lineare gustificata non da un approccio critico gnoseologico, ma dal timore della pandemia che inquina un approccio invece storico-materialistico e dialettico, relato alle contraddizioni sociali del modo di produzione capitalistico e alle modalità in cui la scienza dominata dalle classi dominanti agisce in questo contesto.
Con questo non si vuole certo dire che ogni risultato sia per forza di cose sbagliato e anti-umano, ma si vuole sottolineare il metodo dialettico, l’approccio stesso, che non può mai venire meno secondo una ragione politica, una real politik, che per il potere borghese dominante è il sostrato culturale la giustificazione di un emergenzialismo permanente. In questo modo, nel nome del risultato assoluto di una scienza tuttavia riconosciuta come classista, non si riconosce il processo autoritario in atto a livello mondiale, a partire dai paesi del blocco atlantista e in particolare quello italiano, che oggi funge da autentico laboratorio del controllo sociale. Un mutamento antropologico in senso fascista (d’un fascismo di tipo nuovo, bio-fascismo, fascismo bio-politico iper tecnologico e ingegnerizzato) che il marxismo ortodosso dei nostri poco avveduti non avverte e quindi si rivela anche incapace di intervenire e di riconoscere le contraddizioni politico-sociali che emergono dal corpo di classe e dalla popolazione in generale.
Poi, successivamente, i nostri si rendono conto che qualcosa non va. Nell’editoriale: Pandemia feroce, governo da quattro soldi (https://contropiano.org/editoriale/2021/11/19/pandemia-feroce-governi-da-quattro-soldi-0144104) il Piccioni scrive:
«Ogni coglione spara la sua ideuzza, ma tutte convergono nel disegnare un puzzle senza senso né logica, con divieti qui e là in palese contrasto con attività che invece resterebbero permesse, negli stessi luoghi e negli stessi ambienti.
Pertanto sono non credibili. Il che aumenta, invece di diminuire, la diffidenza sociale. Che viene sapientemente deviata, però, verso altri bersagli e persino contro la scienza (grazie anche ai comportamenti di alcuni scienziati).»
Dunque gli scienziati devono essere tutti allineati ai loro dettami? Sono forse scienziati i nostri di Contropiano? Ma andiamo avanti.
«Tutti vogliono ignorare la realtà. La pandemia è qui per restare. La vaccinazione è un’arma efficace se obbligatoria per tutti (tranne i casi clinici che la sconsigliano) e ripetuta a scadenza temporale della copertura (sei mesi circa).
L’Austria dei negazionisti del virus, quelli che sfottevano “gli italiani” quando erano al disastro perché “è gente che non si lava”, è oggi il primo paese europeo a imporre l’obbligo vaccinale.»
Anche qui abbiamo il solito artifizio che occulta la realtà e che recita: “è colpa dei no vax”. E così il nostro si unisce al coro dei Burioni e di tutti gli aedi del governo, prendendo per assodato ciò che non lo è (efficacia dei vaccini quanto meno ad attenuare gli effetti della malattia) e dando addosso a quella parte di popolazione non vaccinata e che non intende farlo, che oggi come oggi, mentre si stanno riempiendo gli ospedali, è circoscritta a un 20% circa.
«Ma neanche la vaccinazione da sola può risolvere il problema. Anche i vaccinati si infettano e contagiano a loro volta. Dunque servono ancora tutte le misure precauzionali cui ci stiamo abituando (mascherine “vere”, distanziamento, disinfezione delle mani, ecc).»
Finalmente scoprono l’acqua calda. Ma il fattto che esistano farmaci e cure in grado di far regredire la malattia, neanche li sfiora: cadrebbe tutto il castello di elucubrazioni costruite in tutti questi mesi.
«Ma serve anche il lockdown, nelle aree focolaio, purché associato a campagne di tamponi di massa, per individuare con precisione tutti contagiati in una certa area.»
Un po’ di buon senso, ma attenzione, perché è proprio il lockdown alla maniera di Speranza che ha dato mano libera alle aziende e a Confindustria, nonché ai carnai dei trasporti urbani ed extraurbani ad essere stato il cavallo di battaglia delle restrizioni liberticide del tutto insensate e contraddittorie. Da Contropiano neanche un accenno mai. L’ambiguità di questa constatazione potrebbe indurci a pensare che l’approccio alla fine sia filo-governativo.
«È la strategia cinese, e funziona certamente meglio.»
Peccato che nella “strategia cinese” il nostro si “dimentichi” del fronte delle terapie, che non è solo fatto di vaccini, ma che ha un approccio olistico, con farmaci e addirittura, come già menzionato, medicina tradizionale cinese.
Alla base delle scelte politiche di determinate realtà comuniste c’è il fideismo vaccinale non corroborato da sufficienti evidenze (queste sì che lo sarebbero) scientifiche. Questa impostazione ha portato i nostri a non vedere il lato oscuro e perverso della gestione pandemica di regime, che non è fatto solo di mancanza di investimenti in sanità pubblica e di territorio e di mantenimento dei brevetti vaccinali senza a dare a tutte le popolazioni la possibilità di vaccinarsi, di un nulla fatto sui trasporti, sulla scuola e via dicendo, bensì è il passaggio a un bio-autoritarismo, a una nuova forma di neoliberismo totalitario e fascista, attraverso il quale si abitua la popolazione a fare a meno di diritti fondamentali, o ad averli in cambio di un determinato comportamento, che ha a che vedere solo in apparenza con il virus, ma che in realtà non ha alcuna attinenza con le necessare misure sanitarie.
Questi pensano forse che Conte-2 e Draghi-1 abbiano le stesse modalità di gestione della pandemia di Cuba? Che nel complesso delle misure adottabili i vaccini siano un denominatore comune che mette una pietra tombale su qualsiasi critica di tale gestione criminale? Quale strana scienza ci dà per assodato che dei sieri siano vaccini e che i vaccini siano la panacea qualunque essi siano?
Non era forse meglio puntare l’azione politica su questa svolta autoritaria epocale, togliendo proprio a quesi settori esoterici, clerico-fascisti e oscurantisti uno spazio politico che è stato dato loro proprio dai nostri scientisti dei miei cojoni?
Quanto lavoro vertenziale si poteva fare a livello sindacale? Quanti settori popolari si potevano organizzare, con quanti soggetti ci si poteva connettere per contrastare questa deriva che sta concentrando capitali su quelle grandi imprese che hanno le spalle larghe per gestire le filiere, il delivery, contro la distruzione creatrice di Draghi, contro questa grande ritrutturazione capitalistica internazionale e di cui l’Italia è punta avanzata?
Invece ci si è limitati alle lodevoli difese di bandiera piantando i propri stendardi della solidarietà di classe dalla GNK alla Saeco in un turismo protestatario da trasferta domenicale, senza vedere che la solidarietà sociale poteva crescere esponenzialmente anche in altri contesti. Che forse in questi non sono lavoratori, precari, autonomi alla canna del gas? Si è parlato per anni di mutamento della composzione di classe e poi ci si comportacome se avessimo ancora le officine Breda del dopoguerra.
La questione cubana
Qui casca l’asino, perché per avvalorare la bontà dei vaccini occidentali si usa un altro espediente, diciamo rafforzativo: Cuba ha vaccinato anche i bambini. Con il Soberana e gli altri suoi vaccini ovviamente, ma che importa: la strada dei vaccini è data per universale ed è quella giusta, no?
E chi nega che i vaccini possano essere validi per determinate malattie. È una generalizzazione banale e furbetta, come se davanti ai nostri che rievocano in pantomima politica le magnifiche sorti dell’isola caraibica socialista non ci fossero compagni altrettanto filo-cubani, ma degli incalliti no vax oscurantisti.
Sul piano dell’analisi scientifica anche su Cuba, come su qualsiasi altro paese e qualsiasi laboratorio e ricerca, andrebbero fatte delle domande. Anche su Cuba, certo, sebbene sappiamo come comunisti e come sodali con Cuba e il castrismo che l’approccio politico che informano lo studio scientifico e la ricerca nel paese socialista in questione è ben diverso da quello di un qualsiasi altro paese capitalista, con i suoi gruppi farmaceutici e laboratori privati. Sappiamo che lo scopo dell’attività scientifica in campo medico come in altri campi a Cuba è il bene collettivo, è la salute pubblica, il benessere dei cittadini. E supponiamo pure che i vaccini cubani siano efficaci e immunizzino: ma questo cos’ha a che vedere con i nostri vaccini? Invece domina il postulato che se vanno bene là (ed è anche in questo caso tutto da dimostrare, al di là delle lodevoli intenzioni), vanno bene anche i nostri qua. E c’è chi si prodiga come un informatore scientifico in uno studio medico a sciorinare dati forniti dall’ISS come se fossero il vangelo.
Ma proprio perché la scienza è la scienza e alla fine contano i risultati, non si può avere questo tipo di approccio. E alla fine questo scientismo puzza un po’ di fideismo.
Non è la bontà o meno di una cura a levarci dalla testa la giusta considerazione che si ha di un sistema economico-sociale. E anche supponendo un percorso scientifico sbagliato, nel caso cubano avrebbe a monte una giusta premessa. Che non sarebbe certo il calcolo economico finalizzato al profitto che c’è nei paesi capitalisti. E proprio perché non siamo a Cuba e abbiamo avuto 130 mila morti con la manfrina fabiana della tachipirina e vigile attesa, un minimo di dubbio e di verifica critica me la sarei aspettata da dei compagni. Dubbio che materialisticamente e socialismo scientifico adottato andrebbe posto in ogni circostanza. Ma di questo nei nostri non v’è traccia. E Cuba trascina surrealmente anche il… Draghistan!
La questione capitalistica
È ovvio dunque che in un contesto capitalistico, la soglia di attenzione su ciò che gli istituti scientifici fanno col fine di realizzare plusvalenze, dovrebbe essere per dei comunisti molto maggiore. Soprattutto se il contesto in questione è il nostro.
L’errore di Contropiano è stato proprio quello di non considerare le finalità della gestione della pandemia fatta dai centri di potere reale della finanza, delle multinazionali del farmaco, e poi tutti giù giù fino agli uomini e alle lobby che infarciscono gli enti e le istituzioni della sanità, il ministero: ISS, AIFA, l’EMA europea, fino all’OMS: finanziata in larga parte da Bill e Melinda Gates.
Non si tratta di fare del complottismo, ma se si è tanto bravi a studiare chi passa per le porte girevoli del potere capitalistico, si dovrebbe avere un minimo di soglia di attenzione in più e capire sul serio le dinamiche e le traiettorie di politica sanitaria che vengono realizzate per determinati scopi politici ed economici.
Pertanto, non è in discussione la bontà dei vaccini in generale. E neppure l’obbligatorietà se fossero realmente efficaci nell’immunizzare e quindi nel non trasmettere la malattia. Infine, se sapessimo con una ragionevole certezza l’incidenza minima e trascurabile degli eventi infausti sulla popolazione vaccinata. Ma tutto questo o non è (immunizzazione), o non è possibile saperlo (ma un’incidenza c’è e non la studiano e quantificano). Pertanto mi sembra ragionovole parlare di libera scelta. Ma battersi anche per affermare quelle terapie che sono state messe sotto il tappeto dai nostri governanti come se fossero spazzatura, battersi per una sanità pubblica e di territorio che possa fare fronte a chi si ammala di covid, ma anche alle altre patologie ed emergenze sanitarie.
Invece, a parte la giusta rivendicazione: se i vaccini sono efficaci e innocui ai più (e sottolineo se), vanno resi liberi dai brevetti e dati gratuitamente a tutta la popolazione mondiale, si dà per assodato dai dati forniti dagli stessi uomini e strutture a libro paga di big pharma e vari fondi speculativi, colossi come Black Rock, che i vaccini sono vaccini, funzionano, non danno controindicazioni, e quindi devono essere somministrati obbligatoriamente a tutta la popolazione. Un argomento che mette in discussione da un’altra angolatura (sbagliata) il green pass.
La scienza del controllo sociale
Ma lasciamo un attimo da parte i vaccini per vedere l’altra faccia della gestione pandemica in Occidente, ma non solo.
Questa gestione si sta rivelando un grande laboratorio antropologico, per testare fino a che punto una popolazione può sopportare un cambiamento di abitudini, di socialità, le restrizioni dal coprifuoco alle zone colorate, fino al green pass. E per questo vengono messe a disposizione tutte le tecnologie informatiche e microingegneristiche che la scienza abbia creato e stia creando. Questo uso della scienza è molto più associabile alle finalità belliche, in questo caso di supremazia di un modello economico-sociale, quindi delle classi superiori sulle classi inferiori.
Si è sempre parlato di guerra sociale dall’alto verso il basso… ok, ora ce l’abbiamo in tutta la sua orrida chiarezza. Ma non vedere questo e attaccarsi ai rischi della pandemia rappresenta un atteggiamento piccolo borghese, di colui che ha paura che il suo piccolo mondo antico sparisca in una voragine neutra, perché biologica, perché virus e non capisce che è tempo di rispondere a questa guerra che il nemico in carne e ossa ci sta facendo senza avercela dichiarata, e che le guerre fanno dei morti in un modo o in un altro. Forse non saranno venuti giù dal Brennero con dei Panzer, ma la Resistenza va organizzata, la collera popolare, il movimento che si va creando in ogni angolo del paese deve diventare la nostra acqua, l’acqua dove nuota il pesce della rivolta sociale. Le migliaia di morti per tachipirina e vigile attesa… del vaccino gridano vendetta. Le migliaia di morti che potevano essere curati nei modi più appropriati (cosa che presto o tardi diverrà molto chiara) gridano vendetta. Sono questi i nostri morti, non i loro, del comando capitalista, che li esibisce come dei trofei unendo la menzogna alla liturgia della tragedia.
Una rete di medici che cura a casa i pazienti che cos’è se non una Resistenza? E i valligiani delle nostre montagne che formano una comunità indipendente che cosa sono se non dei resistenti? E i cittadini, i lavoratori che riempono tutti i sabati le piazze che cosa sono se non parte di quella popolazione che si è svegliata e non è più disponbile ad ascoltare le cazzate che ci propinano e a sopravvivere in un’esistenza opprimente, con la scusa che c’è il virus?
Hanno usato la pandemia per scardinare diritti e spazi di vita. Ma cosa credono coloro che ripetono che quelli che manifestano contro il green pass non lo fanno per le morti sul lavoro o contro i licenziamenti… che con il green pass e con questa svolta autoritaria non aumenteranno licenziamenti e morti sul lavoro, il comando capitalistico non avrà un potere immenso sulle nostre vite oltre che sulle noste condizioni di lavoro? Pensano che le cose non c’entrino? Semmai è vero il contrario: come fanno quelli che scendono in piazza contro licenziamenti e morti sul lavoro a non manifestare anche contro il green pass e le future misure coercitive sulla popolazione e sui lavoratori?
Il green pass è una mera questione sindacale che si risove con qualche tampone gratuito? Un po’ come chiedersi se durante le leggi fascistissime si poteva andare al cesso durante un comizio del duce.
Soggettivazione, unità e autovalorizzazione
Da un’intervista di Giletti su La7 ad alcuni rappresentanti triestini no green pass, interviene un’esponente del coordinamento No Green pass di Trieste su La7: “… stiamo portando avanti una scintilla che sta esplodendo, abbiamo bloccato un porto per giorni, abbiamo fatto un danno all’economia enorme…”
Queste due righe enunciate dalla ragazza, esprimono una molteplicità di concetti, come se fossero un documento politico dei momenti d’oro dell’operaismo: Potere Operaio, Autonomia.
Soggettivazione, consapevolezza di essere soggetto politico antagonista. Unità, ossia saldatura tra i portuali di Trieste e settori sociali della città. Autovalorizzazione, la potenza conflittuale che spazza via una catena di montaggio come a Mirafiori, così come un’astesione dal lavoro dei portuali che riduce al 10% l’operatività del porto, anche senza fare picchetti e lasciando passare che vuole lavorare. È il potere conflittuale dei lavoratori che sposta l’asticella sul terreno delle condizioni del lavoro del salario, che trasferisce ricchezza sociale, che diminuisce il profitto e aumenta il salario. In altri casi riduce il tempo di lavoro a parità di salario, impone i temi e i ritmi operai alla catena, nella filiera produttiva e della circolazione della merce.
Da anni la logistica rappresenta la punta di diamante della resistenza operaia all’attacco capitalistico sul fronte della decontrattualizzazione, della precarietà, della desalarizzazione. GLS, IKEA, Interporto, una lotta dura, con sindacalisti di base lasciati morti sul selciato: Adbel Salam, Adil. Una lotta fatta di crumiri, di “pinkerton” armati delle società di factoring e gestine aziendale come a Lodi, di bande padronali come alla Textil di Prato. Il capitale risponde con violenza alle vertenze operaie perché sa che queste vertenze, che colpiscono la velocità dei flussi di merce, diminuendo così i tempi della valorizzazione del capitale, erodono profitti a vantaggio della concorrenza ma soprattutto dei salari e della qualità del lavoro degli operai. La scorsa settimana l’attacco armato contro i portuali di Trieste l’ha fatto lo Stato capitalista a suon di manganganellate, idranti, lacrimogeni. Stato e padroni dalla stessa parte.
Nelle parole della compagna c’è coscienza di classe pura: la scintilla, ossia la coscienza di un inizio… non è un caso che la parola fosse usata da Mao e Guevara. La scintilla che incendia la prateria. L’inizio di una lotta popolare di classe, di cui i portuali di Trieste universalizzando la rivendicazione, rifiutando il contentino, di vendersi per dei tamponi solo per loro, annunciano l’universalità, di lottare per tutti gli operai, i salariati, ma anche per i cittadini in genere, quelli che vanno a lavorare tutti i giorni che portano i figli a scuola, che hanno i figli all’università e gli studenti che devono mostrare il green pass. Se ce l’hanno assistono alle lezioni. Altrimenti a casa.
C’è consapevolezza che l’unica strada per vincere, tatticamente e in una strategia di lunga durata è infliggere il maggior danno al nemico. Solo così, solo con il linguaggio che tocca l’interesse materiale della classe dominante è possibile costringere questa a più miti consigli. E andare anche oltre. Altro che interessi generali del paese! Quando milioni di persone vengono lasciate a casa senza stipendio! O vengono licenziate! Lì non c’è l’interesse generale del paese?
E allora mi chiedo, tornando a bomba ai nostri di Contropiano: ma è possibile che non capiscano? Il politicantismo minoritario è diventato proprio una tara da cui non uscire più?
Lo dico con sofferenza per l’affetto e la stima che mi ha unito a tant* di quest* compagn* per anni e anni.
Ma ormai iniziano a essere tant* e sempre di più le compagne e i compagni che partecipano a questo movimento e che si pongono la necessità di un’organizzazione della sinistra rivoluzionaria, dei comunisti in questo contesto. E di una saldatura politica con le vertenze del lavoro che storicamente portano avanti i sindacati di lotta e di base.