… ma quello che più mi fa arrabbiare è vedere che il vero scopo delle misure del governo in materia di covid19 non è quello di contenere i contagi, ma di accontentare chi ha più potere nella società facendo finta di prendere misure draconiane. Così accade che mentre i mezzi di trasporto si riempono alle sei del mattino di gente che va al lavoro, con zero controlli nei luoghi di lavoro, mentre le città si affollano di acquirenti natalizi, tra resse davanti ai negozi e “vasche” in centro città, la polizia ferma i podisti solitari al parco, multa a tutta gallara i comportamenti individuali, mentre i media colpevolizzano i cittadini, intere categorie come i giovani, quando la responsabilità è quella di un governo che ha fatto poco o nulla per potenziare la medicina di territorio, aumentare posti letto negli ospedali, assumere personale, mettere in opera misure per rendere normale l’iter per tutte le altre patologie, potenziare i trasporti pubblici.
Ci pisciano in testa e dicono che piove. Lo capiscono anche i più imbecilli che limitare le presenze nel pranzo di Natale, gli spostamenti famliari per le feste ha meno incidenza di contagio del pendolarismo da lavoro, e delle resse da consumo compulsivo. Ma Confindustria e Confcommercio vogliono continuare a produrre e vendere. E allora non pigliamoci per il culo. Far finta di risolvere porta voti e tiene calma gran parte dell’opinione pubblica, ma appunto non risolve nulla. E a gennaio avremo ancora più morti e non solo di coronavirus, ma soprattutto di gente che non si è potuta curare, che si è vista rimbalzare alle visite con tanto di impegnativa, che gli si sono state negate cure salvavita.
Il mio non è un discorso “negazionista”, anzi, penso che situazioni eccezionali implichino misure eccezionali. A un far finta di fare con lo scopo di avere consenso e reprimere chi non è d’accordo, le lotte sociali, ossia alla solita logica emergenzialista che riduce le libertà, i diritti, che sfascia le garanzie date dalla Costituzione, è molto meglio affrontare in modo drastico e definitivo il problema, come è stato fatto in Cina, In Cambogia, in Vietnam.
Riporto parte di un post di un compagno, Adriano:
“Vietnam: Un impiegato di una compagnia aerea è tornato dal Giappone col Covid. Durante la quarantena ha avuto la brillante idea di far venire un amico a trovarlo, il quale si è contagiato facendo nascere un piccolo focolaio.Per questa bravata le autorità vietnamite hanno dovuto testare e tracciare oltre 2000 persone. L’impiegato che ha violato la quarantena è stato denunciato dalle autorità e la compagnia aerea per cui lavora(va) gli darà il ben servito.
Cambogia: È stato chiamato dalla Stampa “L’incidente del 28 novembre”.
Il primo caso di Covid dopo che l’epidemia iniziale era stata domata.
Le autorità hanno iniziato subito una massiccia operazione di tracciamento per fermare la catena di contagi prima di perdere il controllo della situazione, chiudendo anche le scuole e tutti i luoghi potenzialmente coinvolti.”
In Cina le piazze sono piene, la vita è normale, il PIL ha ripreso a marciare, il paese ad esportare, il mercato interno a funzionare a pieno regime: gli unici gap sono dovuto a tutti quei paesi che sono sempre in preda della pandemia, USA ed Europa in testa. Vi ricordate cos’ha fatto la Cina? E noi giù a criticarla di liberticidio…
Ma siamo patrioti solo davanti alla tv a vedere l’Italia in azzurro di Mancini? Abbiamo uno spirito rivoluzionario solo quando ci disturbano le nostre abitudini, la nostra routine piccolo borghese? Un popolo si vede che è un popolo quando affronta con spirito collettivista un’emergenza. E un governo è all’altezza della situazione quando non guarda in faccia a nessuno, non si fa tirare per la giacchetta e opera sul serio per il bene comune. Non usa la pandemia per stravolgere in senso autoritario la convivenza civile, per inserire l’emergenza covid nella logica dell’emergenzialismo perenne. L’emergenza è rapida e risolutiva: poi si torna alla vita civile di sempre. Qui invece abbiamo passato il segno: il mutamento è addirittura antropologico… ma con lo stesso sistema autodistruttivo del capitalismo neoliberista!
Su Wuming-Giap c’è un saggio che tutti dovrebbero leggere. Si intitola:
Come siamo arrivati fin qui. È di due antropologhe palesemente marxiste: Stefania Consigliere e Cristina Zavaroni. In tutti questi mesi la sinistra di classe e gran parte dei comunisti non hanno fatto altro che stringersi a coorte nella difesa del lavoro, nella rivendicazione della tutela della salute: aspetti fondamentali, ma che se esauriscono l’intero campo della critica sociale e politica, portano questa sinistra a non riconoscere il passaggio autoritario in atto e a fare quadrato attorno alla sola emergenza covid, certo, con tutte le ricadute sanitarie sulla popolazione, ma lasciando fuori il disegno politico del capitale in materia di controllo sociale, e in materia di mercificazione dei rapporti sociali e della salute in quadro di fascismo di Stato disciplinare e diffuso in ogni ambito delle relazioni e delle istituzioni.
Non vedere la devastazione psico-somatica nella reclusione sociale a orari alterni, a distanziamenti, a uso dei dispositivi, non sbagliati in sé, ma veicolati con un approccio fascista, le malattie che si generano o si amplificano nella mutilazione della socialità, nell’inibizione sessuale, nel controllo e limitazione di movimento del corpo nello spazio, di repressione dell’espressività e dell’attività umana quotidiana, di distruzione e ridefinizione del lecito e dell’illecito, di riscrittura fisci, sulla pelle, sulle esistenze della Carta reale del paese, tutto questo portato ad libitum dal regime nel tempo e negli spazi di vita e relazione, è un grave vulnus per qualsiasi forza d’opposizione democratica. Figuriamoci per i comunisti!
Non una critica si è levata da sinistra. Ovviamente la sinistra euroimperialista, dei “bella ciao” stile Scanzi e Lapo, si sa che è monocorde nel cantare l’elogio del governo. Ma anche quella antagonista dov’è finita? I morti del bresciano e i corpi nei camion militari che escono da Bergamo devono necessariamente avere il solo ruolo di stigmatizzare il negazionismo, o invece collegarli com’è logico a questo modo di produzione e riproduzione della vita sociale e delle relazioni umane, in cui le ricadute riguardano anche l’aumento di psicofarmaci, i divorzi, i delitti in famiglia, il femminicidio, le forme patologiche della psiche. Ci rendiamo conto o no che ci stanno preparando una modalità diversa di consumare e quindi di vivere (cosa per loro secondaria, prima vengono produzione e consumo)?
Saremo dei lumpen 4.0 con una peggiorata precarietà, oggi anche sulla salute. Ecco un lista di cose che sono già cambiate e che ci fanno capire come sta mutando la catena del valore e la realizzazione di plusvalore:
L’obiettivo di queste classi politiche è enfatizzare a dismisura il virus per distruggere quel che resta della piccola e media impresa, del terziario autonomo, degli spazi di formazione, socialità e cultura “fisici”, e sostituirli con consumi, intrattenimento, didattica, socialità integralmente digitalizzati, completamente inglobati dalle grandi corporations hi tech globali.
La narrazione terroristica del Covid e i lockdown sono lo strumento per rimpiazzare del tutto la socializzazione con i social, le comunità di scuola e università con la didattica su piattaforma, l’amore e il sesso con il dating virtuale, i ristoranti e i bar con il food delivery, i cinema e i teatri con Netflix, lo shopping con Amazon, i concerti con le dirette a distanza, lo sport con il “workout” casalingo gestito da app, il lavoro con sussidi statali di semi-indigenza, il culto religioso comunitario con una spiritualità solitaria senza nessun rilievo sociale. E, soprattutto, per eliminare ogni forma di associazione culturale, circolo, movimento civico e politico libero, non controllabile, trasformando la società civile in una pluralità di individui isolati che si limitano ad essere followers dei leader politici, in un quotidiano reality show, “profilati” e sottoposti al continuo martellamento delle news unanimi di regime selezionate per loro dai social media depurandole di quelle che loro chiamano fake news, cioè di ogni fonte che non sia approvata dal complesso politico-mediatico mainstream.
Queste considerazioni sono del prof. Eugenio Capozzi, docente di Storia Contemporanea dell’Università di Napoli. Non è certo di sinistra ma, a parte l’incipit della citazione un po’ complottista, ciò che scrive è esattamente ciò che sta accadendo. Complottista perché io sono convinto che l’intenzione del grande capitale monopolistico e delle multinazionali non è distruggere la piccola e media impresa, ma avere il vantaggio competitivo su di esse e sugli altri competitor, dentro un accelerato processo di concentrazione di capitali, che già prima c’era, ma che oggi assume proporzioni più selvagge, del cane mangia cane. Non è irrealistico pensare che chi si salverà della piccola e media impresa sarano quelli che hanno le spalle più larghe, capitali a disposizione, o quella che sarà la nuova forza-lavoro manageriale dei futuri franchising, che saranno fatti anche sul formaggio di fossa delle colline del Montefeltro.
Teniamo presente che in atto c’è anche un regolamento di conti tra forze sociali e politiche del capitale, che si esprimono su questioni come: globalismo vs sovranismo, sanificazazione autoritaria vs negazionismo della medesima. Ma date un po’ di soldi ai negazionisti, dategli il contentino e vedrai come i discorsi sulla libertà svaniranno come neve al sole. Ancora una volta fuori da tutto ci siamo noi, incapaci di irropere con la critica sociale e polituca nell’agone della lotta di classe. Questi alla fine troveranno la quadra e saranno tutti felici e contenti. I nostri referenti sociali saranno schiavi o si venderanno dentro le nuove filiere dell’accumulazione capitalistica. Ben scavato vecchia talpa? Ma vaffanculo!