Un po’ di chiarezza sullo scontro politico nel paese e interno alla sinistra radicale.
1.1. La pandemia da Covid-19, è arrivata come un convitato di pietra, a sparigliare le carte in tavola nello scontro sociale e politico nel nostro paese ma non solo.
Innanzi tutto va però sottolineato che non vi è un cambiamento sostanziale nel quadro delle contraddizioni sociali che ormai da decenni vede la seguente configurazione:
- A. Contraddizione tra frazioni di capitale, ossia tra capitalismo monopolistico transnazionale e piccolo capitalismo i cui interessi sono per lo più legati al territorio di riferimento e di vita. La rottura del patto sociale con il neoliberismo globalista ha nella gestione pandemica un salto di qualità a favore dei potentati finanziari e multinazionali. In questa fase la concentrazione del capitale verso le filiere delle multinazionali a discapito delle piccole imprese ha avuto un’accelerata impressionante soprattutto a partire delle nuove modalità della circolazione della merce e della realizzazione dei profitti, un fenomeno che possiamo definire di amazonizzazione del terziario ma non solo. L’intero ambito della piccola produzione e del commercio di vicinato viene aggredito non più solo dalla gdo, ma da questi mostri multinazionali che s’appropriano di gran parte delle quote di profitto e che orientano anche le tendenze del consumo, decretando la vita o la morte di migliaia di aziende, franchisizzando quelle sopravvissute nella catena del valore del grande capitale finanziario e multinazionale. La destinazione dei magri foni del recovery farà il resto in una politica economica omogenea tra governo e organismi UE nel favorire il capitale privato monopolistico.
- B. Contraddizione capitale/lavoro, ossia proletariato/borghesia intendo quest’ultima come fronte dell’intero capitalismo, grande e piccolo, nell’imporre le ricette neoliberali, declinate o favore del globalismo o degli interessi che determinati gruppi borghesi hanno sul territorio di riferimento. In questa fase in Italia, non esiste un soggetto rappresentante degli interessi generali della classe operaia e del proletariato inteso come forza-lavoro, eccedenza produttiva sempre più ricattata, precarizzata e ridotta a condizioni di schiavitù salariata.
1.2. È chiaro che per realizzare questo passaggio occorreva uno stravolgimento non solo dei meccanismi tipici di una democrazia borghese per quanto già condizionata, ma anche dei diritti consolidati e “inalienabili”, quelli della persona relativi alla libertà di cura in particolare, ma anche di movimento e a cascata di esercitare le normali funzioni della vita biologica e sociale.
1.3. Se analizziamo le ricadute delle scelte di ordine biopolitico (sanitarie, politiche, di gestione sociale e inter-relazionale dei corpi), a questo punto, dopo una serie di dpcm contraddittori, un coprifuoco che non serviva a nulla, così come l’attuale green pass, solo uno poco avvezzo ad avere un pensiero critico può non vedere come il passaggio storico e politico (biopolitico) segnato dalla pandemia sia una gestione capitalistica finalizzata a una svolta autoritaria che entra nel campo vasto dei corpi, come oggi si intende definire la biopolitica, come controllo sociale e dei soggetti sul piano della terapia (o non terapia), delle nanotecnologie, dell’informatizzazione, o controllo informatizzato dei corpi e dei comportamenti e dello sviluppo del controllo militare, militarizzato del territorio, degli spazi di vita e di relazione. Si sono sentite corbellerie come i dileggi sull’impossibilità di andare al ristorante… tutti i sintomi di una sinistra marxista troppo avvezza all’economia, ma poco attenta al fatto che il totalitarismo che ha presupposti economici (centralità marxiana dell’economia, della struttura), poi per concretizzarsi necessita di dispositivi sociali, psicologici (colpevolizzazione), manipolatori in tutti i sensi, sicché non si comprenderà mai pienamente il carattere autoritario di un regime classista se non si estende l’analisi utilizzando anche il paradigma fenomenologico che descrive le scelte biopolitiche e le conseguenti ricadute: l’avversario le studia, noi invece no.
2. Gli approcci che le varie forze politiche hanno adottato davanti ala gestione del sistema capitalista della pandemia sono diverse, ma sono trasversali in ogni componente politica interna al sistema o d’opposizione.
2.1. Innanzi tutto ci sono quelli del consenso totale, che troviamo in tutti i partito che oggi si raggrumano oscenamente attorno al governo Draghi, massima espressione dell’ultraliberismo dell’UE e atlantista. Dal PD a Forza Italia, alle Sardine, è la componente di regime, quella più coesa.
2.2. Poi troviamo gli eretici liberali, ossia quei soggetti, come gli intellettuali alla Cacciari e Agamben, che hanno compreso la lacerazione illiberale, ma si può dire liberticida e, nel nome di una democrazia liberale nata dalle rivoluzioni borghesi di qualche secolo fa, in particolare da quelle inglese e francese, fungono da segnalatori di questa involuzione autoritaria che va a toccare e stravolgere il citoyen, ossia l’individuo nei suoi diritti sacri per la borghesia stessa e che sono a fondamento delle società borghesi. Da qui la critica da sinistra di individualismo, che poi ritroveremo verso quei movimenti classificati come no-vax o negazionisti.
2.3. L’opposizione sociale a questo autoritarismo biopolitico la troviamo non collocata in nessuna ideologia di riferimento e proveniente dalla cultura politica e dalle ideologie otto-novecentesche. Sul piano delle contraddizioni sociali rappresenta un insieme di settori di popolazione che vanno dai ceti medi defraudati e impoveriti, messi nelle condizioni di non poter proseguire le loro attività, di chiudere, di proletarizzarsi, ai settori proletari, considerando che l’ascensore sociale è bloccato tra il pian terreno e l’ammezzato, non va più su. E al massimo si può solo salire o scendere tra questi due piani bassi.
È questa tragica percezione del non riuscire a sopravvivere, a tornare come prima nelle opportunità di vita, a creare forte disagio, ribellione, anche oscurantista, aggrappandosi a credenze, fake news, religioni, ma anche a sviluppare critica politica anche solo parziale e da un punto di vista individualistico borghese. È la borghesia, non solo il proletariato, a esser attaccata, ma mi sembra evidente che non possiamo fregarcene analizzando le contraddizioni sociali per quelle che oggi sono.
2.4. E veniamo a quella sinistra: di classe, antagonista, generalmente comunista, che da una parte giustamente considera la pericolosità di questo virus senza scadere in facili complottismi per il semplice fatto di opporsi al sistema, senza adattare la realtà alle proprie opinioni, ma dall’altra senza considerare in modo adeguato l’utilizzo capitalistico della pandemia e e quindi la portata di ciò che sta avvenendo da oltre un anno e mezzo a questa parte. Il ragionamento di fondo è: la pandemia che si è scatenata è un fattore che subentra nella società e che sarebbe tale in qualsiasi sistema socio-economico. Pertanto mentre si critica la gestione criminale della pandemia, anni di distruzione della sanità pubblica, speculazione sui vaccini, mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro, nei trasporti e in generale, dall’altra prende la strada che ha tracciato il capitale, ossia la sua gestione della pandemia, senza quell’ulteriore spirito critico che le consentirebbe proprio a partire dall’uso capitalistico della pandemia di mettere in discussione le scelte e la stessa svolta autoritaria (semplicemente non la vede, il capitalismo è già autoritario!… sic!) operata dal capitale e dai suoi apparati di regime. La definisco la teoria del “terzo incomodo”. In realtà si riduce a sacrosante rivendicazioni sulla sanità pubblica, scuola, trasporti, sicurezza sul lavoro, esproprio dei brevetti vaccinali rendendoli liberamente fruibili a tutte le popolazioni del mondo, ma senza vedere l’uso autoritario micidiale della pandemia da parte delle forze del capitale oligopolistico.
Una sinistra che quindi prende per buona la strada vaccinale senza se e senza ma, perché i vaccini sono scienza infusa per antonomasia, perché anche la Cina e Cuba… senza capire che c’è una differenza abissale tra apparati che operano per il bene comune della collettività e quelli che operano per il profitto. Come se la storia del capitalismo non fosse costellata di inganni, menzogne, crimini sulla salute pubblica, inquinamento, devastazione dell’ecosistema, riduzione dei diritti a servizi privati e via dicendo. Ora, io non dico né che questi vaccini siano la panacea, né che siano controproducenti: dico solo che si deve sempre stare in campana. Accettare ciò che è a vantaggio della salute di tutti e mettere in discussione ciò che non lo è e che segue altri scopi, molto meno nobili.
Il problema sorge quando proprio “grazie” alla visione del terzo incomodo, si considera a priori una strada terapeutica come giusta, perché analoghe strade vengono adottate in paesi socialisti o presunti tali. Perché quindi chiunque non accetti questa strada (che ricordo essere la gestione capitalistica della pandemia, cure, dispositivi e provvedimenti), è allora un individualista che pensa per se e non per la collettività.
Questa impostazione porta fuori strada, poiché non fa vedere né la portata dell’attacco del nemico di classe alle altre classi, lo stravolgimento persino della democrazia borghese in una sorta di fascismo biopolitico, né il cuore stesso dello scontro sociale in questa fase e la ricomposizione politica di settori sociali attaccati e colpiti dal capitale attraverso la gestione della pandemia.
I paletti che vengono messi a questa possibilità di comprensione sono di una idiozia stupefacente. Ci si associa nella colpevolizzazione dei comportamenti e dei movimenti di disobbedienza sociale, Ne si banalizzano i contenuti politici, che non saranno comunisti, ma che rispecchiano un sentire comune che si sta sedimentando attraverso la socializzazione di pratiche trasgressive e di contestazione. Si fanno accostamenti al fascismo, e alle teorie cospirazioniste, quando a scendere in piazza c’è per lo più una popolazione molto composita e che oggi viene orientata da chi ha prodotto critica a questa gestione. I fascisti non riescono a strumentalizzare questo movimento come hanno fatto con i pogrom anti-migranti. C’è anche molto popolo di sinistra, o ex. Semmai si fa sentire l’assenza di una sinistra rivoluzionaria organizzata.
Questa demonizzazione superficiale si estende anche all’interno delle organizzazioni della sinistra antagonista: i compagni che osano mettere in discussione questa narrazione dominante (che in parte è quella del regime) vengono denigrati come no-vax, negazionisti, incapaci di documentarsi. In pratica ogni possibilità di aprire una discussione seria viene tarpata prima ancora che possa iniziare. Ci sono dei gruppi dirigenti che hanno già deciso e quello che è ancor più stupefacente è che c’è una massa di compagni che l’hai sempre vista al tuo fianco prendersi legnate dalla polizia, occupare, manifestare con forza, non dire beo su tutto questo: o aderendo alla linea ufficiale o mettendosi alla finestra per vedere come andrà. Se le cose stanno così non andrà per niente bene.
3. In definitiva, il rischio è che la sinistra portatrice di valori, progettualità alternativa e confliggente al sistema capitalista, ossia rivoluzionaria, imploda nell’incapacità di leggere il quadro generale della lotta di classe, nei progetti che il nemico sta mettendo in campo e nella sedimentazione di una nuova autonomia di classe, più trasversale, meno ideologica, ma che esprime un fronte spontaneo (o diretto in parte da forze piccolo-borghesi) antagonista al progetto stesso del capitale.
3.1. Eppure, se vediamo come invece scende in lotta la sinistra francese, la sua capacità di distinguere le scelte giuste per la salute da quelle sbagliate, come il piano del governo Macron per gestire la pandemia, ad accettare una pluralità di posizioni in merito a terapie e ipotesi scientifiche, concentrando la questione sulla svolta autoritaria, ti sembra di tornare a respirare una boccata di buon ossigeno antagonista. Per lo più queste organizzazioni politiche e sindacali sono favorevoli alle vaccinazioni, ma mettono radicalmente in discussione le misure liberticide di Macron e dei suoi ministri. Non vanno in cortocircuito per il green pass, parlandone bene prima e poi rendendosi conto del massacro che ci sarà sui luoghi di lavoro: capiscono subito la portata dell’attacco e gli obiettivi del governo e del capitale. E infatti sono interne alle manifestazioni, hanno un peso politico dentro i movimenti, nello scontro come nel confronto politico. Non hanno operato una rottura a monte, che li renderebbe del tutto esterni e ininfluenti. Hanno capito che quelli che vanno in piazza te li ritrovi anche nei luoghi di lavoro, nella base sindacale, in ogni contesto politico e di movimento. Hanno compreso l’essenza e la vastità del movimento che si è creato attorno alle misure liberticide, sia di polizia che “sanitarie”. Non praticano come qua il cretinismo politico.
E a poco serve dire che là i movimenti di massa sono più maturi e godono di una continuità di anni di lotte dei Gilet Gialli. Cosa si aspetta: il movimento che ci va bene?
4. Le generazioni successive alla fine della Seconda Guerra Mondiale non hanno vissuto quel clima di odio, repressione su intere categorie sociali e politiche, vissuto in precedenza. Si pensi solo alla Resistenza, ai campi di sterminio e alle leggi razziali, allo scontro che opponeva eserciti di nazioni diverse. Fa eccezione il periodo che oggi chiamiamo anni ’70, ma si trattava di una minoranza della società, movimenti e organizzazioni marxiste e rivoluzionarie che hanno subito il peso repressivo e la rimozione storica della loro visione del mondo e della loro progettualità. C’erano comunque ragioni politiche individuabili nella pericolosità per l’ordine costituito di tali realtà organizzate. (1)
Oggi per la prima volta vediamo come nella società borghese entri la discriminazione, la colpevolizzazione e lo stigma su scelte e su comportamenti individuali in materia di salute, quasi che lo Stato sia nel diritto di disporre dei corpi dei cittadini, cancellando quel diritto alla cura e alla scelta della medesima, se farla o no, che è parte dei diritti sanciti dalle costituzioni liberali, uscite dalle rivoluzioni borghesi del ‘6-700.
4.1. Non si vogliono fare ovviamente paragoni con gli anni del nazismo, per livello di repressione fino all’annientamento di persone innocenti, la cui “colpa” era l’essere ebrei, rom, omosessuali, ecc.
Ma l’accanimento portato avanti da una campagna sistematica contro i cosiddetti “no-vax” segue le stesse logiche sul piano giuridico e dello stigma, in questo caso nel nome della salute collettiva. Ancora edulcorate dai livelli delle contraddizioni sociali e politiche date, ma senza sapere in realtà quali sviluppi vi saranno.
In questo paese c’è un atteggiamento comune che unisce maggioranza bipartisan e opposizione politica dei principali gruppi della sinistra: l’attacco a ogni forma critica che metta in discussione “la scienza”, ossia quella versione riconosciuta e imposta come tale da parte di un arco di forze ce si ergono a depositarie della medesima, in modo “universale”, ecumenico, di fatto interclassista. È quel campo neutro in cui agirebbe il “terzo incomodo”. Questa è la linea del fronte su cui si attestano e operano tutti gli apparati dello stravolgimento biopolitico e del neoautoritarismo post-liberale e post-borghese, decisamente antiproletario. Perché poi, alla fine, coloro ne fanno le spese sono i settori sociali ultimi, che subiscono il ricatto e la colpevolizzazione a fronte di un’esistenza fatta di spazi angusti (che non sono certo le ville degli sponsor, attori e atleti delle vaccinazioni di regime) , violenza domestica, malattie psichiatriche, mancanza di spazio vitale, di socialità, ottemperanza a pena di multe delle regole spesso insensate sul piano sanitario, nel rischio quotidiano che ti dà il pendolarismo e molte tipologie di lavoro.
4.2. Sul piano delle ricadute di questa campagna ostracizzante, c’è non solo la discriminazione tra vax e no-vax, o più in generale tra chi si sdraia sui dispositivi pseudo-sanitari in realtà di comando e chi no, tra chi è per la libera scelta terapeutica e chi sardineggia col consenso acritico o chi crede di essere in un kolchoz sovietico. C’è anche un fomentare l’odio e quindi una spinta mediatica sulla molteplicità dei canali comunicativi al pogrom, alla guerra civile.
Un esempio emblematico è la testata web Huffington post, che continua a bombardare i social di articoli pro vaccini dando spazio ai teleimbonitori, ai no-vax pentiti in terapia intensiva, a tutte le versioni di regime e zero a quelle critiche, arrivando persino a un articolo di stampo nazi-liberista di un docente di diritto che invoca l’uscita dal sistema sanitario nazionale chi non si vaccina, fino a quando non si farà le sue brave punturine. La logica del ricattare togliendo diritti invece di darli. Togliendo uno dei più fondamentali e tutelati dalla Costituzione: il diritto alla salute e quindi alla cura.
Naziliberismo perché se si pensa che i vaccini siano la strada giusta, allora come giustamente sostiene Potere al Popolo! e le principali organizzazioni dell’antagonismo di classe, si dovrebbe invece invocare la libertà dei vaccini dai brevetti e la diffusione gratuita dei medesimi a tutte le popolazioni, visti che dalla pandemia, ammesso che se ne esca, se ne può uscire solo socializzando a tutti i popoli le terapie.
4.3. Sia chiaro: chiunque si muova sul terreno della discriminazione e lavori per la colpevolizzazione dei comportamenti è di fatto automaticamente un agente controrivoluzionario, ossia al servizio del comando ultraliberista, dei suoi apparati statali e mediatici. Non perché dall’altra parte ci sia una qualche “guerriglia castrista” (c’è gente che si muove su un terreno populista confusionario, alimentato dai vari Paragone, Fusaro, Cunal, ecc.), ma perché oggettivamente, di fatto, favorisce le politiche di comando e il processo autoritario di regime.
4.4. Non si tratta ovviamente di stare con questi figuri testé menzionati, ma di sviluppare politiche anticapitaliste che comprendano e attacchino questo processo di fascistizzazione biopolitica e che sappiano “separare il grano dal loglio”, come usava dire Lenin. Bene faranno i sindacati a muoversi contro il green pass nei luoghi di lavoro, a partire dalla scuola. Ma ci sono altri ambiti fondamentali. Che dire allora del movimento studentesco che sta crescendo nelle università contro il green pass e per il diritto allo studio? Quali forme di lotta e di disobbedienza? In Francia per esempio intere famiglie, gruppi di amici fanno delle tavolate di strada, per pranzi collettivi, come usava fare la Jaquerie.
5. Dopo decenni in cui le organizzazioni comuniste, partiti vari di ispirazione marxista hanno avuto una concezione gruppettara dell’organizzazione politica, i nodi vengono al pettine. Di fronte a un evento come quello di una pandemia, non solo si vede questa come elemento esterno ai rapporti di classe e alla lotta di classe stessa, ma si delega a una sorta di scienza “neutra”, la soluzione, che perché “scientifica”, non viene messa in discussione. E in particolar modo chi decide questo atteggiamento? Sì, va bene le solite segreterie che orientano il corpo militante e le organizzazioni di massa(e già qui ci sarebbe da ridire, la solita vecchia logica del “cammello”(2)), ma oltre a questo a “dare la linea” sono i politici senza alcun aggancio diretto, ossia senza un lavoro organico di inchiesta sul fenomeno e su quanto gli istituti scientifici, medici, gli apparati istituzionali stanno facendo.
5.1. Se esistono commissioni sulle donne, sulla comunicazione e via dicendo, in un frangente del genere soprattutto non esistono commissioni scientifiche interne alle organizzazioni politiche marxiste. Commissioni composte anche da specialisti, ossia medici, scienziati, virologi, infettivologi, ecc. in grado di analizzare la situazione, i dati che emergono in generale, individuando la linea giusta da tenere.
5.2. Non parliamo evidentemente di una commissione di tecnici che poi decidono. Questa è la logica dello Stato capitalista e dei suoi istituti di governance, che spacciano per tecnici dei veri agenti al soldo della borghesia capitalista al potere, creando un aura di neutralità, di cose fatte per il bene di tutti, che vanno bene per ogni settore sociale e non invece espressioni del comitato d’affari capitalista e delle sue consorterie. Parliamo di una commissione che raccoglie dati, fa inchiesta sul campo, andando a vedere le diverse strade che gli istituti scientifici prendono, che seleziona i dati falsi da quelli giusti, formulando un parere finale e portandolo poi al dibattito nelle sedi deputate che in modo democratico decideranno la linea politica da tenere.
Invece tutto questo non è stato fatto nemmeno in minima parte. Nemmeno il dibattito.
5.3. Invece abbiamo volonterosi che per adattare al proprio pensiero i dati presenti in rete e provenienti da varie fonti, svolgono una selezione interessata (esattamente come i vari “no vax”) riducendosi poi a fare gli “informatori scientifici”, di fatto, per conto del capitale farmaceutico che ha investito nei vaccini, esattamente come i vari Burioni e Bassetti.
5.4. Questo atteggiamento che colpisce anche i più antagonisti, è la cartina di tornasole di una sinistra rivoluzionaria che è solo un pallido ricordo di quella di decenni fa e del suo irriducibile antagonismo anticapitalista. Alla prova dei fatti, di fronte a un conflitto sociale in cui vi è una totale incapacità di lettura politica, viziata anche da un’incapacità di analisi scientifica sulla pandemia, questa sinistra si trova ancora una volta esterna e avulsa dalle dinamiche sociali del conflitto stesso. A a ben poco valgono le pratiche trasgressive e il rivendicazionismo sui soliti temi di fondo. L’esternità alle masse in rivolta e quindi l’incapacità di costruire organizzazione e orientare il conflitto restano in tutta la loro drammatica realtà.
5.5. Ma che cos’è un partito politico rivoluzionario marxista se non un “governo ombra” che, oltre a organizzare l’opposizione di massa, prende posizione con delle contro-proposte? Le principali organizzazioni politiche della sinistra di classe: o non si sono poste il problema o si sono allineate alle posizioni di regime. Che serve infatti rivendicare più sanità pubblica, più servizi, più trasporti, togliere i brevetti ai vaccini e renderli fruibili a tutte le popolazioni, se poi non si coglie la portata autoritaria dell’odierno attacco capitalistico alle libertà fondamentali sancite dalla stessa Costituzione borghese? Accettiamo l’emergenza nella nuova versione pandemica? A che servono queste rivendicazioni, quando il successo delle medesime è legato al cuore dello scontro politico: la concentrazione dei poteri che va avanti da anni e dall’altra la riduzione della libertà stessa di movimento, di socializzazione, di vivere una vita sociale e di usufruire di servizi essenziali, di lavorare? Se non si capisce l’epicentro politico del conflitto sociale si lascia il campo all’avversario e alle forze populiste, nazionaliste e fasciste.
5.6. L’errore più grosso da parte di queste è proprio la banalizzazione dell’autoritarismo con la scusa che c’è sempre stato, che non c’è quindi nulla di nuovo nella galera sociale del lavoro salariato e dell’eccedenze produttive. Non c’è dunque un mutamento antropologico delle modalità di vita sociale, di relazione, di consumo, di accesso a servizi e diritti, di spostamento, perché tutto si giustifica con quanto ci dice la “scienza” con la esse maiuscola. E non si vede che tutti questi dispositivi imposti, anche oltre le norme stesse della Costituzione, sono funzionali proprio al non trasferire risorse verso la sanità pubblica, la scuola e l’università, i trasporti, le terapie nelle varie fasi della malattia. Ah, c’è la pandemia e la lotta di classe si sospende nella sua critica più profonda e pertinente: il passaggio autoritario post-liberale, il progressivo smantellamento del citoyen persino termidoriano. In questo senso si può parlare di fascistizzazione della società, perché nel dualismo democrazia borghese e fascismo, dove il fascismo è l’espressione più autoritaria del capitalismo e del suo Stato classista, questo passaggio attuale propende più sul secondo termine di questo binomio.
Nella democrazia borghese abbiamo avuto forme di coercizione sugli organi dello Stato da parte di lobby e forze straniere oltre tutto l’arco del secondo Novecento, ma il sistema si caratterizzava comunque come una democrazia borghese pur condizionata dalle forze reazionarie del capitalismo internazionale: Trilateral, Bildelberg, CIA, servizi segreti, P2 e massoneria in genere, clerico-fascisti, circoli finanziari, ecc.
Ma questo che stiamo vivendo è l’esautorazione di qualsiasi forma di democrazia sociale nel momento in cui si tolgono anche diritti basilari e si inizia un’arbitraria discriminazione, controllo e manipolazione sulle persone, sui corpi, sulle menti. Qualcuno pensava forse che il fascismo potesse rivivere come in passato, con Forza Nuova e Casa Pound, con faccetta nera, con il littorio e l’olio di ricino? Che potesse rinascere da forze pur pericolose ma minoritarie e semplicemente utili al potere senza farne parte?
5.7. Questa mancanza di analisi infliggerà un colpo mortale a quel che resta di una sinistra antagonista, almeno quella parte che non ha saputo vedere e reagire. E se e quando reagirà, lo farà in colpevole ritardo, a differenza dei nostri cugini d’oltralpe, che nel marasma post-ideologico ci stanno, ci devono fare i conti, perché hanno compreso che quella è la materia sociale, queste sono le contraddizioni sociali e di classe e la tattica comunista è precisamente stare su questo pezzo e non crogiolarsi nei propri ambiti di sempre.
6. Questo paragrafo sarebbe dovuto essere il primo, in quanto spiega il perché della gestione pandemica condotta dai paesi occidentali come l’Italia. Ma abbiamo preferito affrontare le questioni più immediate, dato che di fatto la gestione di per sé è palesemente contraddittoria e criminale e lo è stata sin dall’inizio.
Gomblotto! È la parola che in generale si usa per ricondurre le cause di tali politiche sanitarie a questioni di ordinaria gestione del singolo governo. Ma in realtà non di complottismo si tratta, nessun grande vecchio o occhio nel triangolo, ma dobbiamo capire però che queste politiche non sono estemporanee, non nascono da forze di terza linea, presenti nei nostri palazzi di comando, bensì vengono decise ai piani più alti in quegli organismi sovranazionali spesso informali, o istituti in parte già prima citati (Trilateral, Bildelberg…), che rappresentano i vari gruppi finanziari e le multinazionali che influiscono sul “risiko” internazionale, con la schiera di Think tank e tecnici della scienza, dei media, i lobbisti.
6.1. Stiamo parlando del campo atlantista, ossia quel blocco imperialista a dominanza USA, che oggi sta vivendo un declino economico e geopolitico coll’affermarsi nella competizione globale per le risorse e i mercati di attori piuttosto forti come la Cina, la Russia e altri paesi in prevalenza asiatici. Ed è proprio questa la causa di quello che qualche esperto e anche complottista chiama “grande reset”.
Il declino dell’“impero statunitense” è ormai un dato di fatto e le ultime vicende come il “ritiro” (in realtà una ritirata se non una disfatta o una fuga) delle truppe NATO dall’Afghanistan, stanno a confermarlo. Anche la forza militare, su cui gli USA puntavano mantenendo una superiorità bellica, è sempre incisiva nei vari teatri internazionali. La strategia del caos in un mondo ormai multipolare e a geometrie variabili sta mostrando tutta la sua inefficacia.
6.2. Pertanto, in una tale situazione, per far fronte alla competizione globale, occorre creare nei propri territori anche centrali, le metropoli imperialiste, una situazione di forte dominio sulle popolazioni. La pandemia è capitata a fagiolo. Va tenuto presente infatti, che limitare le libertà significa dare una libertà quasi assoluta del capitale sul lavoro, senza preoccuparsi delle implicazioni e sempre con il solito ragionamento di corto respiro. Il problema delle eccedenze produttive, ossia le risorse umane espulse o esterne ai cicli di produzione e riproduzione del capitale possono essere “risolte” o con guerre, o con pandemie, o con assorbimenti dati da politiche keynesiane come fa in questo caso e per esempio la Cina(4).
6.3. La gestione pandemica del capitalismo neoliberista non ha una direzione programmata se non nella concentrazione dei capitali(3) e un riassetto della catena del valore, senza considerare il fatto che una tale politica condurrà a catastrofi sociali con conseguenti conflitti sociali.
Ciò che deve balzare agli occhi di ogni sincero democratico e progressista è la necessità invece di introdurre elementi di socialismo nei sistemi economico-sociali a partire dalla pianificazione e dall’avvio di una socializzazione dei mezzi di produzione e riproduzione sociale, a partire dai settori portanti dell’economia, il controllo della finanza, una moneta sovrana. Una tale impostazione non avrebbe lasciato mano libera ai pescecani delle industrie farmaceutiche e alla pletora dei loro agenti dentro gli organismi istituzionali come l’EIMA, l’ISS, e anche il governo. Una tale impostazione sarebbe partita dal punto di vista della collettività e le misure draconiane sarebbero realmente servite per contrastare la pandemia e non per creare una situazione endemica e permanente, in cui il totalitarismo delle misure è inversamente proporzionale alla mancanza di investimenti e azioni risolutive e pianificate. Solo alcuni esempi: una politica di tracciamento del covid attraverso i tamponi e la loro gratuità, tamponi di Stato, in questo caso sì legittimamente imposti. La messa in campo di presidi territoriali in grado di intervenire sulla popolazione sin dall’inizio, in casa del cittadino, con terapie adeguate al livello di malattia. Se oggi ci impongono una misura discriminatoria e liberticida come il green pass è perché di fatto è stata scelta la strada dei profitti e del controllo sociale funzionale alle esigenze capitalistiche di cui sopra.
6.4. Ma se la situazione che si sta sviluppando è questa, ossia un’involuzione autoritaria verso una catastrofe per le società occidentali, perché questo gap di analisi da parte di fior di marxisti? Perché questa dicotomia tra analisi delle tendenze internazionali del capitalismo nella sua crisi strutturale e sistemica e sottovalutazione di questo “reset” nelle sue implicazioni e ricadute sociali, antropologiche, patologiche, e non solo meramente economiche e relative a una parte dei settori sociali, benché siano i nostri di riferimento?
——————————-
Note
1) Qualcuno potrebbe accennare anche al 1948, l’anno delle elezioni politiche, nelle quali la Dc iniziò una campagna anticomunista fomentata dagli USA, con toni terroristici sul rischio del bolscevismo staliniano riferito al Fronte Democratico Popolare (PCI e PSI) e in particolare al PCI. Ma anche allora, al di là dei toni e delle contrapposizioni c’era il riconoscimento di una casa comune, ossia la Resistenza e l’uscita dal fascismo, quindi la nuova Costituzione repubblicana. In questo caso, va notato invece, come nel caso dei ’70, e la qualifica di terrorismo al movimento e alle organizzazioni antagoniste della sinistra rivoluzionaria, le definizioni dispregiative di negazionismo, complottismo, il sarcastico accostamento al terrapiattismo, si accompagnano a quella più pesante di fascismo, quindi una collocazione che è al di fuori di qualsiasi spazio di riconoscibilità politico-ideologica e quindi di confronto anche polemico. Ne è riprova la frattura tra compagni, amici, parenti, che nei social si bannano mandandosi a quel paese.
2) Cammellare è un modo di dire che si riferisce a un entrismo organizzato in movimenti, organizzazioni, assemblee per orientarne in modo preordinato la linea politica e di conseguenza le scelte operative riguardo a iniziative politiche, ecc.
3) Molto chiaro è Non sarà un pranzo di gala di Emiliano Brancaccio, che ben illustra la contraddizione e quindi il conflitto di classe, o meglio: dentro la classe borghese, che intercorre tra capitalismo monopolistico delle multinazionali e della finanza e piccolo capitale territoriale, dove il secondo sta avendo la peggio: come del resto non leggere come elementi di questo scontro le misure che hanno penalizzato con la pandemia interi comparti del manifatturiero, le piccole e medie imprese, l’artigianato, ristorazione, turismo, strutture ricettive, servizi come palestre, negozi, tra lockdown, chiusure, ristori insufficienti se e quando venivano erogati, coprifuoco, ecc.?
4) A tal proposito è molto utile Piano contro Mercato di Pasquale Cicalese, che evidenzia come la Cina abbia perseguito quelle politiche condotte nel dopoguerra dall’Italia sullo stato sociale e il ruolo dell’economia pubblica sullo sviluppo dei servizi, dei salari. I cinesi hanno studiato molto gli anni ’50 e ’60 italiani, per sviluppare una sorta di economia mista basata essenzialmente sul controllo dei privati da parte dello Stato, proseguendo un’economia di piano e centralizzata che fa sostenere a qualcuno che il paese del dragone sia di fatto un socialismo dalle caratteristiche originali.