Sovranisti

Sovranisti

Per pura curiosità ho assistito ieri a un pezzetto di una videoconfenza organizzata da tal Homo Sapiens dal titolo: Come si esce dall’Europa? Giuristi, scrittori e giornalisti a confronto, con Paolo Maddalena, Francesco Amodeo, Cosimo Massaro e Tiziana Alterio, conduttori Riccardo Corsetto e Glauco Benigni.

Riccardo Corsetto con Salvini

Ora, a parte Maddalena, giurista e magistrato che è stato giudice costituzionale, e di cui apprezzo le sue posizioni contro il neoliberismo e afavore dell’applicazione della Costituzione, gli altri mi sono ignoti. Anzi, a ben cercare sui motori di ricerca, Riccardo Corsetto è un bel leghista.

Glauco Benigni, già visto a un convegno dove c’era Giulietto Chiesa, non faceva parlare, dava per scontati argomenti che per i più sono rari se non sconosciuti. Insomma, alla fine della fiera, l’opinione che mi sono fatto è che questi blaterano di uscita dall’Unione Europea, ma non considerano le cause strutturali dell’architettura neoliberale europeista. In pratica vorrebbero una società capitalista italiana, ossia gestita dal generico “popolo italiano”. Il loro punto di vista è puramente borghese. Si può dire che nel suo materiale umano e intellettuale il sovranismo rappresenta quella parte di borghesia nazionale insofferente alla sovradeterminazione economica e politica delle oligarchie imperialisti sovranazionali. Si riparano dietro il concetto generico di “popolo”, ma in realtà non criticano alcun sistema: vogliono solo volgerlo a favore delle classi dominanti italiane.

Il sovranismo si nutre del nazionalismo e diventa una palude in cui convergono tutte quelle forze che in senso genericamente progressista o smaccatamente reazionario vogliono l fine della sovradeterminazione dell’UE, tornare a una moneta sovrana, pensando (e volendo farci pensare) che la soluzione stia tutta dentro questo cambio di facciata.

Al contrario i comunisti non si limitano a non associarsi con forze e soggetti spesso spudoratamente razzisti e nazionalisti, ma individuano la ragione fondamentale di questa non associazione, anzi di scontro politico, nelle diverse ragioni che distinguono il nazionalismo borghese sovranista dal sovranismo popolare antimperialista e di classeRiccardo Corsetto con Salvini comunisti, che ha come iperonimo politico l’internazionalismo proletario nel paradigma del socialismo.

L’errore fatto da alcuni comunisti sovranisti, di riprodurre lo schema rivoluzione democratico-borghese a guida proletaria e poi la transizione al socialismo in un paese come l’Italia che è a capitalismo avanzato: ossia lo schema classico delle rivoluzioni contadine del terzo mondo, è un errore strategico che porta ad avere tra l’altro pessimi compagni di strada.

Penso che la fase “nazionalista” e “populista” insita in alcune componenti della sinistra anti-europeista, sia finita. Penso che siano finite le suggestioni gramsciane innestate in questo impianto interclassista, e in quanto tale motivato dalla difficoltà di definire una composizione di classe. ma non è finito l’antieuropeismo, anzi, è solo agli inizi così come non è finito l’impianto gramsciano, che anzi oggi si nutre del’imminente battaglia politica e sociale alle porte per l’egemonia politico-sociale e culturale nel paese.

I sovranisti di ogni fatta sono rimasti legati alla visione distorta del conflitto sociale nazionale e internazionale, nel quale vedono due tempi: italexit e indipendenza. Mentre in realtà la pandemia scoppiata nel mondo e che sta devastando il nostro continente in una crisi sociale e ed  economica mai vista per tale profondità ed estensione, non fa altro che accelerare l’internazionalizzazione del conflitto di classe. E persino quelle forze comuniste che oggi parlano giustamente di pianificazione vs. deregolamentazione neoliberale rischiano di restare forze arretrate politicamente se non escono da una visione puramente nazionale dellla rivoluzione sociale nel proprio paese.

E’ tempo di tornare a pensare e organizzare l’internazionalismo tra forze sociali organizzate, forze politiche anticapitaliste e comuniste dentro una medesima area geostrategica. La demarcazione delineata dallo scontro all’Eurogruppo, come mirabilmente ha descritto un analista borghese, Aletta sul blog d’informazione economica Teleborsa, ha anticipato le analisi politiche a cui dovranno giungere i comunisti stessi. Le tre macro-aree su cui si sta spaccando l’Unione Europea: euromediterranea, nord-europea e est-europea filo-USA, definiscono la tendenza dello sviluppo politico del conflitto interimperialista in Europa e quello di classe.

Se qualcuno pensa che l’Italia da sola possa dare la fatidica spallata al sistema di potere dominante continentale delle oligarchie imperialiste del nord-Europa, sta sbagliando e di grosso. Occorre lavorare a un’internazionale comunista, o quanto meno a un coordinamento tra forze comuniste a partire dall’area sud dell’Europa per internazionalizzare il conflitto sociale alle porte. Prefigurare soluzioni economiche senza affrontare questo tema politico e strategico è un bell’esercizio, ma ricorda molto il tale che vendeva la pelle dell’orso prima d’averlo ucciso.