Avrete visto in queste ore nelle tv le immagini di militari dell’esercito italiano armati di mitragliatore pattugliare le strade e presidiare le piazze. Il fatto di vedere militari armati è piuttosto inquietante, visto e considerato che non siamo né in guerra con altri stati, né in uno stato di guerra civile stile nord-irlandese.
Tutto ciò assume i contorni del grottesco (se non fosse preoccupante) per il fatto che mentre scendono in campo i soldati contro chi fa la passeggiata col cane, intere masse di cittadini si assembrano nei mezzi pubblici per andare a lavorare, senza trovare poi nei luoghi di lavoro quelle condizioni minime di sicurezza di cui ho già ampiamente trattato nei post precedenti. Invece di rifarsela col podista o la ragazza col cagnetto scomodando persino l’esercito, il governo Conte dovrebbe far fermare tutta la produzione e le attività non essenziali e mandare l’esercito a controllare le aziende autorizzate a proseguire il lavoro se ottemperano alle norme di sicurezza oppure no. Questo dovrebbe fare il governo.
Ma torniamo al mitragliatore. Per mantenere l’ordine pubblico non a Nassirya in Irak o tra i talebani in Afghanistan, ma a Pero nel Milanese, le regole d’ingaggio dovrebbero prevedere la sola pistola d’ordinanza ben tenuta nella fondina. E per le strade non dovrebbero girare i Lince con mitragliera sulla torretta (in questo caso sperando che non lo facciano sul serio!), ma soldati adibiti alla spesa agli anziani non deambulanti chiusi in casa e al soccorso dei cittadini in difficoltà. Ma tant’è…
Un ragione per questa esibizione spropositata della forza armata c’è. Ed è la deterrenza sociale. Ovvero, quando si entra in uno stato di guerra (e una pandemia è assimilabile a questo tipo di situazione) il potere, lo Stato sente di perdere il controllo a opera di un agente esterno e per questa ragione, molto semplice da capire, adotta uno stato di eccezionalità dove diritti e libertà vengono ridotti.
Quindi, ciò che sembra un aspetto irrilevante davanti alla necessità di mettere in quarantena tutta una popolazione per ragioni sanitarie, in realtà è più che rilevante.
Tenete presente che è in una situazione di crisi e in uno stato di guerra:
1. che la popolazione vede l’essenza repressiva dello stato e la sua narrazione dogmatica, unilaterale e indiscutibile; quindi è più portata a una critica sociale e politica, ad atteggiamenti contrastanti le regole imposte. E ciò in questi momenti indebolisce la compattezza che per lo Stato è necessaria. La democrazia, tale o meno, diventa una DITTATURA nel suo termine originario: “Convenzionalmente, la situazione data dall’accentramento, in via straordinaria e temporanea, di tutti i poteri in un solo organo, monocratico o collegiale”.
2. che lo stato non ammette in questa situazione di eccezione (dittatura) alcun’altra eccezione sui suoi diktat, pena: sanzioni e punizioni straordinarie rispetto a una situazione di normalità.
Quindi è per questo che nutro seri dubbi sulla presenza armata dell’esercito con livelli di armamento da guerra.
Come marxista rivoluzionario e considerando quindi leninianamente lo Stato come lo strumento dell’esecrizio del potere borghese sulla classe, so bene che l’esercito è l’apparato militare controrivoluzionario della borghesia imperialista, della classe dirigente nel nostro paese. Le forze armate sono la controrivoluzione insieme alle forze di polizia, il braccio armato dello Stato in quanto potere capitalista. Pertanto so altrettanto bene cosa significhino deterrenza e azione preventiva rispetto probabili situazioni sociali anomale e non riportabili dentro l’ordine dato.
Tutte le volte che il potere classista muove l’esercito, non si prefigura mai nulla di buono per le classi popolari e le opposizioni della sinistra antagonista e rivoluzionaria. Questo è bene tenerlo sempre a mente per non cadere in posizioni giustificazioniste. In realtà quello che non sappiamo è come si svilupperà la situazione, quando, se e come rientrerà. Del resto lo sanno anche loro e molto meglio di noi che con molta probabilità ci sarà bisogno del pugno di ferro per riportare una situazione a condizioni accettabili per le classi sfruttatrici, colpite anche loro da questa battuta d’arresto dell’economia nazionale e mondiale.
Per questo occorre stare molto in campana: ledere le libertà civili e metterci di mezzo l’esercito, presto o tardi farà molto puzza di carcere e repressione.