“Io sono un europeista convinto. Credo molto nel progetto di Altiero Spinelli e Ernesto Rossi…” (De Magistris)
lotta di classe
Una piazza di lavoratrici e lavoratori
Lepore, il nuovo sindaco di Bologna dice che Bologna è la città più di sinistra del paese. Però poi se ne frega se in un consiglio di quartiere una forza minore viene esclusa dal consiglio stesso per un “errore” nel conteggio dei voti e alla fine, dopo il ricorso al TAR, fa spendere soldi con le spese processuali alla cittadinanza per la sua cialtroneria per nulla attenta alla democrazia. Io non so e non credo che Bologna sia la città più di sinistra, ma quello che so è che ieri c’era tanta sinistra in piazza e che Bologna ha dimostrato ancora una volta di essere una città dove le masse popolari si fanno sentire.
Un altro ragazzo assassinato dall’alternanza scuola-lavoro
Dopo Lorenzo Parelli, investito da una trave metallica in un’azienda vicino a Udine, è toccato a Giuseppe Lenoci di Fermo, in un incidente stradale con il furgoncino della ditta per cui lavorava. Il ministro Bianchi invoca più sicurezza, ma sa bene che considerato che la stragrande maggioranza delle aziende si occupano poco di sicurezza sul lavoro, mandare dei ragazzi a lavorare in questo contesto di irresponsabilità padronale, dove mancano controlli, queste eventualità, dall’infortunio fino a casi più gravi sono eventi sempre possibili e probabili.
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Alcune considerazioni sulle manifestazioni del 15 gennaio
La manifestazione del 15 gennaio, con le due piazze romana e milanese, al di là del proclama di Ugo Mattei alla costituzione di un Comitato di Liberazione Nazionale, ha visto andare in scena una massa di partecipanti dietro le bandiere egemoni di una borghesia liberale, espressione di quei ceti medi attaccati dall ristrutturazione economica draghista e pandemica.
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Elogio del guevarismo
Questo intervento è dedicato a Forest Michael Reinhoel, combattente antifascista ucciso dai federali a Lacey, Washington, USA il 4 settembre scorso.
Oggi, 11 settembre, è una data importante. Non mi riferisco al 2001, il momento in cui a seguito di attentati “piuttosto dubbi” sulla matrice, gli Stati Uniti hanno iniziato una nuova strategia di aggressione a quei paesi considerati terroristi, in realtà non allineati alle logiche e alle regole del suo impero. È l’11 settembre del 1973, quando con un colpo di stato i militari comandati dal generale Augusto Pinochet Ugarte ponevano fine nel sangue all’esperienza di Unidad Popular (UP) in Cile, delle forze di sinistra e del Presidente Salvador Allende, iniziata tre anni prima con la vittoria elettorale delle sinistre.
Come l’8 settembre
C’è un articolo che penso tutti debbano leggere: Epidemia coronavirus, due approcci strategici, di Roberto Buffagni apparso sul web “Italia e il mondo”. Gran parte delle persone dotate di buon senso e non necessariamente indottrinate da visioni naziliberiste che caldeggiano il darwinismo sociale dei più forti vanno avanti, saranno rimaste colpite dalle dichiarazioni del premier britannico Boris Johnson e dai relativi provvedimenti blandi, che non fermano l’economia nazionale del Regno Unito.
Dalla Francia al Cile è l’ora del…
I fatti parlano chiaro, ma i tg no. I media occultano o spezzettano i fatti distorcendoli, facendo di tutto per non collegarli tra loro. Così, nella società globalizzata, dove un battito di farfalla a 12 mila chilometri fa cadere la borsa di Hong Kong, non ci sarebbe relazione tra la rivolta sociale in Cile e la lunga lotta dei Jilet Jaunes, che dura da più di un anno e che oggi riprende vigore con la mobilitazione permanente nelle piazze contro la legge sulle pensioni di Macron. Ma questa è la lotta di classe, bellezza!
Immaginario e rivoluzione
Questo che segue è solo un abstract del mio intervento che uscirà a metà novembre su carmillaonline.com
L’immaginario collettivo non è una terra colonizzata dal mainstream in eterno. E nei periodi di oblìo, quando sembra che la memoria storica delle lotte del passato si sia conclusa, in realtà non è finito un bel nulla.
L’albero e la foresta
Ci fanno vedere tanti alberi presi singolarmente o non ce li fanno vedere affatto. Ma ormai è l’intera foresta dei domini neoliberisti del capitale ad avere focolai un po’ ovunque: Cile, Haiti, Ecuador, Catalunya, Irak, Libano, Honduras, Rojava, Venezuela, Bolivia, Brasile, Argentina… L’imperialismo del blocco a egemonia USA tenta di riprendersi l’America Latina, attacca in Bolivia cercando di invalidare le legittime elezioni che hanno visto la rielezione di Evo Morales, ma fallisce e le misure dei suoi lacché Moreno in Ecuador e Piñera in Cile vengono rispedite al mittente con vaste mobilitazioni che assumono i contorni di vere e proprie insurrezioni di massa. In Irak il regime spara sulla folla in una situazione ormai ingestibile e si potrebbe continuare.
La lotta paga, ma in Italia non c’è
«Il presidente cileno Sebastián Pinera “ha chiesto perdono” ieri sera per non aver compreso la drammaticità della situazione sociale esistente in Cile, ed ha annunciato una serie di proposte per “una agenda sociale di unità nazionale”. In un discorso dal Palazzo della Moneda, Pinera ha detto di “aver ascoltato la gente”, manifestando comunque preoccupazione per l’ordine pubblico e per il ritorno del Paese alla “normalità” dopo i disordini cominciati venerdì per l’aumento del biglietto della metropolitana, che hanno causato 15 morti. Il capo dello Stato ha promesso di voler intervenire con dieci misure sociali, molte delle quali riguardanti le pensioni che sono fra le più basse del pianeta. Si interverrà inoltre per ridurre il costo della salute e dei farmaci, aumentare il salario minimo e creare una imposta sulla ricchezza.»