Con 553 voti a favore, 14 contrari e 2 astenuti, la Camera dei Deputati ha approvato ieri l’altro il taglio di circa un terzo del numero dei parlamentari, che scendono da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. “Una riforma storica, una grandissima vittoria per i cittadini italiani”, ha detto Luigi Di Maio. In realtà un risparmio del tutto irrisorio che non affronta drasticamente i veri costi che incidono sul debito pubblico del paese, come le spese militari (vedi il viaggio di Pompeo per “regolarizzare” i conti della fornitura di F35 all’Italia), ma soprattutto un colpo alla democrazia che fa sorridere le élite imperialiste, che andranno a nozze con questo depotenziamento della rappresentatività dei cittadini italiani. Una misura dunque demenziale, se chi l’ha portata avanti non si rende bene conto del colpo che ha dato alla democrazia stessa. ma non facciamo gli ingenui: è in realtà una misura voluta dai manovratori e non solo italiani. Ricordiamolo in ogni passaggio della vita politica italiana: abbiamo un ceto politico sulla groppa dove gli utili idioti si mischiano ai furbi di sempre.
Sarebbe inutile poiché scontato spiegare le ragioni di questa misura per le forze politiche che con una maggioranza bulgara l’hanno approvata: fare teatro con una bella celebrazione trionfale fasulla, mentre i problemi veri restano sul tappeto, lo strapotere di Bruxelles che ci impedisce di poter avere vere politiche espansive e la sola strada verso il rilancio di un’economia decotta come quella italiana che è quella di rigettare i trattati UE, rilanciare l’intervento dello Stato nei punti di crisi (vedi Alitalia, le sofferenze bancarie da speculazione solo per fare due esempi) arrivando anche a nazionalizzare imprese e istituti bancari, se non interi comparti economici di vitale importanza e uscire dall’Eurozona tornando a una moneta nazionale.
Dunque il taglio dei parlamentari si va ad aggiungere alle misure di macelleria sociale tanto care ai Moscovici, che uscendo di scena lanciano chiari moniti al subentrante Paolo Gentiloni nel ruolo di Commissario europeo e al neoministro dell’economia Roberto Gualtieri. Come al solito il gattopardo la vince: tutto cambia perché non cambi un bel nulla.
Il Movimento 5 Stelle in particolare, che si era venduto come partito anti-sistema, toccando questioni politiche fondamentali in politica interna ed estera e allarmando l’oligarchia capitalista italiana e i centri di potere atlantisti internazionali, oggi è un cane morto, ha accettato tutto pur di restare alla plancia di comando, mandando avanti un bamboccio come Di Maio che un giorno sì e l’altro pure ci racconta delle “straordinarie misure” prese dal governo precedente e oggi da quello attuale, rispolverando l’italica furbizia per gonzi del gioco delle tre carte in mondovisione.
Con queste premesse è nato il governo giallomerda e tutto l’euroliberismo del PD è passato indenne, anzi andando in peggio. Pure Renzi è riuscito a fare un partito secondo i dettami di chi dietro di lui manovra per ricostruire un centro italiano. M5Stelle e Italia Viva di Renzi sono forze che possono per il momento godere di un numero spropositato di parlamentari che non corrisponde più alle scelte elettorali degli italiani e con queste fanno il bello e il cattivo tempo insieme al PD per assolvere a tutti gli impegni nazionali e internazionali di un paese servo degli USA e membro minore della NATO ed espressione delle peggiori politiche capitalistiche nostrane e della turbofinanza mondiale.
Non solo, con il taglio dei parlamentari quello che è uscito dalla porta principale con il Referendum del 2016 sulla “riforma costituzionale” Renzi-Boschi, quando i cittadini italiani hanno votato no alla porcata del bimbone di Rignano, rientra dalla finestra in forme diverse con questo grande inciucio parlamentare che arriva fino alla Lega e a Fratelli d’Italia. L’obiettivo è sempre lo stesso, restringere le istituzioni parlamentari per dare più potere agli agenti delle politiche e dei comitati d’affari capitalistici. Ciò che sono sempre di più i partiti dell’arco costituzionale: da sinistra a destra. Ci hanno provato con Renzi, ora ci riescono in parte con tutti quanti in modo corale.
In definitiva i partiti stanno distruggendo la democrazia italiana, quel poco che c’era e che era garantita dalla Costituzione che i padri fondatori antifascisti avevano stilato dopo la seconda guerra mondiale e la Resistenza. Lo stanno facendo dopo decenni di democrazia condizionata dai poteri esteri in una storia fatta di stragi, rumor di sciabole, servizi interni complici, manovalanza fascista. Lo stanno facendo a coronamento del lungo piano che la Trilateral e centri di potere e camere di compensazione gerarchizzate imperialiste come il Bildelberg hanno messo a punto per attaccare le democrazie antifasciste, le capacità decisionali dei parlamenti e accentrare le vere decisioni di politica interna, economica ed estera negli organi informali delle oligarchie imperialiste. Per non parlare della concertazione sindacale: Conte ha riportato lo stesso sistema di relazioni sindacali creato e portato avanti dai precedenti governi, ossia si tratta con pochi sindacati “autorevoli”, CGIL-CISL-UIL-UGL, ossia quelli concertativi e tiene fuori i sindacati conflittuali, anche se poi questi stanno crescendo in tutto il paese con le vertenze e le lotte nell’ambito del lavoro e della sua contrattazione. Esattamente come voluto ed espresso nella documentazione prodotta dagli organi di potere come Trilateral e Bildelberg: la distruzione del potere sindacale dei lavoratori e la creazione di “sindacati gialli”. Del resto questo è un antico adagio messo in opera sin dagli anni ’50 dalla CIA con la complicità democristiana e dei socialdemocratici dell’epoca.
Dunque non va visto l’albero, ma la foresta. E ciò è tanto più vero in questa operazione di riduzione delle rappresentanze dei cittadini italiani in Parlamento. Va visto cos’era il sistema politico-istituzionale italiano, cos’è oggi e dove sta andando, individuando il continuum politico. Solo così è possibile capire che l’unica strada per riaffermare un’alternativa politica, sociale democratica è rimettere al centro di un percorso di opposizione politica e organizzazione dal basso le forme di democrazia diretta oggi possibili nel mutato quadro della composizione di classe. Il consiliarismo popolare, la partecipazione alla vita politica delle masse popolari deve tornare ad avviare una fase costituente nel paese. Questa democrazia rappresentativa sta avendo il suo colpo di grazia, nell’era in cui il capitalismo ha divorziato definitivamente persino dalla sua democrazia liberale. E’ ora di far irrompere sulla scena politica italiana il convitato di pietra: i movimenti sociali antagonisti ricomposti in un unico blocco di opposizione sul territorio e nei luoghi di lavoro. A questo occorre lavorare.