Il Fondo Monetario Internazionale sta facendo il suo sporco lavoro: indebitare l’Equador e imporgli misure draconiane come lo stop delle sovvenzioni sul carburante. Il presidente Lenin Moreno è l’agente della porcata, ma stavolta le masse equadoregne si rivoltano e il presidente è costretto a trasferire momentaneamente la capitale da Quito alla città costiera di Guayaquil, dopo aver promulgato due mesi di stato d’emergenza.
Il clima è da insurrezione, con scontri violenti e blocchi di alcune zone della capitale. (Qui un’analisi della situazione equadoregna) Ma ovviamente i nostri mezzi di informazione censurano quanto sta accadendo in queste ore in quel paese. Non si tratta mica del Venezuela!
Una considerazione: di fronte agli esecutori delle misure di macelleria neoliberista, nel terzo mondo come nei paesi dell’Occidente capitalistico e al loro autoritarismo spacciato per democrazia, l’unica risposta è organizzare il popolo e i movimenti che sorgono far cadere il governo e rendere impossibile una governabilità attraverso una forte pressione dal basso.
Bene hanno fatto i cittadini equadoregni a ribellarsi.
Quando i parlamenti non contano più e le decisioni vere partono dalle oligarchie, ciò significa che non esiste più neppure alcuna vera democrazia. Lo stiamo vedendo molto bene in Italia, dove chiunque vada al governo non fa che imporre le misure neoliberiste imposte da Bruxelles.
Finché nel nostro paese non partirà una rivolta sociale dal basso e di lunga durata che segua l’esperienza dei Gilet Jaunes, nulla cambierà, i rapporti di forza tra classi non si sposteranno di un millimetro.