L’intervista di Massimo Giannini a Eleonora De Majo, assessora alla cultura del Comune di Napoli, fatta stamattina ricorda molto la santa inquisizione. Abiura! Abiura! Era il tormentone a Circo Massimo su Radio Capital. L’assessora praticamente aggredita dal giornalista dem è rea di alcune dichiarazioni per altro del tutto sacrosante, riassumibili in un concetto: gli israeliani con i palestinesi si comportano come i nazisti.
Non entrerò nello squallore dell’intervista: ognuno se lo può ben immaginare. Vorrei sottolineare però, da massmediologo, come ogni epoca abbia il suo mainstream a tutela della santa verità del capitale e dei suoi agenti, che siano politici, imprenditori, governi o stati. Abbiamo avuto i mainstream guerrafondai delle due guerre, delle italiche “avventure” genocide in Africa, prefasciste e fasciste. Abbiamo avuto il maccartismo che ha spazzato via l’intellighenzia di sinistra negli USA e, con essa, le organizzazioni operaie e sindacali in odore di comunismo e socialismo. O anche solo vagamente progressiste.
Oggi in Occidente, e in Italia in particolare, abbiamo dei meccanismi mediatici pressoché automatici di legittimazione di Israele e di ogni crimine che commette. Sono delle vere e proprie regole d’ingaggio in questa guerra mediatica combattuta nei media convenzionali che nei social. Non sono singole opinioni di ogni singolo giornalista sono delle indicazioni prefissate che devono legittimare il mantra “Israele si deve difendere”. Giannini metteva sullo stesso piano i 400 missili artigianali quasi tutti intercettati dalla contraerea israeliana e l’apparato bellico del quarto esercito più potente del mondo con i suoi bombardamenti tecnologici, i droni, i mezzi blindati le armi leggere più sofisticate, ogni tipo di bomba più avanzata che sia presente sul mercato.
Come sosteneva Goebbels, da cui i media attuali hanno appreso le metodologie: una menzogna ripetuta all’infinito diviene verità. Per questo ogni voce critica o va oscurata o attaccata con metodi inquisitori. I social ormai sono invasi da troll ben pagati dai signori del mainstream. E ai gestori dei social media basta una frase:”Ha violato le regole della community” per censurare ogni video e post scomodo, oscurare blog e web-fanzine. Così come è successo per l’aggressione turca ai curdi nel nord della Siria, con i media ufficiali che muovevano critiche morbide a Erdogan per quella che di fatto era una macelleria nei confronti di un’entità sociale i cui combattenti avevano aiutato anche l’Occidente a sconfiggere il terrorismo dell’ISIS (prezzolato dalle intelligence occidentali e dalle petromonarchie) mentre i gestori come Facebook facevano “pulizia” di siti e blog che infomavano troppo, prendevano posizione a favore dei combattenti curdi del Rojava e scoprivano tutto il verminaio che l’Occidente si porta appresso nelle vicende siriane.
Addirittura i soggetti pubblici ma critici come la De Majo vengono invitati ai programmi radiofonici o televisivi con il preciso scopo di far partire in diretta il fango dal ventilatore. Non sempre i giochino funziona, perché i soggetti in questione sono ben preparati, ma i mezzi busti sono addestrati a tutto e hanno i mezzi necessari come la regolazione dei microfoni per limitare i danni o sovrastare quelli che più che intervistati sono veri e propri avversari da colpire. Con gli agenti del regime invece smettono il “giornalismo d’assalto” e tornano a fare gli zerbini.
A Eleonora va tutta la mia solidarietà e voglio dire che il pubblico non è scemo e boccalone come i vari Giannini pensano che sia. La controinformazione ovunque sia possibile è una delle forme di resistenza culturale e politica fondamentali, fintanto che è possibile farla, fintato che ce la lasciano fare. Poi saranno altri gli strumenti da far suonare, se continua così, se crescerà una parte del paese che non trova più sbocchi e libertà di espressione.