La vertenza sull’ILVA di Taranto pone nei fatti ciò che i politici di governo e d’opposizione, così come i media cercano in tutti i modi di occultare e che è LA QUESTIONE dirimente dell’intera situazione econimica italiana di crisi economica e deflazione.
Certamente un punto importante è come rilanciare la siderurgia italiana in modo ecosotenibile, difendendo salute dei cittadini e occupazione. ma questo punto non è considerato da chi, privato, vuole prioritariamente ottenere profitti.
Per questo il tema delle NAZIONALIZZAZIONI è il tema centrale, la madre di tutte le battaglie per ridisegnare un tessuto economico dove al centro c’è l’interesse generale delle classi popolari e quindi della maggioranza del paese.
E anche la questione delle quote imposte dalle decisioni della UE è una questione dirimente. Vi è la necessità di svincolare anche sotto questo aspetto il nostro paese da dei trattati che ingessano la nostra economia e che invece di sviluppare occupazione e ripresa economica continuano a generare depressione e chiusura di stabilimenti.
Un altro pezzo dell’industria, quello dell’auto, che era già stato in gran parte sottratto dal gruppo Agnelli all’economia nazionale, è stato svenduto ai capitali pubblici e privati francesi. I media si sono affrettati a parlare di fusione. Ma di che fusione si tratta se il geruppo Agnelli si è portato a casa ben 5,5 mld di euro? E’ una vendita e un svendita industriale, l’ennesima da parte del nostro capitalismo familista e parassitario.
Oggi occorre una forza politica che ponga queste questioni. Essere comunisti non significa soltanto aspirare a un futuro di uguaglianza e giustizia sociale, cosa che ai più può apparire utopistica, ma iniziare a costruire questo futuro sin da oggi. Battersi per nazionalizzare i settori vitali e portanti dell’economia del paese, rilanciare lo stato sociale, sottrarre agli appetiti delle multinazionali e dei grandi privati pezzi importanti del paese, dalle risorse pubbliche al terziario della grande distribuzione, dall’industria all’agroalimentare, riportare il controllo della finanza pubblica a elemento centrale di gestione della finanza nel paese e altre misure di riforma strutturale del paese, significa andare nella direzione di una società svincolata dal controllo asfissiante delle oligarchie finanziarie e del capitale multinazionale, cricche ben più potenti degli stati stessi.
Questi aspetti sarebbero persino elementari e sembrerebbero scontati a chiunque avesse un minimo di buon senso, se non vi fosse una totale disinformazione e propaganda sulle “bellezze” del modello neoliberale.
Entrare nell’agone politico per una forza di sinistra, significa porre questo punto come centrale, le nazionalizzazioni come elemento di battaglia politica e sociale che non può essere disgiunto dalla rottura con quei trattati e quelle euroburacarzie che impongono esattamente il percorso inverso, portando il paese alla rovina e a essere colonia delle potenze imperialiste europee e atlantiste più forti.