Questo che vedete qui sopra è un murales che riporta una frase di Peppino Impastato, il compagno, comunista, assassinato dalla mafia democristiana. Peccato che sia un falso. La vera frase non inizia con “pace”, ma con COMUNISMO.
Riporto dalla bacheca facebook le considerazioni di un grande amico di Peppino, Salvo Vitale:
Il comunismo
non è oggetto di libera scelta intellettuale,
né vocazione artistica:
è una necessità materiale e psicologica
(Peppino Impastato)
Questa è la frase di Peppino, che ho trovato scritta in una sua agendina e che ho pubblicato nella breve silloge delle sue poesie “Amore non ne avremo”. La foto sottostante rappresenta un chiaro esempio di rimozione e di manipolazione. E’ stata rimossa la parola “comunismo”, giudicata, chissà perchè, non opportuna, e sostituita con la parola “pace”, ritenuta più potabile. Il tutto aggiungendo la firma di Peppino.
(Salvo Vitale)
Quando di un martire della mafia si è costruita un’icona utile, si deve mantenerla a costo di falsificare la sua identità falsificando ciò che ha scritto o detto. E’ il metodo che già ben conosciamo di certa sinistra filocapitalista, che ha accettato l’orizzonte del capitalismo come l’unico possibile, che gli basta un piagnisteo pacifista e umanitario per mettersi la coscienza a posto, stando fuori e contro ogni espressione di antagonismo di classe.
La parola pace compre in modo truffaldino ciò che non va bene a questa sinistra di mentecatti in mala fede, ossia il Comunismo.
Peppino era un militante comunista, e nemmeno del PCI, era della sinistra rivoluzionaria. La sua azione politica antifascista e contro la mafia si basava sull’anticapitalismo e sulla lotta per il Comunismo, per abbattere lo Stato borghese e realizzare una società senza classi. Questo era Peppino. E per questo è stato assassinato dai corpi extralegali del potere democristiano e mafioso.
Va poi considerato il contesto storico e politico, nel quale lo scontro tra Movimento, ossia le forze politiche della sinistra rivoluzionaria e dall’altra il PCI, che nel 1978 era schierato con la Dc e aveva avviato una campagna di criminalizzazione delle aspre lotte sociali, dell’autonomia di classe, era forte e senza esclusione di colpi.
Quindi che cosa c’entra Peppino con i nipotini osceni, inciuciati con pezzi di DC e PSI, che oggi cercano di appropriarsi della sua memoria, travisando le ragioni e l’identità stessa di Peppino?
La stessa operazione l’abbiamo vista anche con Francesco Lorusso, il militante comunista di Lotta Continua, assassinato dai carabinieri l’11 marzo 1977 a Bologna, complici: alcuni ex-compagni che oggi hanno abbracciato il PD o i suoi cespugli. Lo abbiamo visto con Radio Alice, la radio del Movimento bolognese nel ’77.
C’è qualcosa di perverso nell’opera del potere borghese, quando mentre da una parte continua a criminalizzare i comportamenti antagonisti di oggi, non chiude la fase politica xegli anni Settanta, e dall’altra si appropria di personaggi e fatti e per trasformarli in fenomeni di costume, o comunque a suo uso e consumo.
Ma non temano i falsari di vite di compagni, di esperienze collettive e i masticatori dei morti. Noi ci saremo sempre a romper loro i coglioni.