Ormai è sempre più chiaro che il conflitto è mondiale, ancora a pezzi, ma si sta andando velocemente a un’estensione. Nicolai Lilin preannuncia un attacco NATO in Transnistria, mentre il delirio autodistruttivo degli euroburocrati al servizio della Casa Bianca prosegue riguardo il fronte ucraino.
Siamo in guerra, lo sono tutte le redazioni dei media occidentali, impegnate insieme ai governi a farci credere che vogliono la pace, che chiedono a Israele di fermarsi, ma in realtà nascondono il piano vero di un imperialismo unipolare circondato dalla maggioranza della popolazione mondiale che vuole pace, uguaglianza tra le nazioni, che chiede basta colonizzazione, predazione, sfruttamento. E’ il suprematismo di secoli, bellezza!
Ma per questo si è anche capito che in Palestina, in Libano, in Ucraina, in America Latina, in Africa nel Sahel, in Estremo Oriente, la guerra che l’Occidente collettivo sta portando avanti sotto la direzione degli USA e dello stato terrorista israeliano che fa da apripista, è la guerra tra un pugno di massacratori e sfruttatori della finanza e delle multinazionali che menano le danze nelle cancellerie e il resto del mondo, i popoli, la maggioranza delle nazioni e delle potenze multipolari emergenti: che siano autocrazie o meno, presunti socialismi o no.
Ormai è molto chiaro da che parte stare. E non ci saranno menate sull’islamismo (perché l’integralismo di uno stato etnonazionalista e razzista come Israele cos’è?), sui diritti civili tanto sbandierati da qualche culo nudo e bandiera dell’arcobaleno tanto utili al marketing imperialista sui giovani sinistrati, che tengano: con i popoli e le resistenze senza se e senza ma. Con il Donbass antinazista e filo-russo, con la Federazione Russa che lotta per evitare l’invasione NATO dei restanti paesi limitrofi che verranno infarciti di testate atomiche puntate sulla Russia. Con la Cina del “socialismo dalle caratteristiche peculiari” (avrei da vecchio maoista qualcosa da ridire, ma tant’è…) che di fatto guida gli stati verso un mondo paritario nelle relazioni economiche e geopolitiche, con il bolivarismo venezuelano e tutti gli stati che seguono il buen vivir antimperialista nel Centro e Sud America. E anche con noi e per noi, che dobbiamo svegliarci e rompere la gabbia che nelle nostre false democrazie ci hanno costruito intorno come una camicia di forza su misura. Se è tempo di guerra, è anche tempo di rivolta, e di trasgressione delle regole che stanno costruendo per impedire le future e imminenti manifestazioni di popolo. Loro hanno un ruolino di marcia ben studiato.. E noi?
Intanto, tutti a Roma il 5 ottobre per la Palestina!