Sono nel pallone… dopo la telefonata Trump-Putin e il discorsetto di Vance a Monaco gli euronazi, i satrapi del deep state USA prima delle elezioni americane, quelli che si sono fatti saltare dagli ucronazi, dai servizi britannici e dalla CIA il Nord Stream da sotto il culo, dopo aver mandato armi e al macello migliaia di ucraini vendendocela come imminente sconfitta russa, dopo aver ridotto l’Unione Europea ad area dipendente e sotto “protezione” degli USA, praticamente un protettorato, e dulcis in fundo, dopo aver promesso lacrime e sangue per aumentare il budget bellico per la NATO, tutti questi signori si ritrovano nella scomoda posizione di estranei alla trattativa sull’Ucraina. E se non bastasse è il nuovo inquilino della Casa Bianca, che dopo aver dato il ben servito a USAID, attacca gli euroburocrati svelando la triste verità: nell’UE la democrazia, quel poco che c’era nel delirio dei suoi diktat economici e fonanziari, è morta e sepolta. Vance attacca sulla censura, sulle elezioni cancellate se non vanno bene come in Romania: sono schiaffi che fanno ben capire che se le classi dirigenti corrotte e meschine dell’UE vogliono continuare la guerra con la Russia attraverso l’Ucraina e per mezzo della NATO, deveono sborsare i dané per le armi, ma anche per i danni alla fine della fiera, visto che la Russia ha già vinto.
Il tutto col nuovo regime dei dazi statunitensi, dopo la mazzata che i neuro-burocrati si sono dati nei coglioni con le sanzioni alla Russia. Una debacle che non può che preannunciare la fine dell’architettura europea incentrata sull’egemonia USA e iniziata con Maastricht e le sue velleità di terzo polo europeo. Non sarà questa architettura a ricostruire un’idea di Europa dentro un contesto geostrategico che vede affermarsi il multipolarismo, ma semmai l’avvento di stati nazione che mutano l’intero scenario mondiale e la stessa catena imperialista a dominanza statunitense. E che allo stato attuale delle cose, i sistemi democratici europei siano finiti e che stiano finendo le libertà costituzionali, delle costituzioni nate dalle Resistenze è un dato di fatto: tutti fattori che fanno da preludio a ribaltoni elettorali, se non rivolte sociali, dato che i popoli europei, deste o sinistre che siano, la guerra non la vogliono e non vogliono pagarne i costi.
Orbene, che in Europa e in Italia in particolare siano minate le libertà più elementari, tra la 1660 e le scorribande fasciste di esponenti nazi-dem, i più feroci nella russofobia e nel catalogare come putinismo ogni dissenso, non è una novità che doveva evidenziarci il vicepresidente USA Vance, dirigente del paese imperialista dominante e che oggi cambia linea politica, ma pur sempre imperialista e suprematista.
È un dato di fatto.
Ma quello che fa specie è che ci siano ancora realtà politiche della sinistra radicale che partono a testa bassa con la solita manfrina dell’antifascismo contro un orbace che non esiste più se non in frattaglie nostalgiche che si ritrovano a Predappio. E che un antifascismo falso e anacronistico venga usato per favorire oggettivamente le élite europeiste guerrafondaie e liberticide dem-liberalnaziste che sostengono i nazi di Kiev.
Oggi occorre essere antifascisti più che mai di fronte ai diversi volti del suprematismo imperialista e che sono lo specchio dello scontro tra le frazioni di borghesia imperialista che si fanno la guerra interna, oligarchie contro oligarchie nel fronte atlantista. Per cui un antifascismo che oggettivamente serve uno dei due re di Prussia non è inutile, ma proprio controproducente.
Schierarsi con l’europeismo, qualunque esso sia, visto che quello che c’è conduce al peperpetrarsi del dominio del grande capitale continentale e alla creazione e sostegno (s’è visto) di nuovi nazismi e meno nuovi, come il banderismo nazista ucraino spacciato per resistenza, porta chi è stato tacciato di “rossobrunismo” da Micromega e da autentici imbecilli del “bellaciao” ripetuto a pappagallo nelle sfilate CGILline a ribaltare l’accusa: rossobruni ce lo siete voi.
Vediamo il perché più in specifico. E prendiamo la posizione delle forze che contano e non dei loro lacchè più o meno consapevoli di esserlo, ossia i dem: liberaldemocratici, socialdemocratici, laburisti, tutto il fronte europeista e globalista che non ha più nulla a che vedere con i movimenti operai e molto più con le lobbies che rappresentano i consigli di amministrazione delle multinazionali, dei circoli finanziari, corrispondenti ai democratici statunitensi.
Revisionisti. Hanno iniziato con l’equiparazione del comunismo al nazismo, “dimenticandosi” come i vari comunismi nel continente e nel mondo siano state le forze propulsive nei movimenti sociali e di classe per l’emancipazione dal capitalismo. Ossia, assunto il capitalismo come orizzonte indefinito, alla Fukujama, il resto va da sé.
Negazionisti. Qui c’è l’imbarazzo della scelta, ma negare quanto la Russia ha fatto dai tempi dell’URSS, ossia dei suoi popoli sovietici da Leningrado a Vladivostock, nella lotta al nazifascismo, i 25 milioni di morti, appoggiare i nazisti ucraini, baltici, spacciandoli per “democratici” e “resistenti” nei loro intenti guerrafondai, diffondere la lebbra della russofobia, affermare il suprematismo europeista che vede l’eden democratico contro le giungle “autocratiche”, è un evidente delirio antistorico, di un regime che come in Romania si sente legittimato ad annullare elezioni se sgradite ai burocrati di Bruxelles.
Negazionisti due. Si consacra la shoa che opportunisticamente serve a tenere insieme il carrozzone atlantista e non a celebrare tutte le vittime del nazismo sparite nei lager di Hitler, ma si nega sempre opportunisticamente il genocidio palestinese.
Guerrafondai. Per costoro la nozione di Unione Europea si basa da sempre sulla rapina interna con i trattati a vantaggio di banche, fondi e multinazionali ed esterna con la prosecuzione del neocolonialismo predatorio. Ma oggi c’è di più: la completa sudditanza alla Casa Bianca e al deep state, al potere fino all’avvento di Trump, ha portato gli oligarchi UE e gli euroburocrati alla guerra della NATO contro la Russia mediante i nazigolpisti di Kiev. Linea che sta proseguendo anche con la svolta trumpiana e nonostante il nuovo gruppo dirigente statunitense li abbia messi ai margini puntando a una trattativa con Putin (1).
Ma allora i dem, che un tempo erano sinistra delle classi popolari, dei “rossi” che cosa sono oggi? Ci aggiungiamo l’aggettivo “bruni”? A me pare piuttosto giusto farlo. Sacrosanto.
Ma già ce lo aspettiamo: da putiniani che si era, ci si darà dei trumpiani. Ogni demenziale demonizzazione, creata ad arte e diffusa nei social, ha la sua moda. Peccato che stare dentro le contraddizioni in modo leninista, non significa essere rossobruni, ossia parteggiare per l’una o l’altra compagine del capitalismo imperialista, ma individuare il nemico principale e colpirlo soprattutto quando questo è in agonia.
Bastonare il can che affoga non significa schierarsi con il gruppo dominate dell’imperialismo yankee per far colare a picco l’UE degli euro-nazi-burocrati, ma sfruttare la situazione sul terreno dell’anticapitalismo di classe in una politica intelligente di unità popolare, di alleanza sociale dei settori popolari contro neoliberismo e la sua guerra interna ed esterna, con lo scopo supremo di distruggere l’Unione Europea. È in questo contesto che vanno costruite le posizioni egemoniche rivoluzionarie per il socialismo, che passano per la conquista di quella sovranità del paese che ci è stata tolta dalla fine della seconda guerra mondiale, tra stragismi di stato e rumori di sciabole golpisti, colpi di stato euroglobalisti (2011) e gabbia liberista UE sulle politiche economiche del paese.
E un colpetto alla sinistra radicale parolaia, che batera di un internazionalismo astratto e di carta pesta, confondendolo con il cosmopolitismo dei flussi finanziari e di capitale, che ciancia di Costituzione come l’aquila dei Muppets che parla di sicurezza mentre gli svaligiano la casa, è opportuno darlo. C’è chi non userà mai i partigiani per avvalorare e tenere a galla i nazi-dem del PD. I nostri partigiani ci hanno insegnato al contrario che il paese lo si libera da chiunque voglia tiranneggiarlo e dominarlo o con le armi nazifasciste o con le leggi malsane di un’Unione Europea che sta distruggendo la nostra economia e il nostro popolo.
Occorre al contrario uscire dal pantano delle ambiguità e vedere il fascismo dove effettivamente è. I dem sono abissalmente diversi da quelle socialdemocrazie primo-novecentesche, che tradendo le rivoluzioni socialiste, optvano per fantomatiche vie pacifiche al socialismo. Questi attuali non optano più una sega di nulla. Ma in comune hanno fame di guerra e di repressione interna: le prime votarono i crediti di guerra nel 1914 e si schierarono con le proprie borghesie imperialiste, le seconde, quelle attuali, sono proprio alla testa del processo bellico atlantista e rappresentano direttamente frazioni del grande capitale. Le prime sono quelle dei Noske e degli Ebert che soffocarono le rivolte operaie e assassinarono gli spartachisti tedeschi, la Luxemburg e Liebknecht. Le seconde, allo stato attuale del conflitto sociale in atto, attaccano e censurano ogni posizione politica che non segue la narrazione dominante guerrafodaia: ne abbiamo esempi sparsi in tutto il paese, sono i primi a diffondere la russofobia e a intervenire per vietare in sale pubbliche iniziative che tematizzano da altri punti di vista quanto sta accadendo in Europa. Vietano di accedere ad altre fonti per informarsi. Sono in prima fila nel comitato burocratico continentale che tiranneggia i popoli europei nell’adottare misure liberticide sull’informazione, inibendo i canali russi (mente i russi si guardano tranquillamente se lo vogliono RAI e Mediaset), fanno chiudere i conti bancari come hanno fatto fare a Bancaintesa con Visione TV. Trattano i cittadini come degli interdetti, ritenuti incapaci di farsi un’idea sulle cose se non seguendo la propaganda martellante profusa assiduamente dei media che sono sotto il controllo di veri criminali goebbelsiani. In realtà hanno paura di un’opinine pubblica che la guerra non la vuole neppure di striscio, ma si sa, come disse uno dei governanti semigolpisti che abbiamo avuto: la democrazia non può essere totale e ci vogliono gli “esperti” che sanno cosa fare.
No, non ci sono posizioni di classe in questo pantano sempre più malevolo per la democrazia e le trasformazioni sociali, che non presuppongono il neoliberismo e la guerra, ma lo stato sociale, il welfare e non il warfare, il multipolarismo e non la dittatura unipolare delle oligarchie imperialiste transnazionali, che presuppongono le nazionalizzazioni opportune al paese, la partecipazione popolare a una democrazia di base nella lotta di classe che si affianchi a quella rappresentaiva, scelte imposte nel paese da rapporti di forza da mutare, che orientino la società a una transizione socialista.

Mi spiace per quella pletora di partitelli pseudo-comunisti, quelle sinistre rosso-verdi che ripetono la formuletta del centrosinistra con l’illusione di influire sul corso politico dem, come se ci si trovasse davanti il PCI di Berlinguer e non dei comitati d’affari ben incastonati nel sistema di potere imperialista euro-franco-tedesco. Continuano a sbagliare, a inciuciarsi col nemico e le belle parole non servono a nulla se non seguite da scelte radicali e da una reale autonomia politica dalle forze filo-imperialiste.
Oggi il mantra è: ergo UE delenda est. L’occasione è propizia, ma per non finire dalla padella alla brace, occorre fare la mossa del cavallo, ossia uscire dai vecchi schemi, dagli ideologismi di maniera e vedere nel concreto quali siano le risorse disponibili sul piano politico, quali alleanze nel contesto di una progressiva proletarizzazione dei ceti medi e intervenendo nelle contraddizioni date, a partire da quelle intercapitaliste nel blocco atlantista. Questa è l’analisi concreta della situazione concreta di leniniana memoria e non le armi di distrazione politica che il nemico ci butta scientemente come miglio ai piccioni.
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Note:
1. In questo articolo de L’Antidiplomatico è spiegato molto chiaramente