Strazzami, ma di bombe saziami…

Mentre Trump scende a patti con i poteri che hanno gestito il deep state USA, ossia la triade Black Rock, State Street e Vanguard, e procede a vassallare l’Unione Europea, le cancellerie del vecchio continente che dirigono le danze per la guerra atlantista in Ucraina, capitanate da Gran Bretagna, Francia e Germania e le euroburocrazie rappresentate dalla Von Der Layen, manovrano per boicottare il più che palese accordo strategico dell’amministrazione USA con la Russia, che cambierà gli scenari internazionali, le alleanze, nello sviluppo inarrestabile del multipolarismo.

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Cosa ci dice l’incontro Putin Trump

Come comunista, se devo analizzare gli esiti dell’incontro in Alaska tra Trump e Putin, ovviamente parto da due dati di fatto.
Un dato è soprastrutturale: entrambi sono rappresentanti di oligarchie capitalistiche dentro un quadro di democrazia parlamentare boghese.
Un altro è politico, poiché tra potenze capitalistiche c’è differenza. Mentre Trump esprime gli interessi di un imperialismo unipolare in declino e per questo più aggrssivo nelle sua frazioni di potere (oggi concentrate come deep state nella roccaforte europea, e ciò pone conraddizioni interne col MAGA non da poco…), Putin, ossia la Federazione Russa è di fatto il braccio militare delle potenze emergenti che si sono coagulate attorno ai BRICS e che hanno attratto altre potenze regionali che sono ancora oggi alleate dell’atlantismo a dominanza USA.

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Il nuovo autoritarismo

In questi ultimi mesi si è visto di tutto in fatto di violazioni dell’art. 21 sulla libertà d’espressione. Lo sappiamo bene noi a Bologna, quando il sindaco PD, Matteo Lepore, ha esercitato pressioni indebite definibile censura, sulle attività di ben due case di quartiere: Villa Paradiso e la Casa della Pace, con il divieto a proiettare due film definiti “putiniani”. In particolare PD e +Europa sono stati molto attivi in questa attività censoria che va ben oltre la diffamazione, poiché dare del putiniano a destra e a manca a chiunque voglia accedere a fonti informative che non siano quella ufficiali è lo “sport ufficiale” di chi ha sposato la linea guerrafondaia della NATO e della classe dirigente ucraina, che sta usando la popolazione come carne da macello per reggere la pacca fino alle presidenziali USA e oltre, mantenendo un regime banderista, dunque filo-nazista, che ha soppresso i più elememtari diritti politici, religiosi e civili.

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I fronti popolari che servono alla guerra della NATO

Ci ho pensato molto a pubblicare questo mio contributo, perché so che quanto sta per accadere in Italia, in Francia, un po’ in tutta Europa, come conseguenza delle elezioni europee, vedrà coinvolti il fior fiore di compagni, antifascisti sinceri, che a causa di gruppi dirigenti miopi se non peggio, finiranno nella tonnara preparata ad arte da chi lavora ormai da decenni su “rivoluzioni colorate”, sussunzione di tematiche storicamente proprie di una sinistra dei diritti, con il tridente fondazioni, ong e servizi di intelligence. Non è dietrologia: certe operazioni politiche non nascono per caso. Ma procediamo con ordine.

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Questioni ideologiche

Riporto questo articolo di Xi Jinping uscito ieri sul L’Antiplomatico, che conferma quanto ho avuto modo di analizzare in un mio controbuto apparso si Carmilla e ripreso da Sinistrainrete poche settimane or sono.

Non starò a ripetermi in queste sede e in estrema sintesi, mi limito a ribadire che quello cinese non è socialismo, ma nell’ambito di un processo internazionale multipolare occorre sostenere tutte le forze e i paesi che vanno in quella direzione e che di fatto contribuiscono al declino storico e generale dell’imperialismo atlantista, USA e suoi vassalli, punto.

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Per la Resistenza

Sindaci del PD che proibiscono film prodotti in Russia, episodi di russofobia da parte di istituzioni di vario genere, Pina Picerno, PD, vicepresidente del Parlamento Europeo che chiede alla Commissione Europea e al Consiglio dell’Unione Europea di inserire il writer napoletano Jorit nella lista delle persone sottoposte a sanzioni, sono solo alcuni esempi del clima che il nostro, come altri paesi atlantisti, respira in un’escalation ossessiva e fanatica propria delle borghesie nazionaliste (in questo caso europeiste) che si preparano alla guerra.

La propaganda e la censura di guerra sono una realtà, in stretta relazione con l’andamento della guerra in Ucraina, nella realtà dei fatti condotta dalla NATO, ma dove gli apparati militari ucraini, pur riforniti di armi dall’Occidente atlantista e supportati da esperti, mercenari, tecnici e dispositivi altamente tecnologici NATO, non riescono tuttavia a reggere l’impari confronto militare con la Federazione Russa.

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Strangelove a Fort Alamo

In questi giorni mi viene in mente il ritornello del soundtrack finale di Strangelove di Stanley Kubrick, quando il capitano cowboy si lancia dal B52 a cavallo della bomba atomica.

Mai titolo fu più calzante di questo lp sui film di guerra americani: “Hollywood goes to war” e Kubrick lo sapeva bene. Lo sappiamo pure noi che su un film di fiction abbiamo subìto l’attacco dei war boys american and ucrainian per Il Testimone (1), un film di fiction. Solo il grande ufficio stampa del sogno americano che è la guerra dei “buoni” è depositario della narrazione unica: da “Patton”, “Il grande uno rosso” a “Salvate il soldato Ryan”, passnado per “Rambo” nei suoi molteplici sequel.

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Sempre in missione… sì, ma contro la guerra

Faccio una premessa doverosa, visto che a differenza di certa compagneria non mi nascondo dietro il pacifismo melenso e né-né-ista: comunisti leninisti con la birretta in una mano e i vari cencelli del dottrinarismo peggio del diamat nell’altra: IO NON SONO PACIFISTA, anche perché so bene che un mondo di uguaglianza sociale e privo di guerre e sfruttamento non sarà possibile che avvenga in modo indolore. Non lo ero 40 anni fa e non lo sono adesso.
Ma detto questo, ritengo che questa campagna dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, che ha visto la Giochi Preziosi (multibrand Officina Italiana, un nome che dice tutto…) tirare il culo indietro sulla vendita di zainetti militari, vada replicata per tanti altri prodotti e contesti, per quelle merci e servizi che abbiano a che vedere con la guerra. Oggi la guerra non è certo la guerra di classe, che sarebbe anche auspicabile, ma per antonomasia sono le guerre dei potenti, delle potenze imperialiste, degli aggressori del XXI secolo ossia USA-NATO.

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Crisi e guerra, un ragionamento sull’attuale situazione geopolitica mondiale

Interessante l’analisi di Fabrizio Casari: Niger, la Francia in un tunnel. Io allargherei però il ragionamento alla situazione internazionale, oltre il focus sul Sahel.
Alla fine i fronti di conflitto per i paesi imperialisti stanno diventando troppi per poterli gestire. A meno di una vasta guerra micidiale che porti sul terreno caschi occidentali (già di per sé in querelle nazionaliste tra le loro frazioni di capitale) in Niger. Ma a quel punto anche in Burkina e Mali, gran parte del Sahel è perso e le potenze punteranno alla diplomazia, proponendo concessioni per non lasciare spazio nell’area all’espansione della Federazione Russa, ma soprattutto della Repubblica Popolare Cinese.

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Riflessioni su una sinistra di classe che sbaglia

Quando leggo dei simili post, resto basito. In particolare questo passaggio:
“l’unica soluzione alla guerra tra Stati e alla degenerazione in senso autoritario della democrazia non è tifare per l’uno o l’altro dei blocchi di Capitale o degli oligarchi dominanti. Ma è l’ingresso in campo di un terzo attore: siamo noi, le classi popolari.”

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